Far west in Pronto soccorso, condannato giovane aostano
E’ stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) Domenico Mammoliti, 27 anni di Aosta, in carcere dal luglio del 2013 nell’ambito dell’operazione ‘Hybris’ dei carabinieri su tentate estorsioni, lesioni, danneggiamenti a seguito di incendio e un tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso.
Il giovane questa mattina davanti al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Paola Cordero, ha dovuto rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio, minacce, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
I fatto contestati a Domenico Mammoliti risalgono all’alba del 24 giugno del 2012, prima al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto Parini di Aosta, poi negli uffici della Questura, con un secondo imputato – Enzo Giovinazzo, aostano di 25 anni – che nel medesimo procedimento penale aveva già patteggiato cinque mesi dopo la richiesta avanzata al giudice il 26 marzo scorso.
Secondo quanto emerso nel dibattimento, il 24 giugno 2012 Domenico Mammoliti fu portato al Pronto soccorso dell’ospedale Umberto Parini di Aosta da alcuni suoi amici, una volta usciti da una discoteca alle porte del Capoluogo perché in «evidente stato di ebbrezza, ma non alcolica», riferì un infermiere chiamato a testimoniare nell’udienza del 26 marzo scorso (secondo le dichiarazioni rese dal Mammoliti, invece, sarebbe stato trasportato al Parini «in ambulanza»).
A quel punto il giovane avrebbe «rivolto frasi in calabrese con tono minaccioso a tutto il personale in servizio in quel momento in Pronto soccorso, compreso il sottoscritto, a cui è stata anche appoggiata una mano sul mento a mo’ di buffetto», raccontò ancora l’infermiere, aggiungendo: «Mammoliti ne aveva per tutti, a un certo punto ha anche rovesciato una barella nel corridoio, per una decina di minuti l’attività del Pronto soccorso è stata bloccata da questi fatti».
Fino all’arrivo di Polizia e Guardia di Finanza, che avrebbero incontrato Mammoliti, Giovinazzo e altri due loro amici (all’epoca dei fatti minorenni) nella rampa di accesso ai locali del Pronto soccorso.
«A quel punto sono stati rivolti insulti e minacce anche ai poliziotti», fu dichiarato in aula nell’udienza del marzo scorso.
Fino all’identificazione dei quattro negli uffici della Questura; successivamente, però, sarebbero state proferite frasi ingiuriose e minacciose («Tanto so dove abiti, ti aspetto sotto casa»; «Togliti la divisa e poi vediamo»; «Ti sparo») anche nei confronti di alcuni agenti della Squadra mobile.
In «evidente alterazione psicomotoria», furono definite le condizioni di Domenico Mammoliti una volta entrato in Pronto soccorso, anche se «non abbiamo potuto sottoporlo ad alcun esame perché non ci è stata data la possibilità di farlo, era inavvicinabile», precisò l’infermiere del Parini chiamato a testimoniare.
Nell’ambito della discussione del processo, questa mattina il vpo Cinzia Virota aveva chiesto la condanna dell’imputato a un anno di reclusione, mentre il legale difensore di Domenico Mammoliti, l’avvocato Davide Sciulli di Aosta, ne aveva chiesto in via principale l’assoluzione in quanto «il mio assistito giunse in Pronto soccorso perché vittima di un malore, quindi incapace di intendere e di volere. Prova ne è il fatto che, una volta giunto negli uffici della Questura, abbia anche dato di stomaco».
Nella foto Domenico Mammoliti.
(pa.ba.)