Forchette e non forconi, oggi la protesta per la chiusura serale dei ristoranti
Alle 18.30, in piazza Chanoux, la manifestazione di protesta del gruppo 'Filiera ristorazione e somministrazione Valle d'Aosta' che chiede dignità e sicurezza per poter lavorare.
Forchette e non forconi, oggi in piazza la protesta per la chiusura serale dei ristoranti.
«Forchette e non forconi».
E’ eloquente lo slogan della manifestazione in programma oggi, mercoledì 3 febbraio, alle 18.30, in piazza Chanoux, organizzata da un gruppo che si riconosce nella definizione di ‘Filiera ristorazione e somministrazione Valle d’Aosta’.
Spiega il portavoce Jean-Claude Brunet, ristoratore del capoluogo: «subito una precisazione.
Non siamo un’associazione di ristoratori e baristi, non esprimiamo alcun orientamento politico o del mondo dell’associazionismo.
Nel gruppo ci sono esercenti ma ci sono anche commercianti, tanti avventori, cittadini come noi, stanchi di vivere in modo rinunciatario e che desiderano fortemente che la situazione cambi».
La protesta: chiediamo dignità e sicurezza
«Chiediamo di poter lavorare, pretendiamo dignità e sicurezza. La dignità che solo il nostro lavoro ci può dare.
Un diritto costituzionale che oggi è negato, che non ci permette di sostenere noi stessi e le nostre famiglie.
Chiediamo che in nome della sicurezza, i protocolli del Comitato Tecnico Scientifico siano applicati a pranzo come a cena.
Dover chiudere i nostri locali alle 18 significa dimezzare gli incassi per i ristoratori o baristi e per il normale cittadino significa rinunciare a una convivialità, a un momento piacevole che appartiene alla natura dell’uomo.
I Dpcm che si sono susseguiti indicano il rischio di assembramento come principale ragione delle chiusure anticipate di bar e ristoranti…
I nostri locali non sono chiusi perchè non sono sicuri; siamo obbligati a restare chiusi per disincentivare la gente a uscire di casa – commenta Brunet -. La questione non può essere riversata su di noi, le istituzioni non sanno gestire l’ordine pubblico e scaricano la responsabilità su chi si è adeguato, ha investito per sanificazioni e per i dispositivi di protezione e che ha rinunciato a una parte dei clienti per mantenere le distanze di sicurezza».
(c.t.)