“Picchiato dalla Polizia”: lo denuncia un giovane aostano
E’ stato rinviato al 22 ottobre, davanti al giudice del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, il processo per direttissima in programma stamane nei confronti di Alessandro Pili (foto), il 22enne aostano arrestato nella serata di mercoledì con le accuse di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
«Ho chiesto i termini per la difesa», ha dichiarato fuori dall’aula il legale di Pili, l’avvocato Pierluca Benedetto, che ha aggiunto: «Il ragazzo ha dichiarato di avere ricevuto percosse in sede di arresto, tutte refertate in Pronto soccorso (questa mattina il giovane si è presentato in Tribunale con il collare cervicale, ndr), motivo per cui il giudice si è riservato la trasmissione degli atti in Procura per l’apertura di un eventuale fascicolo su questi fatti».
Pili, alla guida della sua vettura, nell’ambito di un’attività antidroga sulla strada statale 26, in prossimità del semaforo con via della Croix Noire, alla periferia Est di Aosta, lungi dal volersi fermare al segnale di «alt» rivoltogli dai poliziotti, con una manovra brusca e repentina urtò uno degli agenti, facendolo rovinare a terra, prima di darsi alla fuga.
A quel punto la vettura venne lanciata a tutta velocità in direzione di St-Christophe, «creando notevole pericolo agli altri utenti della strada», prima di essere raggiunta e bloccata – un chilometro e mezzo più avanti – in fondo a un vicolo cieco. Non contento, Alessandro Pili – da quanto ricostruito dagli inquirenti – avrebbe cercato la fuga a piedi, non prima di aver colpito un altro agente con lo sportello dell’automobile.
Dopo una breve colluttazione, i poliziotti riuscirono a bloccarlo e ad arrestarlo, mentre la fidanzata che era con lui – A.L.G. di 19 anni – è stata denunciata a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale avendo tentato a sua volta la fuga a piedi.
Nell’udienza di questa mattina, inoltre, il giudice ha accolto la richiesta della difesa, disponendo la scarcerazione di Alessandro Pili in quanto non sussiste né il pericolo di fuga né il pericolo di reiterazione del reato.
L’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Eugenia Menichetti, aveva invece chiesto la misura cautelare dell’obbligo di firma.
(pa.ba.)