Lockdown: sonno e comportamento i disturbi più frequenti nei bambini
L'analisi del dottor Angelo Cerbelli
Disturbi del sonno, del comportamento, qualche volta dell’alimentazione. Sono questi i principali problemi accusati da bambini e ragazzi durante il lockdown. Ma anche preoccupazione, mancanza del ‘tempo organizzato’, somatizzazione della paura. Facce della stessa medaglia nella gestione di bambini e ragazzini nel mese e mezzo di reclusione nelle proprie abitazioni. È l’analisi del dottor Angelo Cerbelli a Gazzetta Matin in edicola lunedì 20 aprile.
Età e contesto economico-familiari i principali fattori discriminanti
Un primo monitoraggio è stato effettuato dai pediatri di base che nell’età e nel contesto economico-familiare hanno individuato i due principali fattori discriminanti. «Sembra banale ma non lo è – spiega il pediatra Angelo Cerbelli -. C’è differenza nel disagio tra un ragazzino che frequenta la scuola media e un bambino più piccolo, c’è un approccio diverso alla preoccupazione, a come vengono somatizzate insofferenza e paure. Così come è facile comprendere le differenze tra chi vive recluso in un appartamento in condominio, magari sovraffollato, e chi ha disposizione un giardino o un terrazzo dove rifugiarsi e svagarsi».
In queste lunghe settimane di lockdown i pediatri di base hanno individuato una nuova fascia del disagio, molto precoce. Quella dei bambini 18-36 mesi. «Disagio che principalmente si individua nell’incapacità di accettare di dividere le attenzioni dei genitori con i fratelli – spiega il dottor Cerbelli -. Un esempio? Bambini che hanno già tolto il pannolino che regrediscono e che, richiamando l’attenzione dei genitori, tornano a farsi la pipì addosso».
Nella fascia 3-6 anni manca il tempo organizzato
«Nella fascia 3-6 anni, quindi nei bambini in età di scuola dell’infanzia e delle prime classi della primaria abbiamo individuato disturbi del sonno, con fatica ad addormentarsi o continui risvegli notturni. Ma anche disturbi comportamentali, dalla svogliatezza, all’irritabilità – continua -. In questa fascia d’età, ciò che manca maggiormente è il tempo organizzato; manca la maestra, punto di riferimento per ogni giornata, manca una routine di ‘cose’ da fare, di limiti orari, di impegni dettati da un preciso calendario quotidiano».
Tra i 6 e 12 anni crisi di simil panico e paura
«Nella fascia d’età compresa tra 6 e 12 anni, oltre ai disturbi del sonno, assistiamo a crisi di simil panico, a episodi di paura. I più grandi guardano il telegiornale, le notizie negative si moltiplicano, magari c’è anche qualche familiare o conoscente che si è ammalato. Questo porta a somatizzare la preoccupazione, alterando il comportamento, vivendo con insofferenza un coprifuoco che non sempre è comprensibile. Abbiamo osservato disturbi del comportamento, insofferenza alle regole, in rari casi disturbi del comportamento alimentare, inappetenza e talvolta abbuffate compulsive, per la noia più che per un disturbo codificato» sottolinea Cerbelli.
Il rapporto con la tecnologia
La reclusione forzata porta a un uso che diventa abuso di tecnologi. Smartphone, tablet e consolle giochi diventano compagni prediletti di giornate senza altre occasioni di socialità. «Ecco che si presentano cefalea e disturbi del sonno correlati – commenta il pediatra -. Ai genitori consiglio di sorvegliare con attenzione il tempo trascorso innanzi a un monitor e possibilmente, niente Play Station dopo cena; il cervello ha bisogno di rallentare, di riposo, magari attraverso un buon libro o un bel film da guardare tutti insieme. Nei più grandicelli, la paura del dopo, principalmente per ragioni economiche, è assorbita dai genitori, la tensione viene metabolizzata».
La mancanza di socialità
La mancanza della socialità, dei gruppi sportivi, musicali o religiosi è pesante.«Ma attenzione – ammonisce il dottor Cerbelli -. Allentare i ritmi, non avere una routine senza respiro non è negativo. La noia non sempre è male. Se un bambino guarda fuori dalla finestra può trasformare quella noia in fantasia. Può godersi quel tempo libero a modo suo, senza pensare alla chitarra, al calcio o al corso di inglese».
La differenza tra rapidità e fretta
Il pediatra conclude. «Faccio mie le parole dello scrittore pugliese Gianrico Carofiglio che nei giorni scorsi, in una trasmissione tv ha parlato di ‘fretta e rapidità’. Il tempo apparentemente vuoto ci insegna la differenza tra urgenza e importanza. Ci insegna che la fretta – che normalmente muove le nostre giornate, spesso piene di cose inutili – è molto diversa dalla rapidità; che è quella capacità di fare le cose in modo efficace. Dovremmo ricordarcelo, nella routine familiare e con i bambini. Anche quando ci lasceremo alle spalle l’emergenza sanitaria».
(cinzia timpano)