Aosta: il consiglio mantiene le indennità, ma Lega (Spirli esclusa) e Renaissance non ci stanno
La delibera per mantenere inalterate le indennità di carica anche per il 2024 fa discutere. Giordano: «Di questo passo mi chiedo chi continuerà a fare attività amministrativa e politica»
«Mi chiedo di questo passo chi continuerà a fare attività amministrativa e politica». Il mantenimento delle indennità di carica del consiglio comunale anche per il 2024 ha smosso gli animi della minoranza (e non solo a dirla tutta) del consiglio comunale di Aosta, che ha visto astenersi Bruno Giordano e Renaissance (voto contrario di Sergio Togni e voto favorevole di Sylvie Spirli) sulla delibera, chiedendo invece un adeguamento.
Indennità mantenute
La delibera per il mantenimento delle indennità per il 2024 ha aperto la maratona di approvazione del bilancio di previsione 2024-2026, che prevede peraltro il trattamento di 14 iniziative collegate da parte dell’opposizione.
E l’inizio è stato sulla falsariga di quello dello scorso anno, con parte della minoranza a chiedere almeno un aumento indicizzato all’Istat.
Le voci
Apre il coro di dissensi l’ex sindaco, ora in quota Lega, Bruno Giordano, che proprio al pari dello scorso anno ribadisce come «non ho mai creduto al concetto di uno vale uno e del massimo ribasso d’asta – ha detto -. Credo che la qualità di un lavoro impegnativo, costante e al servizio del cittadino dovrebbe essere remunerata almeno al netto dell’inflazione».
Per Giordano è una sorta di affronto essere considerati come «29 percettori di reddito di cittadinanza – ha continuato -. Non siamo qui per diventare ricchi, ma rendersi conto che forse valiamo di più rispetto a emolumenti figli della spending review è doveroso».
Il consigliere pensa alle «responsabilità giuridiche, amministrative, penali e alle assicurazioni da sostenere – ha spiegato ancora -. Già abbiamo tagliato il numero di consiglieri, ma di questo passo, mi chiedo chi continuerà a fare politica e amministrazione».
E ha concluso.
«Mi immagino i titoli se ci fossimo aumentati gli emolumenti – ha aggiunto -. Ma se prima, forse, era troppo da una parte (non per le amministrazioni), ora è troppo poco. Non rubiamo nulla a nessuno e siamo qui per far crescere e amministrare una realtà complessa».
Se Diego Foti (Pcp) non condivide l’eventuale aumento, in quanto sarebbe stata «un’autoproclamazione e un insulto ad altri lavori con pari dignità», arriva invece man forte a Giordano da parte di Roberta Carla Balbis (Renaissance).
«Un lavoro va pagato, ancorché vada riconosciuto lo spirito di servizio – ha detto -. Questa è un’attività impegnativa per chi la fa in un certo modo e c’è un tema di responsabilità che non può essere declinato nel numero di ore di servizio prestate. Non è autocelebrarsi, ma riconoscere valore alle cose».
Pietro Varisella (Av), è d’accordo con le parole di Giordano, e suggerisce un «ragionamento in tal senso», ma pur sempre partendo dal pensare a «cosa ci spinge a fare questo servizio ai cittadini».
Più duro Sergio Togni (Lega) che vota contro.
«La delibera doveva tenere in considerazione almeno l’aumento Istat – ha esclamato -. Forse era il momento di tornare a dare crescita al valore economico della politica. Uno può anche scegliere di rinunciare e devolvere tutto in beneficenza, ma io non voglio che questa diventi una professione per ricchi. Più si sposta verso il basso l’asticella, meno persone ci saranno. Sarebbe un riconoscimento. E lo dice una persona a cui questi soldi non cambiano certo la vita».
(alessandro bianchet)