Migranti, Meloni cambia (ancora) i centri in Albania
Roma, 10 mag. (askanews) – “Alla fine di questa settimana sarà stato rimpatriato oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania”. Cioè 9 persone, più o meno, perché i numeri non sono certi. Al premier question time in Senato, mercoledì 7 maggio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto il punto sulla situazione dei centri di Gjader e Shenjin. Percentuali “assurde” e che “non tornano” secondo il Partito democratico. Rachele Scarpa, deputata Pd, riguarda la contabilità: al 27 aprile “4 persone erano state rimpatriate, a fronte delle 56 che sappiamo essere transitate per il centro (41 inizialmente più le 15 recentemente trasferite)”.
Comunque sia i numeri sono ancora molto bassi rispetto allo sforzo, economico e organizzativo, sin qui sopportato per le due strutture. Il governo ne è consapevole, tanto che in Parlamento sta portando avanti una nuova modifica della ‘destinazione d’uso’ dei centri. La relatrice del decreto Albania Sara Kelany (Fdi) ha presentato un pacchetto di emendamenti – approvati in commissione – che apportano sostanziali novità al provvedimento che recepisce le prime modifiche all’intesa raggiunta tra Tirana e Roma. In primo luogo viene ampliata la ‘platea’ di chi potrà essere trasferito nelle strutture. Inizialmente erano state pensate per quei migranti raccolti in acque internazionali “al fine di effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio previste dalla normativa italiana ed europea”. Poi è stato deciso – proprio con il dl Albania – di trasformarli in Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di migranti già ritenuti irregolari in seguito alle verifiche effettuate in Italia. Adesso viene stabilito che “lo straniero trasferito” nei centri “vi permane quando vi sono fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata presentata al solo scopo di ritardare o impedire l’esecuzione del respingimento o dell’espulsione”. A chiarirne la ratio la stessa Kelany che spiega come la nuova norma serva, in sostanza, a ‘depotenziare’ le decisioni della magistratura. “Da quando il governo ha deciso di aprire il Cpr di Gjader anche ai migranti già destinatari in Italia di un provvedimento di espulsione sono giunte alcune sentenze, dal sapore ancora una volta ideologico, che fino ad oggi hanno avuto l’effetto di rimettere a piede libero ben 14 soggetti pericolosi trattenuti nel centro in Albania in attesa di rimpatrio. È bastato che questi signori presentassero una domanda d’asilo perché si trasformassero in rifugiati da tutelare, ignorando sia il fatto che la loro richiesta fosse stata dichiarata manifestamente infondata – e cosa dice la legge italiana in merito a questa fattispecie – sia il loro curriculum criminale”.
Una linea, quella di contrasto con la magistratura, che era del resto già stata affermata in Senato da Meloni. “Qualcuno vuole a ogni costo far restare queste persone in Italia, noi invece vogliamo rimpatriarle ed è quello per cui lavoriamo”, aveva detto. Meloni aveva anche rivendicato di aver ottenuto il sostegno di Bruxelles: E’ “un’ottima notizia la proposta di lista europea dei Paesi sicuri che è stata formulata dalla Commissione che annovera i Paesi di provenienza di quei migranti i cui trattenimenti non erano stati convalidati dai giudici italiani. Anche qui si conferma che evidentemente non eravamo nel torto”.
In Commissione è stato anche approvato un secondo emendamento della relatrice che proroga al 31 dicembre 2026 l’efficacia della facoltà di derogare ad alcune disposizioni di legge per l’individuazione, l’acquisizione o l’ampliamento dei Cpr. Con un terzo testo vengono cedute a Tirana a titolo gratuito “due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione al corpo delle capitanerie di porto-Guardia Costiera”.
Il provvedimento andrà in Aula alla Camera per l’esame definitivo martedì 13 e non è escluso che il governo ponga la questione di fiducia.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli