Condominio Arco d’Augusto, Nuti: «Ritiro in autotutela illegittimo», VdA Aperta all’attacco
Dopo il via libera alla realizzazione dell'opera progettata da Copaco non si placano le polemiche. Intanto si avvia l'iter per modificare la Legge casa
«Noi facciamo solo interventi legittimi; il ritiro in autotutela non lo è. Al massimo stimoliamo solamente il dibattito sulla revisione della Legge casa, cosa che peraltro sta già avvenendo». Prova a chiudere definitivamente il caso il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, in merito al condominio che sorgerà all’Arco d’Augusto a seguito di un progetto presentato dalla Copaco, che dopo dieci anni di odissea, a inizio settimana, ha visto arrivare il via libera dal Comune per la costruzione.
Condominio: polemiche in Consiglio
L’argomento è tornato alla ribalta con la mozione del consigliere di Forza Italia, Renato Favre, rispedita al mittente con 16 voti contrari, tre astensioni, tre voti favorevoli e cinque consiglieri che non hanno preso parte alla votazione, tra cui gli alfieri di Area Democratica (Diego Foti e Luciano Boccazzi), già dichiaratamente contrari al progetto.
Nella mozione, in sostanza, il vice presidente del consiglio chiedeva il ritiro «in autotutela del titolo autorizzativo all’avvio dell’intervento edilizio», così da affidare «un qualificato approfondimento tecnico-giuridico sull’eventuale fattibilità dell’opera».
Il tutto, appunto, dopo un’odissea durata oltre dieci anni e culminata prima con il via libera della Soprintendenza, poi con i pareri negativi della commissione edilizia aostana e infine con il via libera, accompagnato, il 15 giugno, da un nota del governo aostano in cui si sottolineava l’appoggio agli appunti mossi proprio dall’organo comunale.
Favre: «La gente mi chiederà conto del “tafanario”»
«Quando tra due anni invece del rendering vedremo quel “tafanario” la gente mi chiederà cosa ho fatto per evitarlo e dirò nulla, se non il convitato di pietra – ha attaccato Favre -. Per questo presentiamo questa iniziativa, perché riteniamo che il rilascio del titolo di costruzione sia avvenuto senza l’espletamento di attività che avrebbero potuto modificare l’esito», ma anche perché «con una variante di dettaglio avreste potuto imporre vincoli su ampliamento e materiali usati».
Nuti: «Ritiro in autotutela illegittimo»
Prima dello scatenarsi dei vari interventi, il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, ha posato la pietra tombale sul caso.
«Il ritiro in autotutela è un atto, esattamente come il titolo autorizzativo e per farlo in maniera legittima occorre verificare l’illegittimità dell’atto che si vuole revocare – ha tuonato il primo cittadino -. Peccato che l’autorizzazione concessa è fondata su leggi e norme, verificata».
Secondo il sindaco, il comune ha chiesto «più pareri legali, visti la delicatezza della situazione, il dibattito nato in commissione edilizia e la perplessità degli uffici – ha continuato Nuti -. Abbiamo fatto le verifiche del caso e compiuto l’unico atto legittimo possibile».
Modifiche alla Legge casa
L’unica possibilità, per il governo di piazza Chanoux, è quella di «apportare modifiche perché questa cosa non si ripeta – ha spiegato ancora Nuti -, tanto che anche grazie alle nostre sollecitazioni sta partendo il percorso legislativo di revisione della Legge casa».
E chiude.
«Peraltro speriamo che i lavori inizino in fretta, perché il tetto si sta frantumando come un cracker – ha concluso -. Speriamo poi di riuscire a intervenire sull’altra vergogna della Arcate del Plot».
VdA Aperta ancora all’attacco
A margine del consiglio è poi arrivata nuovamente la presa di posizione di VdA Aperta, che oltre a puntare il dito sulla decisione di «secretare» la riunione della quinta commissione in materia, ha intimato al Comune di smetterla di «fingere di non avere responsabilità sull’autorizzazione».
Secondo il movimento, infatti, è il governo di piazza Chanoux ad aver «consentito la realizzazione del tetto piano senza lose», ma anche a secretare la riunione e «deciso di non rispondere alle domande poste alla commissione edilizia».
Secondo VdA aperta, poi, oltre ad aver incontrato più volte commissione edilizia e progettisti, non avrebbe risposto ai rilievi posti dalla commissione stessa, che si sarebbe vista ripresentare tre volte lo stesso progetto senza le modifiche richieste.
Se la deroga sul tetto in lose «è stata data per questioni estetiche, come confermato dall’assessore Loris Sartore», VdA Aperta ribadisce come «è sbagliato continuare ad addossare le colpe sulla Legge casa; il permesso a costruire e la pianificazione del territorio spettano al Comune», che deve peraltro impegnarsi a «rendere pubblico il documento presentato dal Presidente della commissione edilizia in V commissione».
(alessandro bianchet)