Cime Bianche: «in sicurezza 5 mila posti di lavoro, opportunità per i giovani valdostani»
Cime Bianche: «in sicurezza 5 mila posti di lavoro, opportunità per i giovani valdostani».
«Non teniamo conto dei cambiamenti climatici?
Direi esattamente il contrario: noi proviamo a immaginare la programmazione del futuro, il nostro è un pensiero strategico che garantirà l’offerta neve per i prossimi 30-40 anni».
Così Luigi Bertschy, assessore regionale con delega agli impianti a fune e al lavoro, sulle critiche mosse dal fronte del «no» al progetto di collegamento intervallivo di Cime Bianche.
«Gli impianti a fune occupano una minima parte del nostro territorio, lo 0.4% – prosegue Bertschy – ed è un dato destinato a diminuire in futuro; rimane a disposizione una grande superficie di territorio per progettare, innovandola, l’attuale offerta turistica».
Un’offerta turistica unica
Giulio Grosjacques: «se l’opera si potrà realizzare, avremo un biglietto da visita straordinario, che nessuno possiede nell’Arco alpino: Skyway, la funivia Piccolo Cervino-Testa Grigia (che sarà inaugurata il prossimo 30 giugno, ndr) e appunto Cime Bianche saranno capaci di attirare – Skyway già lo fa – molti turisti grazie anche a una unica promozione mirata di tutto il territorio valdostano e delle sue eccellenze, anche enogastronomiche. Tutta la regione ne potrà beneficiare»
L’occupazione
«Con il collegamento metteremo in sicurezza 5000 posti di lavoro senza contare la parte Svizzera».

Lo dice Bruce McNeil, presidente del Comitato Pro collegamento intervallivo.
Per McNeil «noi, che viviamo qui è che viviamo del nostro lavoro, sappiamo benissimo cosa comporta lo spopolamento nelle parti alte delle montagne.
Questo progetto rappresenta quel tassello mancante, che può garantire un futuro ai nostri giovani.
È un investimento strategico pensato e fatto anche per loro.
Una grande opportunità contro la destagionalizzazione.
Porterà un flusso annuale, andando a valorizzare quelle stagioni, come l’autunno (e nella nostra regione abbiamo un autunno meraviglioso) più “morte” in ambito turistico».
«Non parlo di numeri, ma una cosa è certa: l’economia della media e bassa Valle, perlopiù sorretta da agricoltura e artigianato ne potrà trarre giovamento – commenta Bertschy -.
Tenere aperto l’impianto undici mesi l’anno significherà garantire attrattività lavorativa».
«Si sta anche valutando il recupero di alcuni edifici da adibire a edilizia convenzionata per favorire appunto i lavoratori, i quali, trasferendosi stabilmente in queste zone, aiuterebbero a combattere il fenomeno dello spopolamento della montagna», ricorda Grosjacques.
Investimento importante
La soluzione che lo studio di fattibilità indica migliore prevede un costo di 122 milioni.
Per rendere l’idea, per Skyway Monte Bianco ne sono stati spesi 105.
«La Valle d’Aosta ha bisogno di continuare a investire in settori che generano benessere diffuso – spiega Bertschy -.
Quest’anno gli impianti a fune fattureranno 100 milioni (le sole Cervino e Monterosa rispettivamente circa 40 e 20), l’indotto è di conseguenza importante, così come le ricadute occupazionali».
Su come finanziare l’opera, che sarà realizzata se si potranno superare i divieti sui quali continua a porre l’accento il fronte del «no», né Bertschy, né Grosjacques si sbilanciano: «è presto, si dovrà valutare.
«Se c’è una cosa che la politica non deve mai smettere di fare è quella di decidere, senza avere paura.
E questa è una di quelle occasioni: noi andiamo avanti con la speranza di poter realizzare un impianto così tanto importante per l’economia della regione», conclude Bertschy.
(luca mercanti)
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