Lacrime e mimose per salutare Cristina; «vostra madre è in Dio, continuerà a guidarvi e a guardarvi»
«Essere qui è un gesto di grande solidarietà umana, manifestare solidarietà alla famiglia di Cristina è come ringraziare Lei per ciò che ha fatto. E’ un gesto di carità cristiana, di affetto nei suoi confronti e della sua famiglia, chiamata a una grande prova di fede. Tutti voi siete qui a manifestare presenza, dove c’è una grande assenza; ma Cristina è presente, è vicina, è qui vicina al Signore». Don Nicola Corigliano ha accolto così, nella chiesa di Saint-Martin de Corléans, la folla che ha voluto salutare Cristina Marini, 46 anni, imprenditrice, contitolare di Mariningros – l’azienda di Saint-Christophe che si occupa di forniture alberghiere e per enti e attività ricettive – morta domenica mattina, per la rottura dell’aorta, conseguente a un incidente sugli sci occorso sabato mattina sulle piste di Courmayeur.
Sul feretro, un cuscino di mimose, gerbere e roselline gialle e arancioni e una bella foto di Cristina.
«Di fronte a una desolazione così grande, ogni parola umana è sprecata – ha detto don Nicola – lascia il tempo che trova, un tempo più o meno lungo, ma finito.
Vale molto di più un gesto, fatto con il cuore, un abbraccio, una stretta di mano. Una testa che scuote perchè non capisce, questo ha più significato. Ci sentiamo inselvatichiti, la rabbia rischia di prendere il sopravvento; solo la parola di Dio può aprire una speranza nel nostro cuore ferito».
Oggi ci accomuna un verbo ‘noi speravamo’ – ha detto don Nicola rivolto ai fedeli in lacrime, tanti giovani sciatori con le giacche azzurre dello Sci Club Aosta e quelle rosse dello Sci Club Chamolé, ma anche tanti clienti e colleghi di Giorgio Ferrari, titolare del tabacchino di corso Lancieri, tanti clienti di lunga data della ditta di famiglia di Cristina.
«Questo verbo esprime tragedia, io speravo di non essere qui, voi speravate di non avere a che fare con un fatto tanto incomprensible, speravamo che cristina di rimettesse, che l’incidente potesse essere un brutto ricordo. E invece siamo qui, con un senso di smarrimento che ci fa vagare, che ci rende randagi. Come i discepoli di Emmaus – ha detto don Nicola, riferendosi al brano del Vangelo secondo Luca letto da padre Luigino Da Ros – abbiamo una piccola fortuna. I discepoli erano in due e anche voi non siete soli; guardate, la presenza degli altri può avere un effetto taumaturgico, abbracci, gesti a volte goffi, vi fanno capire che ci sono tante persone che non sono insensibili al vostro senso di vuoto, che vi sono vicini».
Don Nicola ha invitato i fedeli a «parlare e considerare le cose importanti della nostra vita, ad attaccarsi radicalmente alla vita stessa; il resto è inutile. Poi si torna alla routine, con una nuova consapevolezza nella vita eterna, nella speranza di ritrovare le persone amate, di ritrovare Cristina».
«Ricordatevi – ha detto don Nicola – che l’ultima parola sulla nostra esistenza ce l’ha l’amore, non la morte; l’amore è indegno della morte, per questo si piange. Avere fede vuol dire avere fiducia dell’amore, in un modo diverso, non più tangibile, , trasfigurato, ma che continua. In te, Gesù, c’è anche Cristina, cercare te, significa trovare Cristina.
Don Nicola si è poi rivolto ai figli di Cristina e Giorgio, Andrea e Chiara; «solo una grande passione può arginare lo tsunami del dolore; voi, coltivate le vostre passioni buone, vi aiuteranno; qui ci sono i vostri amici del calcio e dello sci, anche se adesso c’è un buco nero che avvolge tutto, dovete reagire, i vostri amici sono qui per sostenervi, ci credono, sanno che non vi lascerete andare. E’ dura, ma ripartirete. Vostra madre è in Dio, è stata sempre attentissima a Voi, pensate che ora non lo sia? Lei vi assisterà, vi guarderà.
Prima della preghiera del Padre, don Nicola, si è rivolto a Giorgio, dedicandogli il Padre Nostro, «ora che dovrà fare da padre e un po’ anche da madre» – ha detto ricordando poi l’impegno e la bontà di Cristina nella comunità parrocchiale; proprio seguendo il desiderio di Cristina, le offerte raccolte durante la messa sosterranno la San Vincenzo de’ Paoli che aiuta le famiglie bisognose della comunità.
Nelle foto, il feretro all’uscita dalla chiesa; don Nicola Corigliano vicino a Giorgio Ferrari, dietro i figli Chiara e Andrea.
(cinzia timpano)