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  • Archiviazione per la frana Val Ferret, i figli delle vittime: «Continueremo la battaglia in sede civile»
    I coniugi Mattioli
    CRONACA
    di Federico Donato  
    il 24/04/2021

    Archiviazione per la frana Val Ferret, i figli delle vittime: «Continueremo la battaglia in sede civile»

    Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata dai figli dei coniugi Mattioli, travolti e uccisi dalla colata detritica del 2018

    Archiviazione per la frana Val Ferret, i figli delle vittime: «Continueremo la battaglia in sede civile».

    In relazione all’archiviazione – disposta dal gip del Tribunale di Aosta – del fascicolo a carico dell’ex sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, aperto dopo la colata detritica che nel 2018 aveva causato la morte dei coniugi Mattioli, riceviamo e pubblichiamo una nota inviata al giornale dai figli delle due vittime.

    Ecco il testo del comunicato stampa:

    Non è bastato addurre svariati pareri di esperti che hanno certificato come quel sito, oltre a essere ad alto rischio idrogeologico, poteva essere soggetto a fenomeni di “debris flow”, già successi in passato. Non è servito richiamare le disposizioni della stessa Regione Valle d’Aosta che avrebbero richiesto l’allerta meteo. E, soprattutto, non è stato considerato l’elemento decisivo e peraltro condiviso da tutti, anche dal consulente tecnico della Procura, la posizione pericolosissima ed esposta alle frane di quel “maledetto” parcheggio pubblico dove i congiungi Mattioli sono morti sepolti e soffocati da una valanga di sassi e fango, al punto che oggi, al solito troppo tardi, è stato interdetto all’uso.

    Nessun colpevole, solo “fatalità”, nemmeno la possibilità di far valere le proprie ragioni in un’aula di tribunale. Anche se la battaglia non si ferma e ora continuerà in sede civile.

    C’è tanta l’amarezza nei due figli della coppia di Milano, Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, 71 e 69 anni – vittime innocenti della colata detritica formatasi lungo il torrente Margueraz in concomitanza con una pioggia intensa, che nel pomeriggio del 6 agosto 2018 si abbatté sulla strada comunale della Val Ferret, a Courmayeur, dove avevano una casa e trascorrevano da anni le loro vacanze -, dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari di Aosta di archiviare definitivamente il procedimento aperto dalla Procura all’indomani della tragedia a carico dell’allora sindaco della nota località valdostana, Stefano Miserocchi, indagato per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravissime, reato omissivo improprio e disastro colposo per frana e messa a rischio dei pubblici trasporti: oltre ai due coniugi, sorpresi mentre, di ritorno da un’escursione, erano appena saliti sulla loro Fiat Panda, parcheggiata pochi metri oltre il ponte sulla Dora della Val Ferret, l’evento ha causato diversi feriti, più ingenti danni materiali alle auto travolte.

    La richiesta di archiviazione

    Il pubblico ministero di Aosta titolare del fascicolo, Eugenia Menichetti, al termine delle indagini preliminari, e sulla base della consulenza tecnica affidata a una geologa, la dottoressa Elisabetta Drigo, ha tuttavia chiesto l’archiviazione.

    Simone ed Emanuela Mattioli per essere assistiti, tramite la consulente legale Sara Donati, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avvocato del Foro di Padova Alberto Berardi, ed è stata subito presentata un’opposizione alla richiesta di archiviare, oltre a una dettagliata memoria difensiva in cui, anche con l’ausilio di geologi forensi e altri professionisti del settore, sono state confutate punto per punto le conclusioni della Procura.

    L’opposizione

    Si è così arrivati all’udienza di discussione tenutasi in tribunale di Aosta il 15 novembre 2020, a seguito della quale il gip si era riservato la decisione. Che adesso, con ordinanza del 22 aprile 2021, è stata resa nota e non è quella sperata dai familiari delle vittime, perché il dottor Colazingari ha di fatto assecondato le conclusioni della Procura, ritenendo l’evento non prevedibile, pur a fronte della pacifica classificazione dell’area come a elevato rischio.

    Il parere dell’avvocato

    “Spiace che il giudice abbia affrontato solo il tema della imprevedibilità dell’evento meteorologico e del conseguente fenomeno geologico – commenta l’avvocato Berardi – senza prendere in esame nessuno degli aspetti che avevamo posto nella nostra memoria, non confrontandosi con la gestione stradale e dell’autorizzazione alla sosta totalmente incompatibile con la conclamata e intrinseca pericolosità di quella zona, già colpita da fatti analoghi. E purtroppo il suo provvedimento non è impugnabile, ma il certosino lavoro che abbiamo svolto ora sarà utilizzato per la citazione in causa avanti il tribunale civile che proporremo nei confronti del Comune di Courmayeur.“Come temevo, nessuna giustizia – lamenta Emanuela Mattioli – L’unica giustificazione a questa decisione è che il giudice non se la sia sentita di attribuire tutta la responsabilità penale a una sola persona, l’ex sindaco Miserocchi, che all’epoca dei fatti era in carica da pochi mesi. Perché non c’è dubbio che qui siamo di fronte a una mala gestio del territorio da parte delle varie Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo che durava da decenni: quel parcheggio dove sono morti i miei genitori era lì da una vita, non è stato mai messo in sicurezza, non è mai stato apposto neanche un cartello di pericolo. E oggi è stato chiuso. Nella stessa perizia della Ctu si scrive che non solo quel posteggio andava interdetto ma l’intera strada. Di cos’altro stiamo parlando: bastava questo. Non possono pretendere che ci fermiamo qui: purtroppo a livello penale non potremo più andare avanti, ma intenteremo una causa civile contro il Comune di Courmayeur”. Citazione che Studio3A e l’Avv. Berardi stanno già predisponendo e sarà presentata nei prossimi giorni.

    Il commento dei figli delle vittime

    “I miei genitori sono deceduti per asfissia meccanica da compressione, sotto una valanga di sassi che non ha più consentito loro di respirare: non dovevano morire così – aggiunge Simone Mattioli – E toccato a loro, ma poteva capitare a chiunque, famiglie, bambini, perché in quel parcheggio, che non era neppure regolamentato, posteggiavano tutti la macchina: l’unica consolazione è che, quanto meno, un risultato la nostra battaglia l’ha prodotto, oggi quel park è stato finalmente chiuso e non rappresenta più un pericolo. Ma qualcuno deve pure avere la responsabilità anche penale di aver consentito quel luogo per la sosta pubblica in un’area a rischio e dove si erano già verificate colate detritiche. La delusione più grande è che sia stato dato credito solo al parere di una Ctu, peraltro neanche “esterna” come sarebbe stato più opportuno, ma di Aosta, contrastato da decine di altri esperti e consulenti che avevamo messo in campo; che per la decisione di un singolo giudice e di un pubblico ministero non ci sia stato consentito di andare in giudizio, di dibattere in aula. Mio padre e mia madre erano cittadini onesti, pagavano le tasse: avrebbero dovuto avere questa possibilità, questo diritto che è stato loro negato. Non sarà lo stesso, ma è giusto che andiamo avanti, per il riconoscimento di una responsabilità diversa dell’Ente comunale quantomeno sul versante civile. Non tanto per un aspetto risarcitorio ma per una questione di verità e giustizia, per non lasciare del tutto impunita la morte dei miei genitori e per ricordare una volta di più che l’Italia è un Paese ad alto rischio idrogeologico e che le istituzioni, i sindaci, devono cominciare a prenderne atto e intervenire per evitare queste continue tragedie”.

    La replica del difensore di Miserocchi

    Sulla vicenda è intervenuto anche l’avvocato Corrado Bellora, che ha rappresentato Miserocchi nell’inchiesta di cui si parla.

    Scrive: «Prendo atto della precisazione dei coniugi Mattioli e dell’avvocato Berardi, tuttavia è mio dovere evidenziare che la Procura prima, e il Giudice poi hanno stabilito che il mio assistito, dottor Stefano Miserocchi, non ha alcuna responsabilità nel tragico evento. Proprio per il rispetto che è dovuto al dolore delle vittime, il dottor Miserocchi e io non abbiamo mai commentato questa tragica vicenda sugli organi di stampa. Riteniamo più corretto parlare attraverso le decisioni giudiziarie, che vanno sempre rispettate e che hanno confermato la bontà delle mie tesi difensive e, soprattutto, la piena correttezza dell’operato del mio assistito. I processi penali si fanno in Tribunale, e il Tribunale di Aosta ha pienamente prosciolto il dottor Miserocchi».

    (re.aostanews.it)

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