Consiglio Aosta: rigettata la mozione della Lega sull’affaire segretario generale
«Questo rifiuto fa pensare che abbiamo colpito nel segno». E’ furibondo il consigliere della Lega Nord, Andrea Manfrin, all’indomani della decisione del presidente del consiglio di Aosta, Michele Monteleone, di non iscrivere all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale la mozione riguardante la nomina del segretario generale Eloisa Donatella D’Anna. «Il documento, firmato anche da Movimento 5 Stelle e L’Altra Valle d’Aosta, non riguardava la pace nel mondo – tuona Manfrin -, ed è incredibile che non sia stato accettato. Come giustificazione, tra le altre cose, ci è stato detto che non si tratta di materia del Consiglio. Il problema è che non c’è un organo cui appellarsi, il presidente del Consiglio ha deciso così e non possiamo fare altro che accettare; secondo lui avremmo dovuto trasformarla in interrogazione scritta. Già, troppo facile, così non sarebbe stata portata in aula e la risposta sarebbe arrivata a distanza di un mese in pieno agosto». La Lega Nord non ci sta: «Tutto ciò fa veramente pensare che abbiamo colpito nel segno – conclude Manfrin -. Chiedevamo solamente che ci fosse data una risposta, invece si è scelto di mettere a tacere tutto».
«Se come la Lega dice fosse stato commesso un illecito, nella mozione sarebbe stato chiesto al sindaco di commetterne un secondo – spiega il presidente del Consiglio Michele Monteleone -. La mozione non è stata iscritta perché per prima cosa non si può chiedere al sindaco di commettere un atto illegittimo; inoltre, questo argomento non attiene al Consiglio, visto che la nomina del segretario generale è una scelta fiduciaria che non tocca legittimamente i consiglieri. Abbiamo proposto loro di presentare un’interrogazione interpellante, ma l’ipotesi è stata scartata».
Ricordiamo che la mozione presentata dalla Lega Nord chiedeva la revoca dell’incarico al nuovo segretario generale del Comune, Donatella D’Anna. I motivi sarebbero legati «al Decreto Sindacale completamente sprovvisto del parere di legittimità e del visto di regolarità contabile, che sono obbligatori». Inoltre, sempre secondo Nicoletta Spelgatti e Andrea Manfrin «la mancanza di tali elementi sarebbe volontaria; atto sufficiente per invalidare l’intera operazione». I consiglieri del Carroccio contestano anche «i costi spropositati dell’operazione, che vanno a gravare con più di 100 mila euro sui cittadini».
(al.bi.)
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