593 firme chiedono che la coop Lou Dzeut resti a Champorcher
La lavorazione della canapa a Champorcher nella foto di Enrico Romanzi
comuni
di Cinzia Timpano  
il 01/09/2023

593 firme chiedono che la coop Lou Dzeut resti a Champorcher

I promotori della lettera-petizione chiedono un incontro ufficiale con l'assessore allo Sviluppo Economico, con la cooperativa e con gli amministratori comunali

593 firme chiedono che la coop Lou Dzeut resti a Champorcher.

Lou Dzeut a Donnas

593 persone hanno firmato la lettera aperta che un gruppo di residenti a Champorcher ha scritto per evitare che la cooperativa Lou Dzeut si trasferisca da Champorcher a Donnas.

La cooperativa che si occupa della lavorazione della canapa era stata l’unica partecipante al bando del comune di Donnas che intendeva assegnare i locali della vecchia casa comunale, già sede del giudice di pace.

Il bando prevedeva l’assegnazione dei locali per 6 anni, prorogabili per altri 6 anni, con un canone annuo inferiore ai 4 mila euro.

La richiesta di un incontro ufficiale

«Durante la raccolta firme abbiamo riscontrato interesse alla problematica e disponibilità da parte di alcune persone a collaborare con la cooperativa, con diverse possibili modalità, finalizzate alla salvaguardia, alla promozione e allo sviluppo di questa importante attività» scrivono i promotori in una nota.

«A nome delle 593 persone che hanno firmato la nostra lettera, chiediamo all’assessore allo Sviluppo Economico, Formazione, Lavoro, Trasporti e Mobilità Sostenibile, al comune di Champorcher e alla cooperativa Lou Dzeut di organizzare al più presto un incontro» – chiedono i promotori della lettera aperta Fausta Baudin, Gianluca Crescio, Aurelio Danna, Alessandro Glarey e Celestino Savin.

«Perdiamo un elemento di identità culturale»

I promotori della lettera aperta lamentano la «perdita di un importante elemento di identità culturale e di savoir faire locale quale la tessitura della canapa».

Nella lettera aperta, si parla di «amarezza e delusione» visto che la cooperativa è nata proprio con il proposito di «mantenere viva una lavorazione tradizionale tipica, riconosciuta anche dalla Regione, sul territorio di Champorcher, e di favorire l’occupazione in un paese di montagna a rischio di spopolamento, ha deciso di trasferirsi a Donnas».

Secondo i promotori, «non si deve dimenticare che una gran parte delle entrate della cooperativa proviene dalla Regione che sostiene le lavorazioni tipiche in base alla legge 44/1991 che cita tra le altre, la lavorazione della fibra di canapa a Champorcher.
Proprio per questa precisa definizione geografica della lavorazione ‘a’ Champorcher, che non si deve cambiare, non deve esserci delocalizzazione della produzione».

Delusione e amarezza

Nella lettera aperta, si parla di «amarezza e delusione» visto che la cooperativa è nata proprio con il proposito di «mantenere viva una lavorazione tradizionale tipica, riconosciuta anche dalla Regione, sul territorio di Champorcher, e di favorire l’occupazione in un paese di montagna a rischio di spopolamento, ha deciso di trasferirsi a Donnas».

Secondo i promotori, «non si deve dimenticare che una gran parte delle entrate della cooperativa proviene dalla Regione che sostiene le lavorazioni tipiche in base alla legge 44/1991 che cita tra le altre, la lavorazione della fibra di canapa a Champorcher.
Proprio per questa precisa definizione geografica della lavorazione ‘a’ Champorcher, che non si deve cambiare, non deve esserci delocalizzazione della produzione».

Nella foto in alto di Enrico Romanzi, lavorazione della canapa a Champorcher.

(c.t.)

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