40 anni in tribunale a servizio degli altri, in pensione il cancelliere Giovanni Sisto
Dall'insegnamento, alla cancelleria della pretura di Donnas, fino all'approdo in via Ollietti; nell'imminente futuro, sentenze tributarie e il ruolo più bello: fare il nonno di Cristiano, Isabella e Ludovico
40 anni in tribunale a servizio degli altri, in pensione il cancelliere Giovanni Sisto.
La giustizia ha a che fare con l’altro diceva San Tommaso.
Una frase che Giovanni Sisto, classe 1960, in pensione dal 1º novembre, ha saputo incarnare e trasformare in uno stile di vita.
Cresciuto a Pisticci, in provincia di Matera (Basilicata), si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Bari e ha prestato servizio per quarant’anni al Tribunale di Aosta, dove ha diretto la Cancelleria.
Da Legnano, alla pretura di Donnas a via Ollietti
Dottor Sisto, com’è arrivato ad Aosta?
«Sono arrivato nel 1986 per ricongiungermi con mia moglie, che già lavorava qui. Insieme abbiamo deciso di costruire la nostra vita in Valle d’Aosta.
All’inizio insegnavo a Legnano e facevo il pendolare, poi ho vinto un concorso da cancelliere e sono stato assegnato alla Pretura di Donnas.
All’epoca c’era un solo dipendente che, quando presi servizio, era assente per maternità. Così mi ritrovai da solo a dirigere per la prima volta una Pretura.
Ebbi però la fortuna di ricevere l’aiuto di un collega più anziano di Aosta, il dottor Gubbiotti, e dell’allora dirigente della Pretura di Aosta, Giovanni Selis, appena rientrato dal Ministero della Giustizia: entrambi scendevano a Donnas per insegnarmi il mestiere.
Parla di Giovanni Selis, il magistrato al quale è intestato il Tribunale?
«Sì, esatto. Giovanni subì un attentato in via Monte Vodice nel 1982: un ordigno era stato collocato nel vano motore della sua Cinquecento, che allora aveva il motore posteriore, proprio questo dettaglio gli salvò la vita.
Se avesse avuto un’altra macchina, probabilmente non sarebbe sopravvissuto».
Ad Aosta dal 1989
Quando è approdato al Tribunale di Aosta?
«Sono rimasto a Donnas per tre anni, fino alla soppressione delle procure minori e all’istituzione della Procura della Repubblica presso la Pretura.
Nel 1989 sono stato trasferito nel capoluogo, ad Aosta, come dirigente della Pretura, fino al 1999, anno in cui l’ufficio venne accorpato al Tribunale.
Da allora sono rimasto in tribunale dirigendo anche la parte amministrativa del tribunale e occupandomi in particolar modo di alcuni settori specifici come le successioni e gli amministratori di sostegno.
Sono attività con diretto accesso del pubblico che mi hanno dato la possibilità di dare una mano a chi non aveva un accesso privilegiato al tribunale.
Sono queste le attività a cui mi sono dedicato con maggior impegno e che ricordo con più soddisfazione.
Inoltre, mi sono occupato anche di elezioni e attività legate all’ufficio elettorale.
Servizio molto impegnativo che lo ha portato negli anni a diventare la figura di riferimento quando si ha bisogno di un consiglio in merito»,
Come è cambiato il tribunale nel tempo?
«In quarant’anni sono cambiate tante cose, ma l’aspetto più deleterio del cambiamento, a mio parere, è stata la digitalizzazione. Sicuramente ha aiutato nel lavoro, ma ha reso la comunicazione con utenti e colleghi molto più anonima, il rapporto è meno coinvolgente e meno coinvolto.
Ci sono situazioni che più di altre, necessitano di un contatto umano come, per esempio, nelle accettazioni per beneficio di inventario, quando manca un genitore di figli minori, in cui si deve procedere all’inventario dell’eredità del defunto: questo significa entrare in una casa colpita da un lutto e violare i ricordi di una vita familiare.
Ho cercato di far diventare questa procedura meno invasiva ma purtroppo dopo di me questo servizio, in tribunale, non lo farà più nessun»
Come è stato trasferirsi dalla Basilicata alla Valle d’Aosta?
«Sicuramente sono stato agevolato dalla giovane età e dall’apertura mentale mia e soprattutto di mia moglie.
Naturalmente il legame con le radici e la mia cultura è rimasto, mi sento ancora Lucano, pur essendo un cittadino di Aosta e amando questa città.
Le mie radici sono lucane ma la mia casa è qua, in Valle d’Aosta».
Ha un luogo del in cuore Valle d’Aosta?
«Sì, la Val d’Ayas, in particolare la frazione Barmasc, da cui parte una passeggiata in cui c‘è una balconata con una vista spettacolare da cui puoi vedere il Monterosa ed il Cervino uno accanto all’altro.
Che progetti ha per la pensione?
«Essendo giudice tributario, per evitare di avere nostalgia del lavoro, mi sono fatto applicare anche presso la Corte di Giustizia tributaria di secondo grado dell’Abruzzo, della Liguria e Piemonte; quindi, ho da fare parecchie sentenze tributarie.
E poi voglio dedicarmi al mio ruolo più bello: fare il nonno di Cristiano, Isabella e Ludovico».
(francesca arcaro)
	
	