Processo Geenna: iniziata la requisitoria dei pubblici ministeri
Alla sbarra vi sono gli 11 imputati che hanno scelto riti alternativi
È iniziato questa mattina, nell’aula bunker del Tribunale di Torino, il processo con rito abbreviato per alcuni degli imputati nell’ambito del processo Geenna. L’udienza è terminata intorno alle 17.15.
Davanti al gup Alessandra Danieli, ha subito preso la parola il pm Stefano Castellani, il quale ha iniziato la propria requisitoria analizzando le imputazioni per associazione mafiosa. In particolare, Castellani ha analizzato nel dettaglio le singole posizioni degli imputati per 416 bis, facendo vari riferimenti (anche storici) sulla presenza della ‘ndrangheta in Valle.
La requisitoria dell’accusa è proseguita con il pm Valerio Longi che ha ripercorso alcune vicende contenute nelle carte dell’inchiesta, ponendo l’accento sugli episodi di voto di scambio ed estorsioni.
In aula era presente anche il procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto; a quanto appreso, nella prossima udienza (in programma per il 17 febbraio alle 10) prenderà anche lei la parola per ricostruire alcuni aspetti dell’impianto accusatorio, presumibilmente legati al filone torinese dell’inchiesta coordinata dalla DDA.
E nella prossima udienza, terminata la requisitoria dell’accusa, i pm formuleranno le richieste di condanna. Seguiranno le conclusioni delle parti civili (il comune di Aosta, quello di Saint-Pierre, Libera e la Regione, ma quest’ultima solo per la posizione di Bruno Nirta) e, infine, le arringhe dei difensori.
Sono già state fissate tre udienze a marzo.
Tra i principali imputati (11 in totale) vi sono i fratelli Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato, il presunto boss Bruno Nirta e Francesco Mammoliti.
La “bestia” (soprannome di Nirta) secondo la DDA «svolgeva ruoli di promozione, direzione e organizzazione» all’interno del Locale. Una posizione di spicco dimostrata anche dal rapporto tra Nirta e Francesco Mammoliti; quest’ultimo, infatti, «si preoccupava di fornire sostegno e appoggio logistico» ai fratelli Nirta (Giuseppe fu poi ucciso in Spagna) quando questi«si recavano in Valle d’Aosta per occuparsi delle vicende del sodalizio».
I Di Donato, invece, secondo la Distrettuale di Torino erano membri del Locale ‘ndranghetista valdostano, una vera e propria associazione di tipo mafioso, o meglio «una struttura delocalizzata e territoriale della ‘ndrangheta» dotata di «una struttura organizzativa e ripartizione degli associati in ruoli di vertice e ruoli subordinati, con regole interne e riti di affiliazione». Una consorteria criminale – di cui, secondo gli investigatori facevano parte anche Antonio Raso, Nicola Prettico e Alessandro Giachino (hanno tutti scelto il rito ordinario) – «si valeva della forza dell’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà per commettere delitti contro la pubblica amministrazione, in materia di stupefacenti,contro la persona e in materia elettorale».
L’11 marzo, ad Aosta, prenderà invece il via il processo per gli imputati che non hanno scelto un rito alternativo; alla sbarra vi saranno l’ex assessore comunale e attuale consigliere regionale sospeso Marco Sorbara, l’ex assessora di Saint-Pierre Monica Carcea, il consigliere comunale di Aosta sospeso Nicola Prettico, il noto ristoratore Antonio Raso e l’ex dipendente del Casinò Alessandro Giachino.
(f.d.)