Inchiesta sui costi della politica: tutti, o quasi, convinti della propria innocenza
«Confido e ho abbastanza fiducia nel fatto che i nostri, al di là delle richieste di rinvio a giudizio, possano essere scagionati in giudizio, per lo meno è quello che mi auguro e l’idea che mi sono fatto». Lo ha detto il presidente dell’Union Valdôtaine, Ennio Pastoret, commentando le richieste di rinvio a giudizio rese note questa mattina dalla Procura della Repubblica di Aosta nell’ambito dell’inchiesta sulle spese effettuate dal 2009 al 2012 dai gruppi consiliari di Alpe, Fédération Autonomiste, Partito democratico, Popolo della Libertà, Stella Alpina e Union Valdôtaine, che per quanto riguarda il Mouvement ha visto quattro richieste di rinvio a giudizio a carico di Osvaldo Chabod, Guido Grimod, Ego Perron e Diego Empereur.
Dal canto suo il presidente di Alpe, Piero Floris, afferma che nel gruppo legato al suo partito – richieste di rinvio a giudizio nei confronti di Giuseppe Cerise, Chantal Certan, Alberto Chatrian, Roberto Louvin e Patrizia Morelli – «c’è stata buona fede nell’utilizzo dei soldi nonostante la norma lacunosa. Noi abbiamo comunque documentato tutte le spese».
Passando al Partito democratico della Valle d’Aosta, che ha visto richieste di rinvio a giudizio all’indirizzo di Raimondo Donzel, Carmela Fontana, Gianni Rigo, Davide Avati, Erika Guichardaz, Ruggero Millet, Giuseppe Rollandin ed Emilio Zambon, questo «esprime la propria fiducia nell’operato della magistratura, che saprà riconoscere la piena e assoluta innocenza di tutti i membri del Partito democratico per cui è stato richiesto dalla Procura il rinvio a giudizio». Inoltre «rinnova a Claudio Latino, Michele Monteleone e Fabio Platania, per cui è stata richiesta dalla stessa Procura l’archiviazione, la stima già più volte manifestata, frutto della certezza, oggi confermata, che il loro operato nel partito è stato privo di ogni ombra».
Per quanto concerne la Fédération Autonomiste, non più rappresentata in Consiglio Valle nella XIV legislatura, l’ex capogruppo e consigliere regionale Claudio Lavoyer per il quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio al pari del suo ex compagno di movimento Leonardo La Torre ha commentato: «Siamo convinti di avere agito rispettando la normativa all’epoca in vigore. Noi quelle somme le abbiamo utilizzate in parte per il nostro giornale e in parte per piccole attività legate al gruppo, motivo per cui abbiamo fiducia nella giustizia e siamo convinti di poter dimostrare nel corso dell’eventuale giudizio la nostra estraneità alle contestazioni».
In casa Popolo della Libertà, l’ex consigliere regionale Alberto Zucchi per il quale è stata formulata una richiesta di rinvio a giudizio così come per l’ex capogruppo Massimo Lattanzi e per Anacleto Benin ed Enrico Tibaldi si trincera dietro un «no comment in attesa dell’udienza preliminare», sede «in cui farò sapere quello che ho da dire».
(pa.ba.)
(da.ch.)