Albergatori, Valle d’Aosta: il 72% non ha ancora lo staff al completo
Economia & Lavoro
di Cinzia Timpano  
il 10/06/2022

Albergatori, Valle d’Aosta: il 72% non ha ancora lo staff al completo

L'Associazione degli Albergatori della Valle d'Aosta ha promosso un sondaggio tra i professionisti della ricettività che dicono no alla mancia obbligatoria da aggiungere alla retribuzione.

Albergatori: il 72% non ha ancora lo staff al completo.

La difficoltà a reperire personale per la stagione estiva è cosa nota ma sta assumendo contorni sempre più preoccupanti.

L’Associazione degli Albergatori della Valle d’Aosta ha condotto un’indagine sulla difficoltà di reperire personale.

Al questionario somministrato da Adava hanno risposto 230 strutture ricettive.

Alberghi e personale: il 72% non ha lo staff al completo

Di queste, l’80% ha risposto di aver maggiori difficoltà a reperire personale rispetto al 2019, anno pre Covid.

Il 72% degli albergatori interpellati ha risposto di non essere riuscito a completare l’organico.

Il 63% di questi ha bisogno ancora di 1-3 persone per completare lo staff.

I settori più problematici sono sala-bar (33%), cucina (26%) e housekeeping (19%).

L’associazione degli albergatori precisa che la maggior parte delle strutture che hanno risposto forniscono vitto (80%) e alloggio (75%).

Rispetto ai contratti di lavoro, il 44% offre oltre 4 mesi di contratto, il 35% offre da 2 a 3 mesi e il 21% offre contratti a tempo determinato da 3 a 4 mesi.

L’85% degli intervistati ritiene che la crisi nella ricerca del personale sia un problema strutturale.

Le principali motivazioni sono:

1) differenza troppo bassa tra reddito da lavoro e altre forme di assistenzialismo (50%)

2)    cambiamento nell’approccio relativo al valore attribuito al tempo libero (36%)

3)    retribuzioni non adeguate rispetto al numero di ore e al sacrificio richiesto (14%)

Albergatori: riduzione delle tassazione, no alla mancia obbligatoria

La riduzione della tassazione in particolar modo sul personale stagionale e sugli straordinari è stata indicata dall’81% del campione come soluzione per migliorare la situazione.

Il 60% degli albergatori non è d’accordo con l’inserimento di una mancia obbligatoria a carico dei clienti da girare ai lavoratori a integrazione della retribuzione.

Soluzione interessante è invece stata individuata nell’avvio di collaborazioni con scuole alberghiere al di fuori dell’Italia e dell’Europa, con il 52% che ha risposto “Sì” e 46% “Forse”.

Il commento del presidente degli albergatori

L’albergatore di Cogne Filippo Gérard, presidente dell’Associazione Albergatori della Valle d’Aosta

«La ricerca del personale sta diventando un’impresa sempre più ardua e le cause non sono riconducibili a un solo fattore, ma a un insieme di motivi che ci obbligano a correre ai ripari – ha spiegato il presidente dell’Adava Filippo Gérard.

Nonostante abbia sicuramente giocato un ruolo importante, non è sufficiente indicare come capro espiatorio il solo reddito di cittadinanza o semplicemente dire che dobbiamo pagare di più i nostri collaboratori.

Molti lavoratori che prima della pandemia lavoravano nel nostro settore si sono riversati su altri settori, non sempre ottenendo retribuzioni maggiori, ma spesso non lavorando nei weekend o nei periodi delle festività.

Per molti altri c’è stato invece un vero e proprio cambio di paradigma che ha cambiato totalmente l’approccio relativo alla propria vita e al valore attribuito al tempo libero, magari da dedicare alla propria famiglia e questo è ancora più vero per i nostri collaboratori che vengono da fuori Valle».

Albergatori: unica soluzione l’attrattività

«L’unica soluzione per uscire da questa impasse è creare le condizioni di attrattività del settore a 360°.

Su questa tematica esiste già un tavolo di confronto nell’ambito del Consiglio per le Politiche del lavoro e credo che solo da lì e da un ragionamento congiunto tra tutte le parti rappresentate in quella sede si possano individuare le iniziative da mettere in campo.

Molto interessante, infine, il dato sulle strutture ricettive che offrono il vitto (80%) e l’alloggio (75%): ricordo infatti che questa situazione, a differenza di altre realtà (ad esempio gli alberghi nelle città d’arte), per le attività stagionali rappresenta un aumento rilevante dei costi per il personale da parte degli imprenditori che, a fronte della detrazione del valore convenzionale giornaliero previsto dal contratto di lavoro pari a 16 centesimi di euro per la colazione, 90 per il pranzo e 1 euro per il pernottamento, sono obbligati a reperire le soluzioni abitative sul mercato al costo degli affitti turistici».

 

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