Massacrato a botte: l’ultimo saluto della comunità a Enrico Rigollet
«Il legame familiare li ha portati a lavorare a Torino ma rientravano ogni fine settimana a Saint-Christophe, dove avevano ristrutturato la loro casa, per continuare a coltivare le amicizie. Purtroppo tutto questo sembra essere spazzato via in questi giorni davanti a tanta crudeltà ma nulla può spezzare l’amore vero». Don Elio Vittaz ha ricordato così, nell’omelia, Enrico Rigollet, massacrato a botte da Giuseppe Cerasa, giovedì 11 dicembre, nella tabaccheria torinese ‘I due Leoni’ che il cinquantasettenne gestiva con il gemello prospero. Una folla commossa, in tanti in arrivo dal capoluogo piemontese, ha seguito nella mattinata di giovedì 18 il funerale. «Erano stimati in paese e nella loro città d’adozione ha proseguito don Vittaz -; la tragedia sembra essere nata dalla troppa bontà: Enrico è morto per mano di chi aveva sempre aiutato. Non possiamo negare l’esistenza del male ma dobbiamo prendere coscienza che la giustizia e la verità esistono nel mondo: il bene non fa rumore ma ha la forza di entrare nei cuori».
(danila chenal)