Delitto di La Salle, in aula i genitori della vittima, la madre: «Auriane ha vissuto due anni di inferno»
Le testimonianze dei genitori di Auriane Nathalie Laisne
CRONACA
di Thomas Piccot  
il 18/06/2025

Delitto di La Salle, in aula i genitori della vittima, la madre: «Auriane ha vissuto due anni di inferno»

Il padre: «Da Teima continui ricatti morali»

«Auriane ha vissuto due anni di inferno». Lo ha detto in aula Agnès Masson, la madre di Auriane Nathalie Laisne, uccisa lo scorso anno nella chiesetta diroccata di Equilivaz, a La Salle. Nel corso del processo che vede unico imputato il 22enne italo-egiziano Sohaib Teima, i genitori hanno ripercorso le tappe della relazione.

La madre: «Auriane ha vissuto due anni di inferno»

«Al momento dell’omicidio non stavano più insieme, la loro relazione si era interrotta nel novembre 2023 – ha affermato la donna -. Era una relazione tossica, lui la picchiava. Lei diceva che era un rapporto difficile, ma non raccontava tutto».La donna, davanti ai giudici della corte d’assise presieduta dal dottor Giuseppe Colazingari, ha detto che «lui l’aveva rinchiusa nella sua casa di Fermo e poi anche nella sua residenza universitaria. Sono stati due anni infernali, ha cambiato cinque numeri di telefono diversi. Nel settembre 2023 mi ha chiesto di non darlo a nessuno, perché Teima lo chiedeva alle sue amiche».

La signora Agnès ha parlato anche di alcuni episodi di violenza. «Le aveva rotto il naso e subito lei ci ha raccontato che aveva sbattuto contro un termosifone – ha aggiunto la madre della giovane, trovata priva di vita il 5 aprile 2024 in Valle d’Aosta -. Avevano spesso lunghe conversazioni telefoniche, lui parlava in inglese. Ho visto Teima quattro volte, anche di fronte a me si comportava male».

La madre: «Vista l’ultima volta il 20 marzo»

La testimonianza si è spostata sugli ultimi giorni di vita della ragazza. «L’ultima volta l’ho vista il 20 marzo – ha detto ancora la madre, rispondendo alle domande del pm Manlio D’Ambrosi -. Era a casa di suo padre, abbiamo festeggiato il compleanno. Mi ha detto che aveva in programma di vedere un’amica a Lione; dopo la morte di Auriane questa ragazza mi ha riferito che non si erano viste. Il 1° aprile mi ha mandato un messaggio su WhatsApp e ho trovato strano, perché non lo uso molto. L’ho invitata al ristorante. Il giorno dopo le ho inviato degli sms per sollecitarla, alla fine ci sono andata da sola».

La donna ha raccontato anche del lavoro della figlia come ballerina in un locale a Vienna. Una segnalazione di Auriane Nathalie Laisne ha consentito alla polizia austriaca di smantellare un giro di droga all’interno del locale. La mail era stata inviata a metà marzo 2024.

Il padre: «Da Teima continui ricatti morali»

Dopo aver risposto alle domande, Agnès Masson ha potuto accomodarsi nello spazio riservato al pubblico. Prima, non aveva potuto assistere al dibattimento. Quindi è stato il padre a testimoniare.

«Si lasciavano e si rimettevano insieme continuamente, è successo almeno cinque volte – ha evidenziato Ludwig Laisne -. Dietro c’era sempre un ricatto morale, ogni scusa era buona e lei ci ricascava sempre. Quando si lasciavano, era sistematicamente lui a cercarla. La zia e il cugino erano anche venuti a casa mia, per convincerla a ritirare la denuncia».

La testimionianza del padre

Il racconto dell’uomo, su diversi aspetti, ricalca quello della madre, compresi i due casi in cui Teima avrebbe sequestrato Laisne. «Le ha anche puntato un coltello, chiedendole di dargli un solo motivo per non ucciderla», ha aggiunto.

«Ho visto mia figlia l’ultima volta il 19 marzo, le ho detto di stare a casa e continuare gli studi – ha spiegato -. Dopo ci siamo sentiti spesso, fino a che i messaggi sembrano non essere più scritti da lei. Quando è stata fermata all’aeroporto con la droga, pensava che fosse qualcuno del locale dove aveva lavorato ad avergliela messa. Lei aveva dato informazioni alla polizia austriaca su un giro di droga».

L’ex fidanzata del fratello di Auriane: «Le hanno hackerato gli account, pensava fosse stato Teima»

L’ultima a testimoniare è una ragazza di 19 anni che ha avuto una relazione con il fratello della vittima. «Parlavamo quando ci incontravamo e avevamo un gruppo dove discutevamo del fatto che era stata vittima di hackeraggio. – ha spiegato la giovane -. Avevamo creato questo gruppo per individuare gli autori. Mi ha raccontato di quando era stata picchiata e sequestrata. Mi ha detto che la filmava nei momenti intimi, che le aveva portato via i documenti e rotto dei cellulari. Quando era in Italia, mi raccontava che poteva essere rinchiusa in camera quando lui andava a lavorare. L’ho vista l’ultima volta il 22 marzo 2024. Lì mi ha detto che pensava fosse Teima l’autore degli hackeraggi».

(t.p.)

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