AIL: primo Convegno Nazionale di Psico-Oncologia
Roma, 9 mag. (askanews) – L’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma) ha promosso a Roma, nella prestigiosa cornice della Biblioteca Alessandrina dell’Archivio di Stato, il primo Convegno Nazionale di psico-oncologia, dal titolo: “La cura che ascolta: il ruolo della psico-oncologia per il benessere dei pazienti ematologici. L’esperienza di AIL e l’impegno delle Istituzioni nelle politiche sanitarie”.
Un confronto che nasce con l’intento di raccontare e valorizzare l’esperienza che AIL ha maturato sul campo, supportando pazienti con tumori del sangue ad affrontare il loro percorso di cura non solo dal punto di vista esclusivamente clinico, ma anche da quello psicologico ed emotivo. Durante il Convegno AIL ha dato spazio anche ad un importante confronto con le Istituzioni, per rafforzare l’importanza di integrare strutturalmente il supporto psico-oncologico nei percorsi di cura. Supporto già avviato da diverse regioni italiane, che hanno riconosciuto l’importanza della presenza dello psico-oncologo nei team multidisciplinari. Abbiamo parlato con Giuseppe Toro Presidente Nazionale AIL:
“Da 55 anni il motto di AIL è quello curare, curare è importante, ma soprattutto affiancare a tutto questo il prendersi cura. Prendersi cura significa ascoltare, significa dare un supporto psicologico, significa i volontari che stanno accanto al paziente. AIL fa degli investimenti importanti, sono oltre 65 i psicologi che AIL sostiene, che finanzia, sono oltre 20 mila i volontari che si adoperano nei reparti. Il monato ha bisogno di essere ascoltato, di essere sostenuto. Le istituzioni stanno facendo qualcosa, in molte regioni sono state approvate delle leggi interessanti, però c’è tantissimo ancora da fare”.
Il supporto dello psico-oncologo diventa quindi fondamentale poiché facilita il processo di accettazione della malattia e di adattamento alla nuova realtà costruendo una relazione terapeutica efficace tra paziente ed équipe medica. È poi intervenuta Elvira Tulimieri psicologa, presidente AIL Salerno, Consigliere AIL nazionale:
“Noi dobbiamo proprio smettere di pensare che la persona possa essere separatamente corpo, siamo un unico sistema integrato e quindi vanno curati entrambi gli aspetti, quello psicologico e quello fisico”.
“La cura che ascolta” è un invito a costruire una nuova cultura della terapia per una sanità più vicina alle persone dove l’uso della parola diventa fondamentale. Infine è intervenuto Giuseppe Antonelli professore storia lingua italiana Università di Pavia:
“La linguistica italiana studia tutti gli aspetti che riguardano la comunicazione attraverso le parole e questo è un aspetto decisivo anche quando parliamo di attenzione nei confronti dei pazienti e delle pazienti, soprattutto in momenti così delicati come sono alcuni momenti specifici della comunicazione in ambito oncologico. Sono momenti di grandissima sensibilità e fragilità da parte di persone che vivono le parole davvero sulla propria pelle”.
Per AIL nessun paziente nè familiare deve più sentirsi solo nel percorso di cura della patologia, ma ascoltato e compreso in un equilibrio indissolubile tra mente e corpo.