Il miglior bartender di Spagna è valdostano! È Gabriele Armani
Il ventiquattrenne di Gaby, con un pezzo di cuore a Fontainemore lavora da sei anni al Bar Paradiso di Barcellona, già miglior cocktail bar al mondo
Riproponiamo l’intervista a Gabriele Armani comparsa lunedì 9 giugno su Gazzetta Matin.
Già lo scorso gennaio, il 24enne di Gaby, attualmente bar supervisor al Paradiso di Barcellona, si era guadagnato il titolo di miglior bartendere italiano all’estero.
Gabriele Armani
Armani era stato premiato nella cerimonia dei BarAwards 2024, all’Alcatraz di Milano a metà gennaio.
Dalla Valle d’Aosta alla vetta del bartending spagnolo: Gabriele Armani si è appena aggiudicato il titolo di miglior bartender di Spagna, conquistando il primo posto alla World Class Competition Spain con creatività e tecnica.
Il ventiquattrenne valdostano cresciuto tra Gaby e Fontainemore si è diplomato all’École Hôtelière della Valle d’Aosta e da sei anni lavora al Bar Paradiso di Barcellona, nominato miglior cocktail bar al mondo nella 14ª edizione del World’s 50 Best Bars.
In Canada, a settembre, nella finale mondiale
A settembre volerà a Toronto, in Canada, per rappresentare la Spagna (e indirettamente l’Italia) nella finale mondiale della World Class dove si confronterà con i migliori barman del mondo.
Quali prove hai dovuto superare per conquistare questo titolo?
«È stata lunga e ho dovuto affrontare e superare numerose prove. In una prima fase i giudici sono venuti nei bar dei partecipanti e ho dovuto realizzare una ricetta ispirata al Canada con un ingrediente locale spagnolo.
Ho preparato un cocktail con tequila, ketchup di frutti rossi ispirato alla cucina canadese, miele locale di Barcellona, liquore al rabarbaro e lime: una versione particolare di un Margarita che mi ha permesso di essere selezionato tra i 16 migliori cocktail e che ho riproposto alla semifinale di Barcellona, qualificandomi tra gli 8 finalisti.
Gabriele festeggiato dal suo team di lavoro del Paradiso
La finale era suddivisa in diverse prove, ciascuna delle quali prevedeva un punteggio e otteneva il primo posto la persona che aveva raccolto il maggior numero di punti. Ho iniziato con tre prove con cui sono stati scartati altri 5 finalisti: la realizzazione di un cocktail classico tirato a sorte tra una selezione, di un cocktail a base di whiskey ispirato a ‘moda e arte’ e la prova mystery box.
Per l’ultima avevamo 26 minuti per realizzare 2 cocktail con ingredienti che inizialmente erano sconosciuti.
Arrivati a questo punto, i 3 finalisti hanno affrontato l’ultima prova, quella di velocità: di fronte a un pubblico di 200 persone abbiamo dovuto preparare 4 Paloma, 2 whiskey sour e un Martini in 7 minuti massimo.
Oltre alla velocità di realizzazione era importantissimo il gusto, elemento che mi ha permesso di conquistare il primo posto. Mantenere la calma in tutte le prove è stata la parte più complessa ma sono stato entusiasta della vittoria, condivisa subito con tutto il mio team di lavoro che era venuto a sostenermi».
A chi dedichi questo traguardo?
Gabriele al lavoro
«A Victor Vicquéry, il mio professore delle superiori mancato lo scorso anno.
Mi ha convinto a venire qui a Barcellona per lo stage delle superiori e gli sarò sempre grato: a questo bar devo tutto e il proprietario è diventato il mio mentore. È come se fossi nella migliore accademia o università dove potessi scegliere di studiare e c’è un bellissimo ambiente. Infine, lo dedico anche a mio papà».
Dove nasce la passione per i cocktail?
«Alle scuole superiori, avevo 14 anni circa.
Ho fatto i primi concorsi con la scuola alberghiera e nel 2019 sono venuto qui a Barcellona, nel Bar Paradiso dove lavoro anche oggi, per lo stage curricolare. Finite le superiori sono tornato, avevo già provato a vincere questo premio lo scorso anno ma mi ero classificato solamente quarto».
Quando volerai a Toronto?
Gabriele impegnato nella Ultra speed challenge, la prova di velocità
«La competizione sarà l’ultima settimana di settembre, mi piacerebbe arrivare qualche giorno prima per ambientarmi.
Adesso sto aspettando l’elenco dettagliato di tutte le prove che dovrò sostenere e saranno di più rispetto a quelle del nazionale, penso almeno 5 o 6.
Si sente un po’ di pressione, sono davvero poche le persone che sono riuscite a qualificarsi per i mondiali della competizione organizzata dall’azienda leader mondiale sul mercato delle bevande alcoliche Diageo.
Il mio mentore vi aveva partecipato nel 2014 e sicuramente mi accompagnerà. Mi ha insegnato praticamente tutto quello che so e mi farà da coach.Raggiungere il mondiale è un sogno che hanno tutti, si può realizzare solamente due volte quindi devo impegnarmi al massimo per farlo bene.
Questa competizione richiede una mole di lavoro, esercizio e tempo non indifferente e non so se lo rifarei in futuro: per il nazionale ho lavorato dalle 10 alle 15 ore al giorno, esercitandomi e perfezionandomi il più possibile anche nei giorni liberi. Questo riconoscimento ha ripagato tutti gli sforzi fatti».
(giulia calisti)