Ambiente ed energia: la transizione green passa per il Piano regionale
Il Pear si pone 3 obiettivi: la riduzione dei consumi finali netti del 12%, l'aumento della produzione locale da fonti rinnovabili del 12% e la riduzione del 34% delle emissioni di gas climalteranti
Ambiente ed energia: la transizione green passa per il Piano regionale. Il documento è stato illustrato in Consiglio Valle dall’assessore all’Energia Luigi Bertschy. Il Pear si pone 3 obiettivi: la riduzione dei consumi finali netti del 12%, l’aumento della produzione locale da fonti rinnovabili del 12% e la riduzione del 34% delle emissioni di gas climalteranti.
Alcuni dati
«Il sistema energetico valdostano è caratterizzato da alcune peculiarità che lo rendono unico sul panorama nazionale. Nel 2019 la produzione locale complessiva è stata pari a circa 3.514 GWh, costituita per il 100% da fonti energetiche rinnovabili (Fer), di cui il 90,7% derivanti da fonti energetiche rinnovabili elettriche e il restante 9,3% da fonti energetiche rinnovabili termiche quali la biomassa, il solare termico, la quota rinnovabile delle pompe di calore e il biogas. Una quota importante di energia elettrica viene esportata (circa il 63%) in quanto mediamente solo il 37% dell’energia elettrica prodotta viene consumata sul territorio regionale».
Ha aggiunto: «Nonostante l’elevata produzione locale di energia da fonti energetiche rinnovabili, il territorio regionale ha comunque la necessità di ricorrere all’importazione, in particolare di gas naturale e prodotti petroliferi, per poter soddisfare i propri fabbisogni energetici (circa 3.807 GWh al 2019).
Gli obiettivi
Ha sottolineato Bertschy: «Il Pear, in coerenza con gli indirizzi strategici posti dalla road map per una Valle d’Aosta fossil fuel free al 2040 e di quelli a livello internazionale ed europeo, definisce tre obiettivi quantitativi per il 2030: riduzione dei consumi finali netti del 12%; aumento della produzione locale da Fer del 12%; riduzione del 34% delle emissioni di gas climalteranti. Il raggiungimento di questi obiettivi andrà perseguito attraverso un mix di azioni qualitative: sostenibilità, resilienza, trasversalità, elettrificazione, autosufficienza energetica, ricerca e innovazione».
Ha concluso l’assessore: «Si ritiene quindi fondamentale avviare un tavolo di lavoro interassessorile così come parallelamente si procederà all’istituzione di tavoli di lavoro su specifiche tematiche energetiche. Il periodo di pianificazione al 2030 deve quindi porre le basi, anche infrastrutturali, per permettere un’ulteriore successiva accelerazione nel decennio seguente. Tra le prime azioni da concretizzarsi nel 2024, vi sono senza dubbio quelle in tema di Comunità energetiche rinnovabili e quelle relative all’efficientamento energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili.
Il dibattito in Aula
Il Capogruppo FP-PD, Paolo Cretier, ha parlato di «un documento funzionale alla sostenibilità, il cui obiettivo principale è l’abbandono progressivo delle fonti fossili al 2040. Un Piano di ampia visione che guarda all’efficienza energetica intesa anche come riduzione dei consumi netti con iniziative concrete per la riqualificazione degli edifici e per l’incentivazione all’utilizzo del trasporto pubblico locale su gomma e ferrovia. La riduzione delle emissioni del 34% al 2030 è un obiettivo ambizioso – sì – ma sostenibile. In tutto questo il coinvolgimento delle persone gioca un ruolo fondamentale per poter raccogliere e sostenere questa sfida globale, per dare alla Valle d’Aosta la sua possibile autosufficienza energetica.»
La consigliera di Pcp Chiara Minelli ha osservato: «Questo è il terzo Pear e come i precedenti viene approvato con ritardo, a dimostrazione della difficoltà della Regione a programmare. Inoltre, con le sue 1327 pagine, si presenta come un documento poco accessibile, dove non si trova il nucleo fondamentale. Il Piano si pone obiettivi significativi e, in parte condivisibili, ma che non sono sorretti da una corretta programmazione delle relative azioni, il che li rende concretamente poco raggiungibili. In particolare, riguardo ai trasporti, dove si prevede che il 90% del consumo sarà ancora basato su fonti fossili. Sulle Cer non c’è poi un ragionamento: visto che ormai ci sono decreti e regolamenti, la Regione deve dire adesso cosa vuole fare in concreto».
Il capogruppo di RV, Stefano Aggravi, si è soffermato sulle ricadute del Piano «manca, ad esempio, la valutazione sui costi delle azioni da realizzare: vi è la necessità di concentrarsi sulla convenienza delle scelte da fare e, mi auguro, non si pensi a misure di coercizione per raggiungere gli obiettivi. Sulle risorse energetiche manca un confronto più puntuale con chi guida i grandi investimenti che spesso lamenta, giustamente, la rigidità burocratica, freno alla realizzazione degli impianti. Sui rifiuti domina la scelta ideologica: è ridicolo, ad esempio, calcolare le tariffe su quante volte apro il cassonetto e non sulla base della quantità conferita».
«Il nostro Pear è un importante tassello della transizione energetica – ha detto il vicecapogruppo di AV-VdAU, Corrado Jordan -: da un lato occorre pianificare un intenso e graduale passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili disponibili, mentre dall’altro bisogna intervenire sulla razionalizzazione dei consumi di energia. Dobbiamo fare in modo di orientare le scelte di consumo dei cittadini verso l’autoproduzione, l’adozione di sistemi di accumulo, la partecipazione alle comunità energetiche, la gestione efficiente dei consumi, il miglioramento dell’efficienza energetica delle proprie abitazioni, la mobilità sostenibile. Dobbiamo farlo senza usare la demagogia, senza essere utopistici, senza che questo sia terreno di scontro politico».
Per il consigliere della Lega VdA Luca Distort, «serve un Piano dinamico capace di modificarsi velocemente per accompagnare in tempo reale le attività di vita sociale. La nostra priorità è la vita economica della comunità valdostana e valuteremo se questo strumento faciliterà le attività imprenditoriali. Siamo per l’economia reale che deve permettere alle persone di vivere e di crescere: l’economia di sopravvivenza e la decrescita felice sono concetti che non ci appartengono. L’ambiente va difeso ma senza perdere di vista la sfida di un’economia produttiva che sappia crescere in sintonia con il contesto. Rifuggiamo le visioni dogmatiche a favore di quelle realistiche e richiamiamo l’attenzione al paesaggio, luogo di incontro tra la natura e le attività umane. Valutiamo con favore la produzione di nuova energia che deve essere pulita, rinnovabile e a km zero: per noi, l’idroelettrico rappresenta l’elemento cardine».
(re.aostanews.it)