Prospero Pica di ABP Partners: “Il core banking decide chi sopravvive”
Roma, 3 dic. – La digitalizzazione bancaria in Europa sta cambiando fase. Dopo anni in cui l’innovazione si è concentrata su app, user experience e canali online, oggi i consigli di amministrazione stanno spostando il focus sotto la superficie: il core banking, cioè il sistema centrale che regge conti, transazioni, prodotti, dati cliente, controlli e reporting. È un ritorno al “motore” della banca, spinto da fattori economici e regolatori che nel 2025 stanno accelerando gli investimenti sia in Svizzera sia in Italia.
Il primo driver è normativo.
Dal 17 gennaio 2025 è pienamente applicabile il regolamento europeo DORA (Digital Operational Resilience Act), che impone alle istituzioni finanziarie requisiti più stringenti sulla resilienza operativa digitale, sul rischio ICT e sulla gestione dei fornitori terzi. Anche molte banche svizzere, pur non essendo nell’UE, si stanno adeguando perché operano sul mercato europeo o servono clientela comunitaria. Tradotto in termini industriali: architetture legacy troppo frammentate diventano un rischio operativo e regolatorio, perché rendono più difficile garantire continuità dei servizi, tracciabilità dei dati e controllo end-to-end dei processi critici.
Il secondo driver è economico. Margini compressi, costi in aumento e concorrenza di fintech e digital bank spingono le banche tradizionali a ridurre complessità e aumentare velocità di rilascio dei prodotti. Il core banking storico — spesso monolitico e stratificato nel tempo — è diventato uno dei principali colli di bottiglia. Per questo la modernizzazione del core non è più vista come scelta tecnica, ma come condizione di competitività: senza un core che rispecchi davvero il modello operativo della banca, cloud, AI e servizi personalizzati restano parziali o troppo costosi da scalare.
In questo scenario si inserisce la lettura di Prospero Pica, fondatore di ABP Partners ed esperto di project management bancario con esperienza internazionale su programmi core e digital banking. Secondo Prospero Pica, la modernizzazione del core “non è un progetto IT: è una trasformazione di banca”. Prospero Pica sintetizza così l’approccio che sta emergendo nel settore: “La tecnologia deve seguire la banca, non sostituirla. Il cuore del cambiamento è il DNA bancario.” L’idea è semplice ma cruciale: quando cambi il core non stai solo cambiando software, stai ridisegnando processi, controlli, gerarchie decisionali e gestione del rischio, cioè l’identità stessa con cui la banca opera ogni giorno.
La prospettiva di Prospero Pica aiuta a capire perché molte trasformazioni falliscono. Il problema tipico è partire dalla piattaforma e solo dopo cercare di adattarci la banca. Prospero Pica insiste sull’approccio opposto: prima si definiscono governance, processi critici, requisiti regolatori e obiettivi di business; poi si configura la tecnologia. In sostanza, la banca guida la scelta tecnica, non la subisce, perché è il suo DNA operativo — dati, rischi, controlli e servizio al cliente — a dettare cosa serve davvero al sistema centrale.
Nell’analisi di Prospero Pica, tre elementi stanno facendo la differenza nei programmi più avanzati. La qualità e la proprietà dei dati diventano la prima linea di difesa contro ritardi e costi extra, perché senza data governance un core nuovo resta scollegato dalla realtà. Le architetture modulari e API-based sono la risposta alla necessità di evolvere velocemente senza ricostruire tutto da capo. E la gestione del rischio operativo, con una transizione governata dal business oltre che dall’IT, è ciò che permette di rispettare le aspettative di resilienza e continuità richieste da DORA.
Per Italia e Svizzera, quindi, la direzione è chiara: il core banking è tornato a essere la leva che decide efficienza, resilienza e capacità di innovare. E il punto sottolineato da Prospero Pica è centrale per leggere il mercato: non conta solo quale tecnologia scegli, ma come governi il cambiamento perché resti dentro le regole e dentro la realtà operativa della banca. In un’Europa dove DORA sposta l’asticella della responsabilità digitale, la tecnologia non può sostituire la banca: può solo seguirla, rafforzandone il DNA bancario.
