Alpe: «Scuola polmone simbolo degli sprechi»
La famigerata Scuola polmone di regione Tzamberlet e il domino delle scuole aostane. Da qui inizia l’offensiva di Alpe, che oggi inizia «un lavoro in solitaria, visto che i nostri compagni di viaggio ci hanno abbandonato – esclama il segretario Alexis Vallet -. Questa storia del nuovo progetto politico regionale ci pare una burla, crea sdegno, ma con lo sdegno non si cambiano le cose, per questo ripartiremo per riportare speranza nella politica valdostana, facendo un viaggio nelle tante aberrazioni e nei tanti sprechi che caratterizzano questo progetto politico, fatto di sprechi, incapacità di spendere i soldi e disconnessione tra amministrazione regionale e Comune di Aosta».Gravi conseguenze urbanisticheAl tavolo con lui, anche la consigliera regionale Patrizia Morelli e il capogruppo di Alpe in consiglio comunale ad Aosta, Loris Sartore, che parte lancia in resta. «Tra le tante magagne della politica, quello del nuovo polo scolastico è uno di quelli andati peggio, che lasceranno un segno indelebile sul tessuto urbano aostano – dice -. Questo si va a unire a un ospedale sconfitto dal Guerriero celtico e a un’università che rimarrà zoppa rispetto al progetto iniziale, il tutto con gravi conseguenze per l’urbanizzazione del capoluogo e con un’amministrazione comunale all’oscuro di tutto». Sartore entra poi nel tema principe, che sarà anche il filo conduttore della serata del 17 giugno all’Hôtel des Etats: «Lo spostamento del Maria Adelaide in quella che doveva essere la scuola polmone è uno spreco di risorse statali e regionali, che lascia un’incognita, oltretutto su quale sarà il futuro della vera scuola polmone, quella di via Chambéry. Cosa ne sarà? E che cosa ne sarà del Maria Adelaide? Ne faranno appartamenti? Un centro commerciale? Che senso ha portare attività del genere in centro, creando così ulteriore traffico veicolare, spostando invece la scuola da un polo ricco di attività culturali e con ricadute sull’economia? Con il polo di Tzamberlet, si mettono potenziali 1.300 studenti nel più grande polo sportivo della città, oltretutto consumando ulteriore suolo».Costi aleatoriNon le manda a dire nemmeno Patrizia Morelli: «La scoperta che la scuola polmone di Tzamberlet sarebbe diventata definitiva risale a poche settimane fa, dopo anni di tentativi da parte nostra di smascherare il bluff – dice -. A fronte di un patrimonio scolastico datato, è giusto e doveroso che si intervenga, ma questo va fatto con logica, non affrontando problemi contingenti come avvenuto con l’ex IPR. Quello che emerge dalla programmazione dell’assessore Mauro Baccega, invece, è una sorta di domino, che porterà il Maria Adelaide in via Chavanne, vedrà la ristrutturazione del liceo scientifico Bérard (2.8 milioni di euro, con 170 alunni spostati al Manzetti e 150 ai geometri nel 2019) e una conclusione per il 2020 in cui la casella del Maria Adelaide rimane desolatamente vuota, anzi per cui si valuta una diversa destinazione». Morelli attacca poi le cifre per l’ormai cancellato recupero del Maria Adelaide, passate «dai 7 milioni preventivati, ai 12 comunicati in Consiglio regionale, quando la sistemazione dell’IPR ne è costati 7.5» conclude.Mettono tutto in sordina«Si sta cercando di far passare tutto in sordina – interviene anche Albert Chatrian -, ma non lo permetteremo, perché bisogna smetterla con gli sprechi: qui si parla di un polo (Tzamberlet) da 23 milioni di euro in un momento in cui si assiste a una decrescita demografica e di grandezza delle istituzioni scolastiche. Si poteva utilizzare solamente la scuola di via Chavanne, invece di intavolare un’operazione senza logiche urbanistiche né tantomeno economiche».
(alessandro bianchet)