Sanità, l’allarme dei sindacati: «Medici in fuga dall’ospedale Parini»
«E' evidente che quanto scelleratamente costruito in questi ultimi anni dalle maggioranze governative regionali di turno e dalle direzioni strategiche ha favorito e continua a favorire la perdita di attrattività del personale medico verso il nostro ospedale»
«La politica regionale ha un’occasione irripetibile per la gravità del momento: fare concreti, massicci e immediati investimenti per garantire una qualità di vita e una remunerazione consona alle attuali leggi di mercato, affinché i servizi vengano svolti tutti e bene, le liste di attesa abbattute, e i medici ospedalieri non vengano sospinti nelle “generose” braccia della sanità privata o degli ospedali pubblici fuori regione». E’ quanto scrivono in una nota le organizzazioni sindacali ANAAO-Assomed, AAROI-Emac, ANPO, CIMO, FESMED, FP-CGIL Medici, FP-CISL Medici, FVM, SNR-Fassid, UIL-FPL Medici, precisando che «non bastano i soli investimenti per le infrastrutture (già stanziati ma non utilizzati) perché il rischio di trovarsi con un ospedale di nuova costruzione ma improduttivo perché vuoto, senza medici e dirigenti sanitari, è decisamente elevato».
«Anni di politiche sanitarie scriteriate»
«Siamo davvero fuori dall’emergenza – si chiedono i sindacati -? Se ci riferiamo alla situazione Covid si potrebbe forse dire che sì, con la campagna vaccinale a buon punto e il calo dei contagi, si comincia a vedere la fine del tunnel, seppur con l’incognita della quarta ondata in autunno. Ma la nostra situazione sanitaria è ben più complessa e critica. Anni di politiche sanitarie scriteriate, fatte di tagli e sacrifici, compiute sia a livello regionale che nazionale, hanno determinato l’indebolimento della nostra sanità pubblica».
Per le organizzazioni sindacali, «dal 2012 e sino a quasi tutto il 2020, si è assistito allo smantellamento della sanità regionale, soprattutto ospedaliera, da parte dei governi regionali che, colpevolmente, hanno legiferato per la riduzione dei posti letto e dei reparti, hanno tergiversato nella costruzione di un ospedale nuovo e hanno influenzato scelte e decisioni “afinalistiche” da parte della direzione aziendale».
«Perdita di attrattività»
Risulta dunque «evidente che quanto scelleratamente costruito in questi ultimi anni dalle maggioranze governative regionali di turno e dalle direzioni strategiche, ha favorito e continua a favorire la perdita di attrattività del personale medico verso il nostro ospedale e la continua pressione della sanità privata sui medici ospedalieri, con conseguente imponente e continua emorragia di questi ultimi dal nostro sistema pubblico. La scarsità di dirigenti medici e sanitari ha determinato l’allungamento delle liste di attesa a ogni livello, il deterioramento della qualità dei servizi offerti e infine l’ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro di coloro che sono per ora rimasti, nei quali, inevitabilmente, ha cominciato a crescere il desiderio di abbandonare anch’essi l’ospedale».
Rischio “fuga”
Le organizzazioni poi denunciano la situazione: «Alcuni fondamentali servizi ospedalieri (ortopedia, radiologia e da poche settimane anche il pronto soccorso) sono da tempo garantiti, per ora in parte, da medici “a gettone” incaricati da cooperative che, come noto, non danno né possono dare continuità assistenziale ai cittadini valdostani. Se i medici dipendenti rimasti a lavorare stabilmente h 24 e 365 giorni all’anno – e che magari vivono anche con le loro famiglie in Valle – saranno sempre meno, sarà inevitabile affidare la gestione di buona parte se non di tutto l’ospedale alle cooperative. Questo circolo vizioso, già preoccupante, ha ricevuto un ulteriore decisivo colpo con l’avvento della pandemia, la quale rischia di aver spazzato via le residue forze dei dirigenti medici e sanitari ospedalieri rimasti».
Prosegue la nota: «La crisi è in atto, il graduale processo di trasformazione da ospedale “Hub” a ospedale di “provincia” da dedicare solo alle urgenze (non tutte) e a prestazioni ambulatoriali è sotto gli occhi di tutti. I cambiamenti demografico-culturali hanno modificato radicalmente la tipologia della popolazione, da un lato sempre più informata e richiedente approcci diagnostico-terapeutici specialistici, dall’altro sempre più anziana, sola, poli-patologica e bisognosa ancor più di cure sia territoriali che ospedaliere. È evidente che il sistema sanitario regionale, così com’è, non è più in condizione di reggere l’onda d’urto derivante da tutte le criticità, prevedibili e non, susseguitesi nell’ultimo decennio».
«Basta rimbalzi di responsabilità»
Poi, i sindacati puntano il dito contro la politica: «Di questo graduale percorso sgretolante l’eccellenza ospedaliera sanitaria pubblica valdostana (eccellenza riconosciuta un tempo in tutta Italia) sono stati testimoni molti degli attuali consiglieri regionali, facendo talvolta il girotondo delle poltrone tra maggioranza e opposizione». Ora per la politica regionale «non è più il momento di essere o di apparire sorda e cieca davanti all’evidente situazione critica e di default in corso della sanità ospedaliera che, con moltissima fatica di operatori e dirigenti, riesce ancora a mantenere in piedi quasi tutti i servizi. Nascondersi dietro un rimbalzo di responsabilità è ora evidentemente inutile».
(f.d.)