Fiera di Sant’Orso: il primo giorno di scuola del 1955 ispira l’avant première di Guido Diémoz
Da sinistra, Luigi Bertschy, Guido Diémoz, Guido Corniolo, Renzo Testolin, Jean-Pierre Guichardaz e Manuela Ceretta
Artigianato
di Cinzia Timpano  
il 17/01/2025

Fiera di Sant’Orso: il primo giorno di scuola del 1955 ispira l’avant première di Guido Diémoz

Alla sede dell'Università della Valle d'Aosta, è stata presentata la scultura tuttotondo in noce valdostano dell'artigiano di Doues

Fiera di Sant’Orso: il primo giorno di scuola del 1955 ispira l’avant première di Guido Diémoz.

La meravigliosa scultura di Guido Diémoz

L’ecoula d’eun cou – quel primo giorno di scuola delle elmentari, nel 1955, rivive nell’avveniristica sede dell’ateneo valdostano che secondo la magnifica Rettrice Manuela Ceretta «rappresenta l’unico raccordo possibile tra la scuola di di ieri e di oggi e quella di domani».

L’avant première di Guido Diémoz

Oggi pomeriggio, la sede di UniVdA ha ospitato l’avant première della Foire de Saint-Ours dell’artigiano di Doues Guido Diémoz.

Si tratta della decima edizione, 10 grandi sculture in noce per raccontare la tradizione rurale valdostana, un racconto su legno straordinario che nasce delle abili mani dell’autodidatta Diémoz.

Il tuttondo in noce che racconto la scuola di un tempo

Un atrio affollato ha omaggiato la meravigliosa scultura, un tuttotondo in noce valdostano che ricorda la scuola d’antan.

Le parole di Guido Diémoz e il ricordo del primo giorno di scuola

«Ho ricordato il primo giorno di scuola – ha spiegato l’artigiano di Doues, nato in località Chanet, dove tutt’ora vive e ha il suo laboratorio e atelier -.
Eravamo 16 bambini provenienti da tre villaggi. Io ero mancino e ne ho prese tante di bacchettate con la riga sulle mani, fino a imparare a usare la mano destra» ha ricordato, citando anche «i papà che spaccavano la legna per alimentare la stufa in classe».

Studenti e papà che spaccano la legna

E anche quei papà – 4 uomini intenti a segare e trasportare legna per scaldare i bambini e la maestra sono rappresentati nel racconto su legno dell’ecoula d’eun cou.

I bambini sono seduti composti, la maestra alla lavagna indica le lettere dell’alfabeto, la stufa alimentata dalla legna.

Ci sono cartelle, matite, libri, quaderni e sulla cattedra della signora maestra anche il mappamondo.

La rettrice Manuela Ceretta

Le parole della rettrice Manuela Ceretta

La rettrice ha sottolineato il rapporto tra la scuola e la comunità, parlando del lavoro del ricercatore Maurizio Piseri sulle scuole di villaggio che spesso potevano resistere grazie alle donazioni dei sacerdoti o degli artigiani o di chi, nel proprio testamento, indicava come volontà il mantenimento del maestro.

Anche riferendosi alla nuova sede dell’Ateneo, la rettrice ha offerto una riflessione sulla scuola come patrimono urbano e identitario, indicando il 500 come «secolo della rivoluzione educativa» e alla conseguente rigenerazione etica, religiosa e sociale dell’intera società».

Le giovanissime maestre contro l’analfabetismo

«Scuola che è fatta anche dagli insegnanti e che nella scuola d’antan – ha ricordato la rettrice di UniVdA – vede in primo piano la missione educative di giovanissime maestre che, oltre alla missione educativa nel combattere l’analfabetismo, avevano a che fare anche con il pregiudizio.

Eleonora Scapillato, dottoressa di ricerca in Teaching and Learning Sciences

«La nostra università è nata con il corso di Scienze della Formazione Primaria e guarda al futuro; oggi per esempio, accoglie Eleonora Scapillato, dottoressa di ricerca in Teaching and learning Sciences» ha concluso la rettrice, riferendosi alla giovane laureata in Scienze della Formazione Primaria che ha introdotto l’avant première e che aveva fatto da speaker durante la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 7 settembre.

Storia della comunità

L’assessore al Sistema Educativo Jean-Pierre Guichardaz ha elogiato «l’opera narrante che racconta la storia della comunità, dove si colgono la storia individuale e quella collettiva» e ricordato gli investimenti per l’edilizia scolastica, priorità di investimento seconda solo alla sanità nel programma di governo.

Denatalità e responsabilità

L’assessore al Sistema Educativo Luigi Bertschy ha offerto una riflessione sulla denatalità, ma anche sottolineato la necessità di «non dare ai bambini e ragazzi responsabilità che non appartengono loro e di recuperare il ruolo genitoriale che ogni tanto si perde» notando la posa attenta degli studenti della scultura di Diémoz e l’assenza del telefono cellulare sul banco.

Educazione, forza di un popolo

Secondo il presidente della Regione Renzo Testolin «Guido mette a disposizione idee e pensieri profondi che valicano l’arte» e ribadendo come «l’educazione sia la forza di un popolo e lo studio uno strumento di crescita irrinunciabile per la comunità tutta».

La decima avant première

Guido Corniolo, a nome dell’Equipe d’Action Culturelle ha ricordato che «l’Avant Première della Foire de Saint-Ours è alla decima edizione e ogni anno Guido dice che è l’ultima».

Il poeta Umberto Druschovic: la scultura è memoria di un tempo che non c’è più

 

Il poeta Umberto Druschovich

«Io vorrei essere autodidatta come lui» ha detto Corniolo, passando la parola al poeta Umberto Druschovic che anche quest’anno ha accompagnato la scultura di Diémoz con una poesia.

«In verità non è una poesia, ma una riflessione per dare voce a ciò che Guido ha raccontato sul legno di noce – ha detto Druschovic -.

Questa scultura è come una creatura, l’ho vista nascere, prima nella testa dell’artista e via via prendere forma sotto le mani di Guido. La scultura è memoria di un tempo che non c’è più» ha concluso prima di declamare la emozionante poesia.

«La memoria del tempo a volte porta dolore, nostalgia di ciò che non può più tornare» (…)
«Non sapevamo allora che la vita è neve che si sciogli, è vento impetuoso che ogni cosa travolge e porta con sè» (…)
«Dove sono ora i miei cari compagni, i loro sogni di un felice domani? Alcuni sono andati lontano, perduti sulle strade del mondo, altri voltati oltre le cime, in un cielo più grande, dove falce non miete e tarlo non consuma» (…)
«Nel calamaio delle ore intingo ancora la speranza e scalpello i miei pensieri sul duro legno della vita ma con la stessa meraviglia e con l’incanto di allora».

(cinzia timpano)

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