Sanità, fuga dall’ospedale Parini?: «È una questione di soldi»
Il 99% dei medici che lascia la Valle lo fa per ragioni economiche. Nonostante i 23 concorsi pubblici per 47 posti da dirigente medico sanitario, è emorragia di professionisti.
«Basta luoghi comuni.
Non è l’esame di francese ad azzoppare la sanità valdostana: il 99% dei medici che lascia la Valle d’Aosta lo fa per ragioni economiche. Il problema è lo stesso in tutta Italia: mancano gli specialisti e quando ci sono, si registra la loro fuga verso il settore privato o verso Francia e Svizzera; nel nostro caso, dove le cifre sono ben diverse».
Non ci sta l’assessore regionale alla Sanità, Roberto Barmasse, e chiarisce la situazione.
Una fotografia tipo di quanto accade?
Nella nostra regione, un direttore di struttura con una libera professione molto limitata visti i nostri piccoli numeri guadagna circa 5 mila 300 euro al mese; in Svizzera 12-13 mila euro.
Un altro esempio? Il direttore della Struttura di Chirurgia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano guadagna un milione di euro all’anno perché lavora in un grande e prestigioso ospedale dove la libera professione ha numeri e capacità alle quali altri ospedali e altre regioni non possono ambire.
Nuovi concorsi
Sono 23 i concorsi pubblici per dirigenti sanitari medici banditi dall’azienda Usl dopo l’approvazione del Piano triennale definitivo del fabbisogno di personale dell’azienda Usl.
Se i concorsi andranno a buon fine, entro qualche mese, saranno assunti 47 nuovi professionisti, dalla Dermatologia alla Medicina d’urgenza, dall’Oncologia alle Malattie Infettive, ma anche Nefrologia, Psichiatria, Geriatria, Otopedia, Medicina Nucleare, Medicina Legale ecc…
«Nel caso in cui riuscissimo a coprire tutti i 47 posti a concorso sarebbe una boccata d’ossigeno non indifferente – commenta Barmasse –. Probabilmente l’organico non sarebbe ancora al completo, ma sarebbero ristabiliti equilibri e condizioni di lavoro corrette».
L’amministrazione regionale e l’assessorato non stanno a guardare, secondo quanto riferito dall’assessore alla Sanità: «abbiamo chiesto ai professionisti responsabili dei vari reparti maggiore capacità di scouting, per sondare la disponibilità di medici disposti a lavorare nel nostro ospedale – spiega -.
Lavoriamo all’ipotesi di poter incidere sulle voci stipendiali, per rendere più attrattiva la nostra regione e magari ipotizzare di affittare degli appartamenti, almeno per un periodo, per agevolare chi sceglie di trasferirsi chez nous».
Attrattività
Non solo, la prima strada sembra essere quella di intervenire sul nuovo atto aziendale, rimettendo in piedi le Strutture Complesse, in modo da rendere appetibile la possibilità di diventare primario.
«Certamente un posto da primario può essere attrattivo e in un buon ospedale; un professionista porta con sé collaboratori e colleghi, come successe ad esempio con il dottor Orsi – spiega Barmasse -.
Siamo anche impegnati a cercare nelle pieghe del contratto nazionale la possibilità di aumentare gli emolumenti, superando il problema della legge 8 (impugnata perché dichiarata anticostituzionale, che prevedeva di poter accertare la conoscenza della lingua francese in un secondo momento anche per i contratti a tempo indeterminato, oltre a prevedere una indennità aggiuntiva, ndr).
Non dimentichiamo anche la possibilità di fare ricerca: il Progetto 5 mila Genomi è un’eccellente possibilità in questo campo; permette di fare pubblicazioni scientifiche e guadagnare punteggi nei concorsi».
Cambiamento sociale
«Negli ultimi anni si assiste a una maggiore mobilità dei professionisti – analizza il dottor Barmasse -.
E’ sempre più raro trovare il primario che rimane nello stesso ospedale per trent’anni come accadeva anni fa.
Oggi il medico cambia, fa esperienza in ospedali e città diverse.
Il nostro obiettivo è di guadagnare in attrattività anche se di fatto l’ostacolo grande è rappresentato dalla carenza di specialisti e di medici di base. Proprio per questo per la medicina generale, stiamo valutando con i Comuni e le Unité des Communes la possibilità di mettere in campo alcuni benefits, ad esempio la possibilità di fornire l’alloggio, questo per attrarre professionisti disposti a lavorare sul territorio come medici di famiglia».
Nella foto d’archivio, medici in sala operatoria.
(cinzia timpano)