In Africa l’Europa cerca di riguadagnare terreno sulla Cina (anche per ridurre migranti)
Roma, 21 giu. (askanews) – L’Europa prova a far concorrenza alla Cina in Africa, dove ormai il Paese asiatico la fa da padrone in vaste aree del territorio. Venerdì 20 giugno a Villa Doria Pamphilj a Roma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von del Leyen hanno presieduto il vertice “The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway: A common effort with the African Continent”, presenti rappresentanti di diversi governi africani e di organizzazioni internazionali come il Fondo monetario internazionale (Kristalina Georgieva) e la Banca Mondiale (Ajay Banga).
“Crediamo che l’Africa sia un continente in cui si gioca il nostro futuro: rafforzare l’Africa significa anche rafforzare l’Europa e costruire insieme le condizioni per una stabilità comune”, ha detto Meloni aprendo i lavori. “Siamo qui per riaffermare il nostro forte impegno e partenariato con l’Africa”, le ha fatto eco la tedesca. Hanno entrambe ragione. Purtroppo l’Europa ha abbandonato per qualche decennio la politica estera in Africa, lasciando spazio appunto alla Cina, che ha messo in campo una potenza di fuoco economica inimmaginabile per il Vecchio continente. Nel triennio 2025-2028 Pechino prevede di investire oltre 50 miliardi di dollari per modernizzare il continente. Inoltre incoraggerà (e si sa il potere di persuasione del governo cinese) le sue aziende a riversare altri 10 miliardi circa e stimolerà i governi a emettere i cosiddetti “panda bond”.
Cifre ben distanti dai budget europei: a Roma sono stati firmati accordi per un valore 1,2 miliardi di euro, tra investimenti e garanzie. Poco, ma comunque l’idea è giusta e le risorse a disposizione sono concentrate su pochi ma strategici investimenti. Innanzitutto il Corridoio Lobito, infrastruttura ferroviaria, e non solo, che collega Zambia e Katanga (aree ricche di risorse minerarie) all’Atlantico, in Angola. Un’opera che mina il monopolio sudafricano e cinese nella logistica. In questo modo i mercati africani avranno uno sbocco verso quelli occidentali, ovvero Ue e Usa, che partecipano all’investimento. Altro progetto, anche questo di valore strategico, è l’estensione di Blue Raman (coinvolta l’italiana Sparkle), il cavo sottomarino in fibra ottica per potenziare la connettività digitale tra Europa, Africa orientale, Medio Oriente e Asia meridionale, dal suo hub africano di Gibuti a Somalia, Kenya e Tanzania: questo collegherà l’Africa orientale a enormi mercati digitali. Ci sono infine altre risorse per l’agricoltura sostenibile, in particolare per la filiera del caffè.
Meloni ha anche annunciato che l’Italia lavora a “un’iniziativa concreta per il debito delle nazioni africane, questione che se non affrontata rischia di vanificare tutti i nostri sforzi. Lavoriamo per convertire l’intero ammontare del debito delle nazioni meno sviluppate e abbattere del 50% quello delle nazioni a reddito medio-basso. Questo ci consentirà di convertire in progetti di sviluppo sul territorio circa 235 milioni di debito”.
Se lo sviluppo collegato di entrambi i continenti con un ridimensionamento cinese, geopoliticamente fondamentale, è il primo obiettivo, il secondo è la riduzione dei flussi di migranti. “La sfida – ha sottolineato la presidente del Consiglio – è che l’Africa possa crescere e prosperare processando le sue materie prime, coltivando i suoi campi, dando una prospettiva ai suoi giovani anche per combattere le cause che spingono troppi giovani a pagare criminali per affrontare viaggi pericolosissimi”. Queste tematiche – ha aggiunto von der Leyen – “rappresentano un elemento importante del nostro approccio globale alla gestione della migrazione” che sta ottenendo risultati: “lo scorso anno, il numero di attraversamenti illegali delle frontiere è diminuito del 38%. Questa tendenza positiva è proseguita anche negli ultimi mesi, con una riduzione del 21% dall’inizio dell’anno”. Però il tema del contenimento delle migrazioni è un “elemento chiave della nostra agenda comune con i partner africani” e su questa problematica va “tenuta alta l’attenzione”.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli