Crisi di Palazzo: nel 2023 stop alle fibrillazioni, parola del presidente Lavevaz
Lo ha detto nella conferenza stampa di fine anno convocata per tracciare un bilancio del lavoro portato avanti nel 2022
Crisi di Palazzo: nel 2023 la soluzione, parola del presidente Lavevaz. Lo ha detto nella conferenza stampa di fine anno dove le presidenze della Giunta e del Consiglio hanno tracciato un bilancio del lavoro portato avanti nel 2022.
Stabilità assicurata
«Ci siamo venduti peggio di quello che siamo – ha proseguito il presidente della Regione Erik Lavevaz -. Non nego, il dibattito politico è stato vivace. Il governo, tuttavia, ha cercato di lavorare al meglio e lo ha fatto in maniera dignitosa». Ricorda Lavevaz «gli aiuti erogati per sostenere le famiglie e le imprese, le 35 leggi approvate, le linee guida sull’ospedale e sulle opere incompiute senza contare che in questi due anni c’è stata maggiore stabilità che negli ultimi 8 anni».
Scherza Lavevaz sulle fibrillazioni in maggioranza e sul fuoco amico che rende la navigazione a vista: «Siamo ancora qui, si vede che abbiamo pace-maker efficienti. Nel 2023 spero di chiudere con le fibrillazioni esterne al Consiglio. Come in tutte le famiglie ci sono momenti di dibattito acceso ma spero di trovare un punto di equilibrio». Non cita mai il clima di tensione nell’Union valdôtaine dove il dualismo tra consiglieri e movimento è evidente ma si limita a dire «quello che manca alla politica valdostana è la forza dei movimenti».
Attenzione ai cambiamenti climatici
Nei panni di assessore ad interim all’ambiente ha detto: «Credo che il 2022 sia stato un anno in cui il nostro pianeta ci ha dato un assaggio della vita che sarà con estati torride e inverni secchi. Condizioni molto difficili dal punto di vista climatico sia per l’agricoltura, sia per i ghiacciai».
Secondo il presidente «adattarsi a questi cambiamenti vuol dire prendere in mano la situazione qui e oggi, penso all’aspetto della risorsa idrica». Lavevaz annuncia «un’analisi complessiva del bacino idrografico della Valle d’Aosta perché c’è la necessità di nuovi bacini di accumulo con un intervento complessivo e studiato nell’interezza della regione».
(re.aostanews.it)