Chambre, Nicola Rosset: «Green pass? Non perdiamo tempo e salviamo l’inverno»
Il presidente della camera di commercio rossonera fa le carte alla Valle d'Aosta e spinge per far sì che la regione diventi «precursore» in materia di certificazione verde
«Combattere in tutti i modi» per salvare la prossima stagione invernale, magari lavorando per divenire dei precursori in materia di green pass e combattere la penuria di personale lavorando sodo sulla formazione e al digitalizzazione. Parole e musica del presidente della Chambre Valdôtaine, Nicola Rosset, che in un agosto timido rispetto al precedente, prova a fare le carte a una Valle d’Aosta in difficoltà, ma che, anche alla luce dei dati macroeconomici, sembra in grado di tirarsi fuori dal pantano lasciato dalla pandemia.
I dati
E i primi passi messi in campo dalla Regione, soprattutto in materia di aiuti e di politiche del lavoro sembrano andare in tal senso. Un aspetto, però, è fondamentale: vaccinazioni e andamento del contagio devono essere assolutamente sotto controllo.
Le domande
I recenti dati Istat parlano di un Pil in salita anche nella nostra Regione, mentre quelli sulla fiducia degli imprenditori e l’aumento dello stock di imprese e delle nuove aperture paiono estremamente positivi: come sta la Valle d’Aosta?
La Valle d’Aosta ha avuto, come forse nessun’altra regione, ricadute incredibili dalla cancellazione completa della stagione invernale.
La regione non sta bene e, oltretutto, sta trovando difficoltà anche adesso, dove ci sono grandi difficoltà nell’accogliere turisti stranieri, in particolare francesi e svizzeri, che fanno mancare lavoro anche ai paesini di frontiera. Come se tutto questo non bastasse, ci si mette anche il meteo: la situazione non è delle migliori, siamo lontani dall’estate dello scorso anno.
Dopo l’inverno drammatico, un’estate a corrente alternata. Cosa si sente di dire ai tanti operatori che hanno paura di saltare anche la prossima stagione invernale?
Da più parti si è detto che la stagione invernale non è in dubbio, ma solo nella misura in cui il numero dei vaccinati e i dati sui contagi siano a un certo livello.
Probabilmente sarà un po’ più lenta, ma dovremo combattere in tutti i modi per non farla cancellare.
È comunque ovvio che ci sia timore; non sono sentimenti campati per aria, visto quanto abbiamo subito lo scorso anno. La montagna ha già pagato un prezzo molto alto, ma credo che gli sforzi che stiamo facendo con la Regione consentano di dire che ci siamo e ci saremo. L’importante è arrivare con dati positivi.
Il Green pass è un tema sempre più divisivo. È lo strumento per uscire dalla crisi o le vie da seguire sono altre? Come vedrebbe la sua obbligatorietà sui posti di lavoro?
Sono molto chiaro. Una volta che si è presa decisione a livello centrale, che sia giusta o sbagliata, è inutile perdere tempo a valutare cosa si potrebbe fare in alternativa
Qui bisogna essere rapidi e anticipare la pandemia, non ci sono altre soluzioni: se abbiamo il green pass attivo rimaniamo aperti e dobbiamo lavorare per renderlo meno invasivo possibile per le nostre attività.
Con Regione e associazioni potremmo pensare, ad esempio, a dare un aiuto per fornirci di lettori di green pass, un po’ come accade per la temperature.
Questo consentirebbe alle attività di lavorare con maggiore tranquillità. Insomma, la misura non è in discussione, per cui bisogna prenderla dal verso giusto, senza sprecare tempo ed energie; servirebbe a poco a chi deve recuperare attività e posti di lavoro.
Obbligatorietà? Un po’ mi spaventa, mi sembra il modo migliore per trovare qualcuno contrario in maniera ideologica. Sinceramente vorrei che ci si convincesse che è l’unico modo per uscirne: l’obbligo dovrebbe essere l’extrema ratio.
Sblocco dei licenziamenti: com’è stata dal vostro punto di vista la ricaduta in Valle?
Non ho dati certi, ma onestamente non mi pare che questo tipo di passaggio sia stato così drammatico; anzi, le aziende hanno poco personale e sono alla ricerca.
Sbloccare i licenziamenti, se c’è un’adeguata velocità di ricambio e ci sono aziende che assorbono l’offerta non è un grande problema. Ovvio che il ricircolo del mercato del lavoro deve funzionare a pieno regime per non portare conseguenze.
Le difficoltà nel reperire personale si riscontrano soprattutto nel campo del turismo, in particolare per quanto riguarda cuochi e addetti ai piani, tanto che si sarebbe sviluppato una sorta di “mercato” con le strutture a contendersi i pochi soggetti disponibili. La colpa è di reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e lavoro in nero? Il problema sono gli stipendi non così invitanti? O c’è dell’altro?
Non sono in grado di dare una risposta certa, ma posso dire che in tutte le regioni, Sardegna compresa, la situazione è simile e c’è carenza di personale. Forse dipende anche da chi non è riuscito ad arrivare in Italia dall’estero e sicuramente reddito di cittadinanza e ammortizzatori possono aver influito.
Sottolineo che il sostegno al reddito è fondamentale, ma solo quando è legato alla possibilità di trovare lavoro. Bisogna aiutare le persone in condizioni di disagio, ma il vero aiutare è trovare un’occupazione.
Discorso simile si può fare per le professioni che richiedono un elevato livello di specializzazione: cosa si può fare per porre rimedio?
È fondamentale il riconoscimento delle competenze professionali e con la Regione e il tavolo per le politiche del lavoro stiamo andando in questa direzione per dare sbocchi a figure di un certo livello.
Inoltre, fondamentale è la formazione: come abbiamo usato il lockdown per spingere le aziende a diventare sempre più digitali, così dobbiamo utilizzare questo periodo per formare le persone.
Lei ha sempre parlato di digitalizzazione come step fondamentale per il futuro della Valle. La pandemia pare aver dato un’accelerata in tal senso: come stiamo?
Stiamo migliorando velocemente e mi fa molto piacere, perché è sempre stato un cavallo di battaglia della Chambre.
Vediamo addirittura giovani aziende veramente smart, in grado di fare il proprio lavoro valorizzandolo col digitale, ma la battaglia non è vinta.
È stato avviato un processo di cambiamento e più lo spingeremo più avremo aziende dislocate sul territorio, anche in montagna, e in grado di cogliere ciò che serve.
Non bisogna mollare di una virgola. Fa piacere, però, vedere che la sensibilità è molto cresciuta, tanto che numerose aziende agricole, ambito in cui pensavamo ci potessero essere più difficoltà, stanno raccogliendo il messaggio in maniera importante.
Dopo tanta attesa per l’elaborazione, i contributi regionali stanno arrivando celermente: basta per favorire la ripresa della nostra Regione?
Questo aspetto va benissimo, perché infonde ottimismo.
L’imprenditore, ora, ha bisogno di capire se può andare avanti e come deve muoversi. Le ultime manovre, fatte in collaborazione con Regione e associazioni, sono andate nella direzione giusta, dando ascolto alle aziende che avevano patito.
Bisognava dare soldi a chi ha perso tanto, dare liquidità e fornire possibilità di investimento a chi vuole ripartire: paletti e tempistiche mi paiono rispettati.
Tavolo delle politiche del lavoro: a che punto siamo? Cosa porterà alla Valle?
Intanto accolgo con grande favore i cinque milioni a favore delle aziende che assumeranno a tempo indeterminato.
Certo, ci sarà molto lavoro per gli uffici, ma mi sembra un segnale molto importante.
In seguito si arriverà anche a premiare chi manterrà i livelli occupazionali, ma abbiamo capito che questo tipo di programmazione si può fare solamente mese per mese.
Intanto, questo stimolo è perfetto: tutto si può fare meglio, ma credo sia un buon passo nella direzione di infondere fiducia a imprenditori e aziende.
(al.bi.)