Violenza contro le donne: la Fondazione Émile Chanoux focalizza l’attenzione sulla situazione in Iran
Se ne è parlato in una serata alla sala conferenze della BCCV di Aosta
La Fondazione Émile Chanoux focalizza l’attenzione sulla situazione in Iran, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Se ne è parlato giovedì 24 novembre alla sala conferenze della BCC, con una conferenza dal titolo Il velo sopra Teheran. Dialoghi intorno al ruolo della donna nella storia dell’Iran.
La fondazione Émile Chanoux focalizza l’attenzione sulla situazione in Iran
«L’attuale rivolta in Iran è nata dalle donne – introduce Marco Gheller, presidente della Fondazione Émile Chanoux -. È la prima serata corale che abbiamo organizzato come Fondation ed è il risultato di una collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza, con Lions Club Aosta Mont Blanc e con la Cooperativa La Mela Grana, prima cooperativa valdostana che si occupa di mediazione culturale. Questa è composta al 90% da donne. Tutti siamo accomunati dall’obiettivo di fare rete. In Valle D’Aosta ci si divide spesso e noi vogliamo invertire la rotta e lavorare insieme».
Zoheida Mollaian: «Nel 1979 non avrei mai pensato a un viaggio di sola andata dall’Iran»
Dopo i saluti iniziali di Federica Cortese, presidentessa della fondazione Lions Club Aosta Mont Blanc, e di Corrado Binel, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, la parola passa allo storico Alessandro Celi, per una introduzione storica.
Si entra quindi nel vivo della serata, con la moderatrice Ranzie Mensah, presidentessa della cooperativa La Mela Grana, e si entra nel vivo del soggetto con la testimonianza di Zoheida Mollaian, pedagogista nata in Iran e vissuta in Italia per oltre quarant’anni e protagonista della serata.
«Sono nata in Iran e ci ho vissuto fino a quindici anni. A gennaio del 1979, quando è scoppiata la rivoluzione, sono venuta in Italia. Non avrei mai immaginato che fosse un viaggio di sola andata – racconta -. L’Italia ci ha fatto sentire accolti e ho avuto una vita molto piena su vari fronti ma non ho mai dimenticato le mie origini. Ho sempre portato l’Iran nel cuore».
La serata continua con una panoramica dell’Ottocento, dove viene raccontata una nazione estremamente debole, arretrata e di forte decadenza morale.
La differenza tra il 1979 e il 2022
Qual è la grande differenza tra la rivoluzione attuale e quella del ’79? «Il sistema politico – continua Mollaian -. La popolazione non era ancora pronta. Molte donne si sono rivelate cambiando il loro modo di vestire. Il grande cambiamento è stato il fatto che, questa volta, i ragazzi tra i 15 ed i 18 anni sono stati i primi a ribellarsi e sono stati seguiti dalle mamme e dagli adulti. Non c’è più una via di ritorno in quanto le persone stanno andando avanti per disperazione».
Una battaglia che parte da lontano
A conclusione della serata è stata presentata la figura della poetessa Fátimih. «Nata e vissuta nella prima metà dell’Ottocento in una famiglia di ecclesiastici di alto rango, è stata una delle figure chiavi per l’inizio della lotta per l’emancipazione ed i diritti delle donne – continua Zoheida Mollaian -. È stata la prima donna ad aver partecipato ad un raduno con molti uomini seguaci della rivoluzione. Nel 1848 in Iran la partecipazione di una donna a un convegno era inconcepibile e questo ci permette di capire la sua straordinaria capacità. Nell’occasione si è tolta il velo davanti a tutti, velo che è emblema di purezza, rettitudine ed indennità. È stato un gesto significativo che ha segnato la fine di un’epoca, delle sue credenze e delle sue usanze. Era l’avvento di una nuova era di progresso ed emancipazione femminile».
La testimonianza di Zoheida Mollaian ha lasciato tutti senza parole. La serata si è conclusa ricordando una frase della poetessa Fátimih: «Potete uccidermi quando volete ma non fermerete l’emancipazione della donna».
(Giulia Calisti)