Australia, Pastacaldi: così promuovo comunità italiana e accoglienza
Milano, 24 mag. (askanews) – Su LinkedIn si definisce “un imprenditore appassionato nel connettere culture e promuovere comunità”. Andrea Pastacaldi, 45 anni, toscano, in Australia ha fatto di questa passione una missione concreta: costruire reti, creare occasioni di scambio, sostenere la comunità italiana.
È fondatore e CEO di Made of Italy, Point Break Australia e The Italian Pass, oltre che co-fondatore di Besfit Recruitment. Con queste realtà lavora per mettere in connessione persone, imprese e progetti, valorizzando l’identità italiana in chiave contemporanea.
A colloquio con Askanews, racconta il suo impegno nel promuovere la cultura italiana all’estero, il supporto offerto a chi arriva in Australia, le sfide che incontra chi emigra oggi e le opportunità, sempre più concrete, per chi vuole costruirsi un futuro fuori dall’Italia.
“Made of Italy” è la più grande community online di italiani in Australia. Qual è stata l’ispirazione che l’ha portata a ideare questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
“Made of Italy è nato da un bisogno molto personale: quello di sentirmi a casa, in un Paese così lontano dal mio. Quando sono arrivato in Australia, non esisteva quasi nulla per orientarsi, né online né offline. Non c’erano gruppi Facebook attivi, né punti di riferimento per chi voleva ambientarsi, fare amicizia, ricevere consigli pratici. Tutto era una vera e propria avventura. Così, dopo aver vissuto un lungo viaggio on-the-road per il Paese, ho cominciato a creare piccole occasioni di incontro, spesso nei locali o nei club italiani. Erano semplici aperitivi o cene, ma servivano a creare legami e a far sentire meno soli i nuovi arrivati”.
“Il gruppo Facebook ItalWA (Italiani in Western Australia) è stato il primo passo concreto, poi evolutosi in Made of Italy. L’obiettivo? Non solo creare una community accogliente, ma anche rilanciare l’immagine dell’Italia all’estero, andando oltre gli stereotipi”.
“Non siamo solo ‘pizza e mandolino’, siamo cultura, arte, design, competenze. Oggi Made of Italy è diventato un movimento con eventi, progetti culturali, iniziative imprenditoriali e un network solido che connette la comunità italiana in Western Australia e non solo”.
Con “Point Break Australia” e “Besfit Recruitment” offre sostegno a immigrati e studenti internazionali. Quali sono le principali difficoltà che affrontano gli italiani che si trasferiscono in Australia e come le vostre iniziative aiutano a superarle?
“Il trasferimento in Australia è spesso percepito come un sogno accessibile, ma può nascondere molte difficoltà se affrontato senza le giuste informazioni. La burocrazia australiana è diversa, i visti cambiano spesso, e i costi della vita possono sorprendere chi parte con aspettative sbagliate. A questo si aggiunge l’isolamento iniziale, specialmente per chi non conosce nessuno o ha un inglese ancora da migliorare.
Point Break nasce proprio per colmare questo vuoto: diamo consulenze gratuite a chi vuole studiare in Australia, scegliamo con loro il corso e la scuola più adatti, prepariamo la documentazione e richiediamo il visto student. Ma facciamo anche molto di più: aiutiamo con l’alloggio, il lavoro, la vita quotidiana. Grazie a un team multiculturale e multilingue, siamo in grado di accompagnare le persone in un percorso di crescita, non solo amministrativa ma anche personale”.
“Con Besfit Recruitment, invece, abbiamo deciso di concentrarci su uno dei settori più dinamici e accessibili per i nuovi arrivati: l’hospitality. Lavoriamo a stretto contatto con ristoranti e hotel per collocare persone qualificate in ruoli adeguati, e spesso attiviamo percorsi di sponsor e residenza permanente. Un esempio? Uno dei nostri primi candidati è arrivato direttamente dall’Italia con un contratto da $80,000 e oggi sta per ottenere la cittadinanza. Ecco il tipo di impatto che vogliamo avere”.
“The Italian Pass” mira a promuovere esperienze autentiche italiane nel mondo. In che modo questa piattaforma contribuisce a rafforzare il legame tra cultura italiana e nuove generazioni all’estero?
“The Italian Pass è un’idea che ho sviluppato osservando un paradosso: all’estero ci sono tantissimi italiani con talento, creatività e capacità imprenditoriale, ma spesso faticano a emergere. Allo stesso tempo, c’è un pubblico enorme interessato all’Italia, alla nostra cultura e ai nostri prodotti, ma che fatica a trovare esperienze autentiche. Questa piattaforma nasce per unire questi due mondi. Funziona come un network selezionato di esperienze, professionisti e attività che rappresentano il vero spirito italiano. Vogliamo valorizzare chi lavora bene, chi promuove la nostra cultura con passione e qualità, e dare visibilità a piccole realtà che altrimenti rimarrebbero invisibili. Non è solo un elenco di attività, ma un progetto culturale e commerciale, che unisce le persone intorno a una visione dell’Italia moderna, vera, e proiettata nel futuro.
Nel 2023 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia. Che cosa ha significato per lei questo riconoscimento?
“È stato un momento toccante, inaspettato. Ho sempre associato quel titolo a grandi imprenditori o figure con una lunga carriera alle spalle. Riceverlo a 43 anni, in un contesto così dinamico, mi ha dato la misura di quanto il lavoro di comunità possa davvero avere un impatto. Il Presidente Mattarella mi ha conferito questa onorificenza per il mio impegno a favore delle relazioni tra Italia e Western Australia, soprattutto per il sostegno ai nuovi emigrati e la promozione della cultura italiana”.
“Questo riconoscimento mi ha dato una spinta enorme, ma anche un senso di responsabilità. Mi ha fatto capire che siamo sulla strada giusta, e che possiamo fare ancora di più per rappresentare l’Italia nel mondo, valorizzandone ogni sfaccettatura: dall’arte all’imprenditoria, dal cibo alla solidarietà”.
Guardando al futuro, come intende espandere la presenza della cultura italiana all’estero attraverso le sue iniziative imprenditoriali?
“Il mio obiettivo è creare un modello replicabile. Made of Italy non è solo un brand: è un metodo. Unisce accoglienza, cultura, business e comunità. Stiamo lavorando per espandere questo modello in altre città australiane e, in futuro, anche all’estero. L’idea è di creare dei ‘nodi’ Made of Italy in ogni grande città dove ci sia una presenza italiana significativa. Ogni nodo avrebbe il suo spazio fisico o virtuale, eventi, servizi, progetti di connessione tra vecchie e nuove generazioni”.
“In parallelo, svilupperemo una piattaforma digitale più solida per The Italian Pass, rafforzeremo la produzione di contenuti audiovisivi, e investiremo in formazione, mentoring e promozione per giovani talenti italiani all’estero. Il sogno? Un’Italia diffusa, moderna e connessa, in grado di valorizzare le sue eccellenze ovunque nel mondo”.
Come descriverebbe oggi la comunità italiana in Australia? È cambiata rispetto al passato e quali sono, secondo lei, i suoi punti di forza e le sue fragilità?
“Oggi la comunità italiana in Australia è molto più variegata. Abbiamo la vecchia emigrazione, che ha costruito le basi, e una nuova ondata di giovani, professionisti, studenti, famiglie che portano nuove energie. Il grande cambiamento è nella mentalità: oggi gli italiani arrivano più consapevoli, con obiettivi diversi. Ma resta la necessità di fare rete. Il punto di forza è l’enorme capitale umano. In giro per Perth – e non solo – trovi ingegneri, artisti, chef stellati, architetti, ricercatori. Ma spesso manca una rappresentanza ufficiale, un coordinamento. Le fragilità stanno lì: nel rischio di dispersione e nell’assenza di strutture forti. Made of Italy cerca proprio di colmare questo vuoto: creare un’identità collettiva che tenga insieme tutto questo potenziale”.