Pordenone verso la Capitale della Cultura con le immagini di Doisneau
Pordenone, 21 nov. (askanews) – Pordenone si prepara per essere Capitale italiana della Cultura 2027 e lo fa anche attraverso la fotografia, seguendo il filo conduttore della parola “Leggere”, che ha orientato il progetto di candidatura. E una grande mostra alla Galleria Bertoia è dedicata a Robert Doisneau, celebre fotografo francese, che ha saputo leggere, con il suo sguardo affettuoso e ironico, la società, soprattuto parigina, ma con un taglio diventato universale.
“Una mostra come quella di Doisneau a Pordenone nel 2025 – ha detto ad askanews Alberto Parigi, assessore alla Cultura e Grandi eventi del Comune friulano – significa che noi abbiamo costruito un progetto pluriennale. Non vogliamo essere capitale italiana della cultura solo nel 2027, ma stiamo costruendo un prima importante, un durante che sarà il clou e poi anche un dopo, perché vogliamo lasciare un’eredità. E vogliamo fare un passo ulteriore, un upgrade di Pordenone, accendendo finalmente un faro su questo territorio che non è nell’immaginario collettivo nazionale, noi vogliamo porlo proprio in questo immaginario collettivo e far sì che sia visto senza stereotipi, non solo una città di manifattura, di industria, di impresa, ma anche una città che esprime un livello culturale di assoluto valore”.
In mostra le fotografie più celebri, come il ritratto più umano di Pablo Picasso o il famosissimo Bacio dell’Hotel de Ville, ma anche le fotografie del periodo giovanile, le storie di guerra, quelle legate al mondo del lavoro, per arrivare alle meno note fotografie a colori, che oggi hanno una contemporaneità assoluta. “In questo progetto – ci ha spiegato Gabriel Bauret, che con la moglie Chantal ha curato l’esposizione – l’idea era trovare lo spirito dell’autore dietro la foto. Cerchiamo di capire un po’ come lavorava, qual era l’interesse di Robert Doisneau nella sua vita e nella sua mente, perché non si tratta solo di immagini, dietro le immagini c’era una persona”.
Altro aspetto importante da ricordare quando si parla di Doisneau, ma vale per tutta la fotografia, è la relazione tra la cosiddetta realtà del mondo e la costruzione dell’immagine. “Oggi possiamo vedere – ha aggiunto Bauret – che non c’era differenza tra le foto che faceva su commissione, per esempio il Bacio dell’Hotel de Ville, realizzata per il magazine Life, e le foto che ha fatto per il suo interesse personale. Il secondo aspetto è che certamente alcune fotografie sono di reportage, istantanee dalla strada, ma alcune sono messe in scena. E non vediamo differenze. C’è un’unità di stile, che riunisce tutti i diversi aspetti del suo lavoro”.
La mostra “Robert Doisneau – Lo sguardo che racconta” rientra in un progetto con altre tre esposizioni fotografiche e resterà aperta al pubblico fino al 6 aprile 2026.
