Processo Longarini-Cuomo-Barathier: esame per l’ex pm
L'ex procuratore capo facente funzioni di Aosta ha parlato venerdì nella prima udienza del processo per induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento, che coinvolge, per il primo capo di imputazione, anche Gerardo Cuomo e Sergio Barathier
È stata aggiornata al 13 dicembre, con la discussione del pm, le arringhe delle difese e la possibile sentenza, l’udienza relativa al processo con rito abbreviato che vede coinvolti l’ex procuratore facente funzioni di Aosta, Pasquale Longarini, il titolare del Caseificio Valdostano, Gerardo Cuomo, e il titolare dell’albergo Royal e Golf di Courmayeur, Sergio Barathier.
La prima udienza
Nella prima udienza, andata in scena venerdì mattina nelle aule del tribunale di Milano, davanti al giudice Guido Salvini, a parlare è stato Longarini, che aveva ottenuto il rito abbreviato condizionato alla sua audizione in aula.
L’esame di Longarini
«È stato un esame completo ed esaustivo – ha spiegato ai giornalisti presenti all’uscita dall’aula l’avvocato Claudio Soro, legale dell’ex pm insieme ad Anna Chiusano -. Longarini ha spiegato molti aspetti e ha risposto a domande precise, visto che già avevamo prodotto una memoria difensiva (presentata in sede di udienza preliminare ndr.), nella quale abbiamo delineato l’ossatura dell’interrogatorio».
«L’ho visto sollevato – ha continuato Soro, parlando dello stato d’animo di Longarini, che lo ricordiamo era stato arrestato nel gennaio 2017 -. È stato molto importante anche dal punto di vista psicologico, perché è la prima volta che anche i suoi colleghi lo hanno visto in faccia».
La memoria difensiva
Con la memoria difensiva presentata «articolata su entrambi i reati», i legali di Pasquale Longarini sono riusciti a fare «la cronistoria di tutte le vicende, sia per quanto riguarda l’induzione indebita che per il favoreggiamento – ha concluso Soro -. L’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio è stata quella che (Longarini ndr.) ha patito di più, perché è un’accusa infamante per un magistrato».
Le accuse
Ricordiamo che le accuse mosse dal pm di Milano, Giovanni Polizzi, sono induzione indebita a dare o promettere utilità e, per il solo Longarini, trasferito dal Csm come giudice al tribunale di Imperia, anche la rivelazione di segreto d’ufficio e il favoreggiamento.
I fatti
Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dalle Procura milanese, Longarini «abusando delle sue qualità o dei poteri di pubblico ufficiale», in quanto parte in causa in «un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati» fiscali (recente la sentenza di assoluzione ndr.),«in accordo con Cuomo, sollecitava» lo stesso Barathier «ad effettuare forniture di prodotti dal Caseificio valdostano» per il proprio albergo. Questo, effettivamente, avvenne, tanto che «Barathier procedeva, assumendo ordini del valore di circa 70-100 mila euro».
Per quanto riguarda le accuse di segreto d’ufficio e favoreggiamento relative a Longarini, queste riguardano il fatto dell’aprile 2015, quando l’allora pm avrebbe dato una mano a Cuomo «a eludere le investigazioni condotte dalla Dda di Torino» nell’ambito di un procedimento «in materia di criminalità organizzata», arrivando, secondo l’accusa a rivelare allo stesso di essere «sottoposto ad intercettazioni telefoniche, informazione che il pm aveva appreso dai carabinieri di Aosta per ragioni del proprio ufficio, in quanto titolare di procedimenti collegati».
(al.bi.)