Sul Defr respinte in blocco le iniziative di Pcp, la denuncia: «no a prescindere»
Per Guichardaz e Minelli «la totale chiusura è realtà rivelatrice di un atteggiamento difensivo di chi teme il confronto e si dimostra sempre più arrogante e superficiale»
Sul Defr respinte in blocco le iniziative, Pcp denuncia: «no a prescindere». Al termine dei tre giorni di dibattito sul Documento di programmazione economico finanziaria, Pcp ha espresso voto contrario.
Le motivazioni
«Questa maggioranza intende proseguire nel progetto di ampliamento dell’attuale Ospedale risalente al 1942 – stigmatizzano le consigliere Erika Guichardaz e Chiara Munelli -, vuol realizzare la seconda canna al Tunnel del Monte Bianco, pensa a nuove strade in alta montagna e a piste intervallive, intende realizzare un impianto devastante nel vallone di Cime Bianche, è in grave ritardo rispetto all’obiettivo della transizione energetica verso una Valle d’Aosta fossil fuel free».
Rincarano: «Sul piano sociale sono gravi le carenze di azioni e ostilità anche rispetto a norme di contrasto alla povertà o alla messa a disposizione dei dati sulle liste d’attesa che creano disparità nel diritto alla salute. In diversi settori (istruzione, politiche del lavoro, personale) si rinvia ogni scelta a Roma nonostante la competenza primaria della Regione».
Inascoltate
«Pcp ha cercato di formulare proposte costruttive rispetto al testo presentato e modifiche migliorative in vari settori presentando 14 ordini del giorno e 10 emendamenti. Sono stati tutti respinti con un atteggiamento di rifiuto tipico di quella politica del no a prescindere» puntualizzano.
Sulla proposta del salario minimo – cassata – dicono: «anche il gruppo Fp-Pd, che non ha sostenuto la misura del salario minimo (per cui il Pd valdostano ha organizzato una raccolta firme), non ha preso le distanze dall’autonomia differenziata e dalla fallimentare politica per un grande aeroporto commerciale, tema su cui il presidente Bertin ha costruito buona parte della sua azione politica, in tempi che appaiono lontani anni luce».
Concludono le due consigliere: «la totale chiusura è realtà rivelatrice di un atteggiamento difensivo di chi teme il confronto e si dimostra sempre più arrogante e superficiale, insofferente e debole nelle argomentazioni, ripetitivo e monotono nel bollare come ideologica e strumentale l’azione politica che portiamo avanti lavorando con serietà e impegno».
(re.aostanews.it)