Aosta, Forchette e non Forconi: asini nel ristorante del portavoce della protesta
Jean-Claude Brunet: «Se il problema è il mio ristorante che deve stare chiuso per il bene del mondo? Io non lo chiudo, gli do fuoco. Però me lo devono dire che è il problema. Perché pranzo aperti e cena no? La ristorazione è un capro espiatorio»
Qualche luce accesa nei ristoranti e nei bar e serrande su. Oggi, mercoledì 10 febbraio, è il giorno della protesta di ristoratori e baristi annunciata nel corso della manifestazione Forchette e non Forconi. Apertura consentita solo fino alle 18: questo il principale aspetto della normativa criticato.
Asini a tavola
Prima tappa della serata: La Vache Folle, ristorante di Jean-Claude Brunet, portavoce della protesta Forchette e non Forconi. Nel locale nessun cliente, ma solamente due asini in carne e ossa. Spiega Brunet: «Io preferisco fare una sceneggiata perché non voglio portare una battaglia in un luogo che deve dare serenità. Io non ho il carattere di prendere una multa e non pagarla. Il rispetto delle regole ci va, però serve anche un’istituzione che ascolti».
Poi aggiunge: «Se si deve stare chiusi, che almeno sia sgravato il costo del lavoro. Non lo dice nessuno, ma le casse integrazioni costano. E il costo del lavoro non può essere un rischio imprenditoriale se il locale deve stare chiuso. Una paga base, anche se in cassa integrazione, costa all’azienda minimo 600 euro. In Regione si sono mossi e sono stati gentili, però dicono che devono applicare le leggi dello Stato».
E infine afferma: «Se il problema è il mio ristorante che deve stare chiuso per il bene del mondo? Io non lo chiudo, gli do fuoco. Però me lo devono dire che è il problema. Perché pranzo aperti e cena no? La ristorazione è un capro espiatorio».
La protesta
Non sono poche le luci accese nei ristoranti e nei bar attraversando il centro di Aosta. A primo impatto sembra vera e propria disobbedienza civile, con gli imprenditori intenzionati a lanciare un messaggio ma senza violare le regole e incorrere in sanzioni.
Sonia Zylyftari
In Croce di Città, ad esempio, al bancone del ristorante Al Dente trattoria ci sono i titolari Sonia Zylyftari e Mariano Di Santo. Affermano: «Noi abbiamo deciso di aderire alla protesta. Siamo pronti a far mangiare la gente. Vogliamo far capire ai politici che bisogna cambiare una normativa ingiusta per il settore della ristorazione. Protestiamo perché il nostro è il settore più penalizzato. E non capiamo quale sia la motivazione: abbiamo messo tutto in sicurezza, siamo a norma con distanze e gel. A pranzo lavoriamo poco e poter aprire la sera ci servirebbe almeno per coprire le spese. Al momento abbiamo solo le briciole».
(f.d.)