Coldiretti in Comm. Bilancio: manovra rafforzi l’agricoltura
Roma, 4 nov. (askanews) – Prorogare per il 2026 il credito d’imposta ZES unica, destinato alle imprese agricole attive nella produzione primaria, nella pesca e nell’acquacoltura, rafforzare le risorse destinate al credito d’imposta 4.0 per l’anno 2026 e introdurre misure aggiuntive per accrescere la competitività e la modernizzazione delle imprese agricole.
Sono alcuni dei punti messi in evidenza oggi davanti alle Commissioni congiunte Bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati da Coldiretti, audita nell’ambito dell’esame della Legge di Bilancio 2026 e del Bilancio pluriennale 2026-2028. Coldiretti era rappresentata da Gianfranco Calabria, vice capo Area Legislativa, e Gennaro Vecchione, responsabile del Servizio Tributario. Nel complesso, Coldiretti valuta la manovra in un quadro organico con il disegno di legge “ColtivItalia”, fortemente voluto dal ministro Francesco Lollobrigida, auspicandone una rapida approvazione per la rilevanza delle misure e delle risorse che mette in campo a sostegno del settore agricolo nazionale.
Particolare rilievo, evidenzia Coldiretti, assume la necessità di prorogare per il 2026 il credito d’imposta ZES unica, destinato alle imprese agricole attive nella produzione primaria, nella pesca e nell’acquacoltura. Si tratta di uno strumento strategico per sostenere la crescita e la competitività dei territori del Mezzogiorno, rafforzando il ruolo dell’agricoltura come motore di sviluppo economico, occupazionale e ambientale.
Sempre nell’ottica di promuovere l’innovazione, Coldiretti ha sollecitato un rafforzamento delle risorse destinate al credito d’imposta 4.0 per l’anno 2026, oggi ritenute insufficienti a sostenere un numero adeguato di investimenti, chiedendo al tempo stesso di estendere la misura anche alle attività agricole connesse, attualmente escluse.
Coldiretti ha inoltre espresso forte preoccupazione per la norma che, a partire dal primo luglio 2026, introdurrebbe il divieto di compensare i crediti d’imposta non derivanti da dichiarazioni fiscali con i debiti previdenziali e contributivi. Una misura di questo tipo – sottolinea l’organizzazione – determinerebbe una duplice criticità: da un lato rallenterebbe il processo di modernizzazione del settore, aumentando i costi per l’acquisto di nuovi macchinari, dall’altro creerebbe tensioni finanziarie per le imprese che avevano programmato investimenti basandosi sulle risorse derivanti dalle compensazioni.
