Maltempo: Hervé Barmasse rinuncia a scalata del Rupal sul Nanga Parbat in Pakistan
La parete più grande del mondo salita in inverno: progetto rimesso nel cassetto a causa di venti in arrivo da 70 a 200 km orari
Causa maltempo, Hervé Barmasse, il tedesco David Goettler, lo statunitense Mike Arnold e il pakistano Qudrat Alìlo hanno rinunciato a scalare in invernale la parete più grande del mondo, la Rupal del Nanga Parbat, 8.126 metri, in Pakistan. Lo comunica lo stesso alpinista di Valtournenche sul suo profilo Fb.
“Non ho mai rimpianto nessuna esperienza e dì certo non rimpiangerò questa – scrive Barmasse -. Quella dì aver creduto (e ci credo ancora) che si possa scalare la parete più grande del mondo (la Rupal del Nanga Parbat 8126 m) in inverno e in uno stile pulito, leggero, alpino. Uno stile che rispetta la montagna e dì conseguenza l’uomo. Ovvio, non è facile ma il limite, se ne esiste uno, è il bel tempo che non si presenta mai… E non certo le capacità mentali, fisiche e fisiologiche della specie umana e degli alpinisti che possono aspirare a fare qualcosa dì meglio che tappezzare dì corde fisse montagne che si stanno plastificando come gli oceani”.
L’avventura
Barmasse e Goettler avevano progetta una impresa unica: la salita della parete più alta del mondo, oltre 4.500 metri, mai scalata durante la stagione invernale. Si tratta del versante Sud della nona montagna della Terra, il Nanga, situata nel distretto di Diamir di Gilgit-Baltistan. Il tutto con solo 15 kg di attrezzatura, un quinto del kit necessario per una spedizione in stile himalayano. Idem per le corde: solo 60 metri invece che 4.500.
L’idea era quella di scalare “in perfetto stile alpino”, ovvero zero rifiuti lasciati in montagna, nessun campo preallestito, nessun aiuto dall’esterno, ossigeno o corde fisse.
Il tentativo di salita, tempo permettendo, era previsto tra il 10 e il 20 gennaio.
Barmasse e Goettler, insieme allo statunitense Mike Arnold e il pakistano Qudrat Alì, erano arrivati a fine dicembre al campo base.
La Rupal fu salita per la prima volta, ma in estate, nel 1970 da Reinhold Messner e da suo fratello Gunter. Nel 1985, una squadra polacco-messicana aprì una nuova via sulla destra, e nel settembre 2005, Steve House e Vince Anderson scalarono una nuova linea sulla parete, in otto giorni.
“Con David, nei pochissimi giorni di bello in cui abbiamo salito più di metà parete con uno zaino di poco più di 10 kg, ci siamo sentiti bene, più di quanto mi potessi aspettare – racconta Barmasse -. Ovvio, in inverno fa freddo, c’è tanta neve, ma la scalata grazie a queste sue caratteristiche è ancora più affascinante, bella, avvincente. E per me, l’alpinismo è, e rimarrà sempre questo: esplorazione e avventura”.
La rinuncia
Con venti da 70 a 200 km orari in arrivo, “dobbiamo dire arrivederci al nostro sogno – ammette Barmasse -. Come quasi sempre accade, dopo il vento così forte riprenderanno le copiose nevicate rendendo inutile l’attesa al campo base. Per questo motivo abbiamo deciso dì non posticipare la fine della spedizione ma dì mantenere il programma originale e rientrare in Italia per fine mese così da concentraci sugli altri obbiettivi dì questo 2022. Un particolare grazie a voi tutti che mi avete seguito, incitato e fatto sentire parte dì una grande famiglia, dì un clan che ama la montagna e la rispetta”.
In foto: la parete Sud del Nanga Parbat, il Rupal
(re.aostanews.it)