Giornata internazionale della Donna: nel 2024, 131 mamme valdostane costrette a dimettersi
La riflessione della consigliera di Parità Katya Foletto
«Non per fare la disfattista, ma la mia percezione è che in tema di pari opportunità sia cambiato ben poco.
Anzi, registro un peggioramento delle condizioni di lavoro delle donne, si fa più fatica a tollerare le assenze, si inasprisce il rapporto di lavoro con titolari e colleghi, si negano smart working e part time. E la questione non riguarda solo le neo mamme».
La riflessione della consigliera di Parità Katya Foletto
La consigliera di Parità Katya Foletto
La consigliera di Parità Katya Foletto offre la sua riflessione in occasione della Giornata internazionale della donna che al di là della banalizzazione commerciale può e deve diventare un momento di riflessione profonda sul ruolo e sui diritti delle donne nella nostra società.
«Servono un dialogo aperto sulle questioni di genere e il sostegno alle organizzazioni che lavorano per i diritti delle donne e urge l’incoraggiamento a politiche di uguaglianza nei luoghi di lavoro – precisa Foletto che mette l’accento sulla rappresentanza: la presenza politica non può essere dimenticata, notiamo la scarsa presenza femminile in Consiglio regionale e non c’è un meccanismo di salvaguardia nelle nomine apicali. Non abbiamo fatto alcun passo in avanti».
Mercato femminilizzato ma precariato e gap retributivo sono altissimi
E pochi passi in avanti si registrano anche in tema lavoro. Il mercato del lavoro valdostano è più femminilizzato rispetto alla media nazionale ma il precariato e il gap retributivo restano a livelli altissimi.
Un piccolo passo avanti: 300 congedi di paternità
C’è un piccolo passo avanti in tema di congedi di paternità che nel 2023, in Valle d’Aosta, nel settore privato e agricolo sono stati 300, come fotografano i dati dell’Inps.
Le dimissioni delle neo mamme
Nell’anno 2024, 187 lavoratori valdostani si sono dimessi.
131 sono lavoratrici madri e per 72 di loro, le dimissioni sono dovute alla difficoltà di conciliare il lavoro con la cura del figlio.
Le ragioni sono diverse: il mancato accoglimento al nido, l’assenza di parenti di sostegno, l’eccessiva incidenza dei costi di assistenza del bambino (baby sitter o nido) ma soprattutto «l’organizzazione e le condizioni di lavoro particolarmente gravose e difficilmente conciliabili con le esigenze di cura della prole».
Nei restanti casi, il cambio aziendale è molto spesso correlato alla mancanza di politiche family friendly.
I lavoratori padri che si sono dimessi sono 56; in 43 casi, le dimissioni sono dovute al passaggio ad altra azienda e in 4 casi all’inconciliabilità con le esigenze di cura dei figli.
L’istituto della conciliazione
I dati migliorano rispetto al 2023 quando erano state 163 le dimissioni di lavoratrici madri (58 quelle dei padri) ma fotografano ancora la condizione di disparità che interessa tante mamme che non hanno aiuti per la cura e l’educazione dei figli.
Eppure la legge 162/2021 parla dell’istituto della conciliazione; è un preciso dovere del datore di lavoro facilitare la conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro. E invece l’assenza prolungata, la necessità di sostituire la lavoratrice, l’incertezza organizzativa al rientro, turni orari o esigenze di flessibilità sono condizioni che pesano ancora tanto.
«Serve un cambiamento culturale e sociale sul tema della maternità e del lavoro ma servono anche strumenti e sostegno alla genitorialità e all’occupazione femminile».
(cinzia timpano)