Etroubles: dopo 40 anni va in pensione la storica bibliotecaria Caterina: «dalla carta carbone a TikTok»
Creare una comunità intorno alle storie è stato, da sempre, l'obiettivo di Caterina Fisi
Etroubles: dopo 40 anni va in pensione la storica bibliotecaria Caterina: «dalla carta carbone a TikTok».
L’inaugurazione della biblioteca di Etroubles
A Etroubles la biblioteca ha da sempre la stessa bibliotecaria: Caterina Fisi è lì dal 1986 e in autunno, dopo quasi quarant’anni di servizio, sarà in pensione.
La biblioteca è da qualche giorno chiusa, per permettere a Caterina di smaltire le ferie arretrate.
Pubblichiamo l’intervista pubblicata qualche settimana fa su Gazzetta Matin nella quale Caterina racconta quasi quarant’anni di lavoro in biblioteca.
Invece di tirare i remi in barca, ha deciso di scrivere un ultimo, inaspettato capitolo della sua storia professionale, aprendo le porte della piccola biblioteca di montagna al mondo dei social network.
Creare una comunità attorno alle storie
Con la stessa cura con cui per decenni ha consigliato libri tra gli scaffali, oggi crea contenuti per TikTok, Instagram e Facebook, non per inseguire la viralità, ma per continuare a fare ciò che ha sempre fatto: creare una comunità attorno alle storie.
Il risultato è un’eredità che non è fatta solo di volumi, ma di un dialogo nuovo e vitale con i lettori, dentro e fuori i confini del paese.
Una storia che parla di come la passione per la cultura possa superare ogni barriera, generazionale e tecnologica, fino all’ultimo giorno di lavoro.
Quegli scaffali quasi vuoti, la macchina da scrivere e la carta carbone
Se chiude gli occhi e pensa al suo primo giorno nel 1986, quali immagini le vengono in mente?
«Soprattutto una cosa: gli scaffali praticamente vuoti.
Non c’era quasi niente. Ricordo anche che facevo l’elenco degli ultimi arrivi con la macchina da scrivere e la carta carbone per averne una copia.
In un certo senso era una forma primitiva di social: fotocopiavo le locandine con i nuovi titoli e le appendevo fuori.
All’epoca, la biblioteca era aperta solo 11 ore a settimana, oggi sono 16.
Grazie a quelle locandine, chi passava di lì si incuriosiva e poi veniva a prendere i libri».
Se dovesse scegliere una differenza fondamentale tra la biblioteca di allora e quella di oggi, quale sarebbe, al di là dell’ovvia tecnologia?
«Direi che è cambiato tanto, a partire dal modo di lavorare.
Una volta i cataloghi erano cartacei, oggi è tutto digitale.
Anche le attività culturali si sono evolute: abbiamo iniziato con presentazioni di libri rivolte a un pubblico medio-alto. Poi sono arrivati corsi di ogni tipo, per grandi e piccoli.
È cambiato anche il pubblico: all’inizio molti turisti, ora invece i frequentatori abituali sono i residenti, soprattutto persone di mezza età o più.
C’è stato anche un cambiamento nel tipo di turismo, che ora è meno “stanziale”.
Che cosa l’ha spinta a intraprendere questa nuova sfida digitale proprio alla fine della sua carriera? C’è stato un momento preciso che le ha fatto dire: “Sì, proviamoci”?
«Tutto è partito dai corsi sui social organizzati da Sapere Digitale.
Secondo me, se si impara qualcosa, poi bisogna anche metterla in pratica. Così ho deciso di provarci.
In fondo sono sempre stata curiosa, con la voglia di imparare cose nuove. Ho fatto tanti corsi, viaggi studio, non mi sono mai fermata.
Quando ho avuto l’idea dei social, l’amministrazione mi ha subito sostenuta. E così è nato il canale TikTok».
Quanto è importante, secondo lei, garantire una presenza costante e regolare della biblioteca nel quotidiano del paese?
«Ho sempre cercato di mantenere una certa regolarità negli orari, per dare un punto di riferimento stabile alla comunità.
È importante, soprattutto nei piccoli paesi, non creare confusione.
Ci coordiniamo con la biblioteca di Saint-Rhémy-en-Bosses, aperta dal lunedì al giovedì.
A Etroubles, invece, siamo aperti anche il sabato, e questa continuità aiuta a tenere viva la presenza della biblioteca nella vita del paese.
I social l’hanno aiutata a raggiungere anche persone di altri comuni valdostani?
«Sì, decisamente.
Molti dei libri che ho presentato o consigliato nei video sono stati richiesti non solo qui a Etroubles, ma anche in altre biblioteche della Valle, grazie al prestito interbibliotecario.
All’inizio non c’erano utenti locali attivi su TikTok, ora invece cominciano a esserci.
È bello vedere che i social hanno acceso una curiosità nuova, anche qui in montagna.
In 39 anni di servizio, com’è cambiato il rapporto delle persone con la lettura? Ci sono libri o generi che una volta erano molto richiesti e ora meno, o viceversa?
«Questa è forse la parte più complessa del nostro lavoro: conoscere bene il patrimonio bibliografico, per consigliare al meglio.
All’inizio c’era più narrativa, anche perché quella era la parte più consistente della collezione.
La saggistica si è costruita nel tempo, pian piano. Il bibliotecario deve sapere scegliere i libri giusti.
Ma il vero compito, soprattutto in una biblioteca di paese, è offrire ai lettori alternative, aprirli a nuovi argomenti, portarli a scoprire temi attuali e magari inaspettati.
Per esempio, in francese, vanno molto i libri sui lavori domestici: un dettaglio curioso, ma significativo».
I lettori, ‘clienti affezionati’
Quali sono i momenti più gratificanti che ha vissuto grazie a questa attività?
«Ce ne sono stati tanti: per me i lettori sono come dei “clienti affezionati”.
Il rapporto umano che si crea è qualcosa di unico.
Molti vengono non solo per prendere un libro, ma per parlare, raccontare pezzi della loro vita.
Ed è proprio questo che mi mancherà di più: l’incontro con le persone, l’ascolto, il legame che si costruisce giorno dopo giorno.
Auguro curiosità e passione per i libri
Qual è il suo augurio più grande per il futuro della biblioteca di Etroubles e che consiglio darebbe a chi prenderà il suo posto?
«Mi auguro che resti sempre aperta e che possa continuare a migliorare.
A chi verrà dopo di me direi: segui la curiosità, resta aggiornato, leggi i giornali, fai corsi di formazione.
E soprattutto: coltiva la passione per i libri. Solo così puoi aiutare gli altri a scoprire nuovi mondi.
Oggi, per esempio, ci sono corsi sull’intelligenza artificiale.
Anche queste cose devono entrare in biblioteca, perché la cultura è una cosa viva, e non smette mai di evolversi».
(paolo ciambi)