Assolto dall’accusa di reati urbanistici, Luigi Berger parte al contrattacco: «La Forestale ora spieghi su che cosa si era basata la sua attività di indagine»
«Fortunatamente questo era l’ultimo processo che avevo ancora pendente. Sarà forse il ventesimo che si è chiuso con la mia assoluzione, quindi a questo punto sarebbe utile conoscere su cosa si era basata l’attività di indagine della Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale presso la Procura di Aosta, visto che, a causa di questo procedimento penale nei miei confronti, sono stati disposti sequestri e quant’altro. Giunti a questo punto, mi piacerebbe anche sapere chi dover ringraziare per tutte le vicissitudini che, senza una motivazione legalmente rilevante, stando almeno alla sentenza di oggi, sono stato costretto a subire».
Sono queste le prime dichiarazioni rilasciate da Luigi Berger (FOTO), sindaco di Champdepraz, non appena appresa dell’assoluzione da presunti reati paesaggistici e urbanistici contestati nell’ambito del procedimento discusso questa mattina nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia di Aosta.
Assolti perché il reato non sussiste. E’ con questa sentenza che si è chiuso il processo – svoltosi a porte chiuse perché con rito abbreviato – che ha posto dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Davide Paladino, gli imputati Luigi Berger, sindaco di Champdepraz, Riccardo Bosonin, Renato Ciuci e Paolo Giuseppe Faletti.
Tutti e quattro – Berger in qualità di proprietario della struttura fino al 2011, Bosonin di responsabile dell’impresa esecutrice dei lavori, Ciuci di direttore dei lavori e Faletti di legale rappresentante della ditta Alga Srl all’epoca dei fatti contestati – erano stati chiamati in causa dalla pubblica accusa per presunti reati paesaggistici (poi derubricati in presunti reati urbanistici) che sarebbero stati perpetrati nell’ambito della realizzazione di un deposito pertinenziale a servizio dell’Hotel Parc Mont Avic di Chevrère, a Champdepraz, fino al 2011 di proprietà di Luigi Berger.
Secondo la tesi della difesa (accolta dal giudice), rappresentata dagli avvocati Alessandro Quagliolo e Roberto Latini del foro di Aosta, l’iniziale abuso edilizio che aveva fatto scattare i presunti reati paesaggistici, poi derubricati in reati urbanistici, era da reputarsi insussistente in quanto sia l’iniziale realizzazione del deposito a uso pertinenziale, sia il successivo cambio di destinazione d’uso della struttura (divenuta da deposito pertinenziale a locale a uso residenziale) erano stati regolarmente autorizzati attraverso specifiche concessioni edilizie.
(patrick barmasse)