Fiscozen: tassa etica su pornografia: creator potrebbero pagare più
Milano, 18 nov. (askanews) – La tassa etica sulla produzione di materiale pornografico si applica anche alle Partite Iva in regime forfettario, oltre che al semplificato e all’ordinario. Stabilire se un contenuto sia da considerare pornografico, invece, sembra dipendere in parte da chi lo produce e in parte dall’Agenzia delle Entrate, che valuterà caso per caso. Lo ha comunicato la stessa Agenzia delle Entrate pubblicando la risposta ad un interpello presentato dalla tech company Fiscozen che chiedeva chiarimenti sull’applicazione al forfettario della tassa etica, sui criteri di calcolo e su cosa viene considerato pornografia.
La “tassa etica” è un’imposta aggiuntiva del 25% calcolata sui redditi legati alla produzione, distribuzione, vendita e rappresentazione di materiale pornografico. Si applica a chi ha un reddito d’impresa, agli esercenti arti e professioni, alle società di persone e assimilati. Per materiale pornografico, come specificato nella risposta dell’Agenzia all’interpello firmato dagli esperti fiscali Marina Tarallo e Fabio Barbati, si intendono “i giornali e ogni opera teatrale, letteraria, cinematografica, audiovisiva o multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico, in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti”. Si spazia quindi dalle piattaforme come Onlyfans alla letteratura, dai video con attori professionisti agli ormai superati giornali in edicola. Secondo una stima di Fiscozen, prendendo in esame i circa 85.000 creator digitali italiani attivi sulla sola Onlyfans, l’estensione della tassa sui redditi dei forfettari potrebbe comportare da oggi accertamenti dell’Agenzia delle Entrate su oltre 45.000 professionisti dell’intrattenimento per adulti, il 53% circa del totale. Il restante 47% è in regime semplificato o inquadrato come società ed è sempre stato considerato soggetto di questa tassazione extra fin dalla sua introduzione nel 2006. “Dopo una prima risposta insoddisfacente all’interpello fatta dal nostro team di esperti fiscali e la conseguente richiesta di riesame – spiega Elena Battistini, commercialista partner di Fiscozen – risulta ora chiaro che anche i contribuenti forfettari sono soggetti alla tassa extra, ma alcuni dei nostri clienti hanno sollevato dei dubbi su cosa verrà effettivamente inteso per pornografico e chi dovrà pagarla. Ad esempio, una persona che percepisce un reddito dalla diffusione di foto dei suoi piedi, dato che le immagini non contengono atti sessuali espliciti, non dovrebbe aver prodotto materiale pornografico. Stesso discorso per l’autoerotismo, che non implica la reciprocità o la presenza di più persone, oppure per la semplice nudità o per la simulazione di un atto sessuale. In base alla risposta dell’Agenzia delle Entrate, questi casi dovrebbero essere esclusi dal pagamento della tassa etica”.
Secondo la risposta all’interpello, “l’addizionale per i forfettari si dovrà applicare alla quota di reddito determinato forfettariamente (ricavi/compensi * coefficiente di redditività) riferito alla produzione/vendita del materiale”. In altre parole, ipotizzando che una persona in regime forfetario al 5% con codice Ateco di altre rappresentazioni artistiche (coefficiente del 67%), incassi 10.000 euro in un anno, tutti derivanti da vendita di materiale pornografico, dovrà pagare: 335 euro di imposta sostitutiva del regime forfetario (che diventano 1005 in caso di aliquota al 15%), contributi se iscritta alla gestione separata INPS per 1.747 e 1.675 euro di tassa etica.
“Speriamo che i controlli futuri sui creator seguano davvero questa linea, anche perché, altrimenti, migliaia di Partite Iva rischierebbero di dover pagare un 25% di imposte in più non previsto oppure andare incontro al processo di appello per contestare l’Agenzia” conclude Battistini.
