Aosta, il Quartiere Dora lancia l’allarme: «Qui è il deserto»
Nel giro di poche settimane chiuse due attività. In attesa che la conclusione dei lavori porti nuova vitalità alla zona, i commercianti rimanenti fanno sentire la propria voce: «Tagliati fuori da tutto»
I progetti ci sono e qualcosa si è mosso, ma al Quartiere Dora, ad Aosta, qualcosa non ha funzionato.
Aosta, Quartiere Dora: chiudono i negozi
Nel giro di poche settimane hanno abbassato le saracinesche per sempre sia il bar X che la storica panetteria e alimentari Manno. Già anni addietro aveva alzato bandiera bianca il centro estetico e prima ancora il negozio di articoli sportivi.
Sulla via Valli Valdostane resistono la pizzeria d’asporto Fuorimano, il circolo Dora, e i due negozi di parrucchiere uomo e donna.
Un quartiere impoverito e svuotato, nonostante il grande progetto di restyling che lo interessa e che ha già portato tra le novità, l’apertura dell’asilo nido e la realizzazione della nuova mensa scolastica.
Quartiere Dora: le voci
Laura del Circolo Dora
Laura, al circolo Dora allarga le braccia.
«Onestamente non so se faccio bene a restare – dice -. Il cambio di normativa mi impone di diventare un bar a tutti gli effetti rinunciando alla formula del circolo, ma mi chiedo se ne vale la pena. Sono qui da una vita, ho iniziato a 19 anni e ne ho 40, ma la situazione è critica. Qui la gente viene a giocare a carte al pomeriggio, al mattino c’è poco movimento e i residenti del quartiere non sono tra i più assidui frequentatori».
I lavori non hanno aiutato.
«La lunga chiusura di via Valli Valdostane ci ha sicuramente penalizzato – continua -, ma i problemi sono iniziati molti anni fa con l’istituzione del senso unico; si è tolta vitalità alla piccola zona commerciale; qui un tempo c’erano l’hôtel, il ristorante, due bar, la panetteria, la latteria e drogheria, il negozio di frutta e verdura. Adesso oltre alla pizzeria d’asporto e al circolo, le vetrine sono tutte vuote».
Fabio Nasso
Fabio Nasso: «Disipiace vedere il quartiere imporverito»
Fabio Nasso è il direttore della struttura residenziale per minori psichiatrici Joli che quattro anni fa ha aperto a due passi dalla chiesa di sant’Anselmo dove un tempo c’erano l’albergo e ristorante Joli e attigua alla storica panetteria della famiglia Manno.
«Spiace molto constatare come il quartiere si sia impoverito – commenta -. La chiusura della panetteria e del bar che sono un po’ i luoghi simbolo di un quartiere è particolarmente significativa in una zona prevalentemente abitata da persone anziane. Noi stessi abbiamo sempre acquistato pane, brioches, biscotti per i nostri ragazzi qui in panetteria, ora ci rivolgiamo altrove, ma penso al servizio anche sociale che viene a mancare per chi non è più giovanissimo che magari, dopo aver preso pane e latte, si fermava al bar per un caffè e due chiacchiere. Qui intorno i negozi di generi alimentari non mancano, ma il servizio di prossimità è un’altra cosa».
A fine maggio ha chiuso anche la panetteria Manno; sulla vetrina c’è il messaggio commosso della famiglia Manno-Addario che si congeda dai clienti.
«Dopo anni di servizio alla comunità – si legge -, è giunto il momento di concludere questo capitolo della nostra vita, dopo attenta riflessione e valtuazione personale. Desideriamo esprimere la nostra più sincera gratitudine per la fiducia e il sostegno che ci avete dimostrato nel corso degli anni, è stato un privilegio servirvi e condividere con voi momenti di quotidianità e di festa».
La panetteria e il bar in particolare hanno molto sofferto la lunghissima chiusura di via Valli Valdostane che ha completamente tagliato fuori dal passaggio i due esercizi commerciali.
Anche la pizzeria Fuorimano ha subito un contraccolpo non indifferente, ma è riuscita a rimettersi in carreggiata.
Domenico: «Lavoriamo grazie ai clienti fissi»
Domenico, storico parrucchiere del quartiere
Il parrucchiere Domenico analizza la situazione.
«Qui da me e dalla collega ci arrivi comunque, i clienti sono fissi, qualcuno di passaggio c’è sempre, ma in verità noi lavoriamo su appuntamento e pur fastidiose le lunghe chiusure non hanno influito più di tanto – racconta -. Per la panetteria e il bar invece il discorso è ben diverso; al mattino, tutti a fare la guerra con l’orologio, ci si ferma per prendere il pane, si beve un caffè e si comincia la giornata. Se non posso arrivarci comodamente, bhè vado altrove».
Domenico analizza i vari motivi.
«Penso che le lunghe chiusure abbiano davvero tagliato le gambe alle attività commerciali e onestamente non mi spiego come per sistemare 200 metri di strada ci abbiano messo un anno e per ricostruire una strada ex novo a Cogne un mese… – conclude -. Il progetto del quartiere del futuro è davvero bello, ma dal punto di visto del commercio qui è diventato il deserto».
(cinzia timpano)