La vita in Niger della cooperante valdostana Marzia: «empatia e compassione, nelle vita di ogni giorno»
Dal 2017, Marzia Vigliaroni lavora per l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati
La vita in Niger della cooperante valdostana Marzia: «empatia e compassione, nelle vita di ogni giorno».
Sono occhi che hanno visto crudeltà indicibili e sofferenze inenarrabili ma restano colmi di speranza e fiducia nel futuro del genere umano quelli di Marzia Vigliaroni, dal 2017 operativa all’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Grazie a una mente instancabilmente attiva e a una attitudine combattiva innata, la psicologa e cooperante valdostana si dimostra sempre in prima linea nella lotta al pregiudizio e nella promozione di un approccio quanto più possibile aperto all’alterità.
L’infanzia al quartiere Cogne
«Mio padre era di origini sarde, praticamente analfabeta e lavorava come operaio alla Cogne Acciai Speciali, mentre mia madre era di origini calabresi e lavorava come parrucchiera – racconta la donna -.
È forse stata l’infanzia trascorsa nel Quartiere Cogne a indirizzarmi a una carriera nella cooperazione, un cammino che mi ha permesso di riuscire a conoscere e apprezzare l’altro senza visioni offuscate dagli stereotipi».
Dopo aver conseguito il diploma al liceo classico XXVI febbraio di Aosta e la laurea in Psicologia clinica e di comunità presso l’Università degli studi di Torino, Vigliaroni si è dedicata a un master internazionale in Protezione psicologica dei minori e degli abusi presso le Università di Padova e di Bucarest.
Coltivare gentilezza ed empatia
«Ho sempre percepito un certo interesse per il dominio psicologico orientato verso il benessere della persona e in modo particolare in situazione di migrazione mista, tematica cui ho dedicato il dottorato di ricerca in Educazione nella società contemporanea che concluderò a febbraio – prosegue la cooperante valdostana -.
Tutte queste esperienze mi hanno insegnato che per incontrare l’altro bisogna ascoltarlo coltivando gentilezza, empatia e compassione, tre valori che danno senso alle mie battaglie e alla mia vita quotidiana».
Dal 20212 in Niger
Dal 2012 Vigliaroni presta servizio nella zona del Niger, dove da oramai sei anni svolge il ruolo di responsabile ONU della salute mentale e del benessere psicosociale occupandosi della presa in carico di minori e rifugiati che necessitano di aiuto e protezione umanitaria.
Attualmente, Marzia è coordinatrice del primo master di II livello in Salute mentale e sostegno psicosociale in contesti di emergenza umanitaria, nato dalla collaborazione tra l’italiana Università di Parma e la nigeriana Università di Niamey e interamente svolto in lingua francese.
«Uno dei miei ricordi più emblematici risale a circa due anni fa, quando mi trovavo nella zona desertica a nord del Niger e ho conosciuto una donna che era stata vittima di una violenza fisica inaudita dinnanzi ai suoi figli – racconta la psicologa -.
Queste situazioni mi hanno sempre portata a pensare che vi fosse un urgente bisogno di capirsi, sostenersi e non smettere mai di combattere per valori in cui crediamo ancora in tanti nonostante i muri che vengono innalzati impedendoci di andare dove vogliamo».
In Romania, Madagascar e Centro Africa
A seguito dei primi passi compiuti ad Aosta alla cooperativa La Svolta e alla struttura di prima accoglienza L’Arcolaio, che le hanno permesso di inquadrare e comprendere molti aspetti concernenti soprusi elitari e domestici sul territorio italiano, Vigliaroni si è avventurata tra Romania, Madagascar e Centro Africa, vivendo e analizzando condizioni di conflittualità ancora più subdole e forti nonché fonte di una crudeltà concepita come strumento di guerra e di potere.
«Ho cercato di imparare dalla violenza e dall’intolleranza di genere che cosa significasse davvero fare sensibilizzazione, frequentando corsi e impegnandomi in una serie di progetti educativi basati sulla comprensione dei bisogni – conclude la donna -.
Si tratta di conoscere i propri preconcetti e le idee veicolate dal linguaggio che viene insegnato nelle scuole, tutti percorsi che in un ventennio mi hanno vista attiva nel cercare di combattere le forme di ingiustizia, discriminazione e non comprensione dell’alterità intesa come tutto ciò che è diverso da me».
(giorgia gambino)