Caccia: Legambiente e Pro Natura delusi da Legge regionale
Legambiente Valle d’Aosta e Pro Natura Piemonte e Valle d’Aosta esprimono preoccupazione e delusione per alcuniaspetti della nuova Legge regionale sull’attività venatoria, recentemente approvata dal Consiglio regionale.«La preoccupazione è provocata dai rischi e dalle criticità legati all’eliminazione dell’obbligo di revisione quinquennale del piano regionale faunistico-venatorio – si legge in una nota -. Tale eliminazione sottrae agli uffici regionali competenti e ad ogni portatore d’interesse sul tema della conservazione e tutela faunistica la possibilità di uno studio approfondito e periodico sullo stato di salute della fauna selvatica. La rinuncia ad una scansione precisa della pianificazione è riconducibile, a nostro avviso, ad un superficiale approccio al tema della conservazione del patrimonio faunistico nella sua unità. Il Piano Faunistico-Venatorio, infatti, non analizza le sole specie cacciabili, ma effettua una indispensabile ricognizione del patrimonio faunistico regionale nel suo complesso, analizzando anche le specie non cacciabili. L’analisi non si limita ad una semplice stima del numero dei capi per ciascuna specie, ma ne indaga anche lo stato di conservazione e le condizioni di vita, fornendo utili strumenti per comprendere quale sia l’impatto sulla vita animale di fattori di rischio quali l’antropizzazione e i cambiamenti climatici. Nel testo della Legge, oltretutto, non viene chiaramente stabilito in base a quali fattori si possa procedere al rinnovo del Piano e soprattutto a chi spetti la decisione di procedere. Un guazzabuglio confuso, insomma, che ha come unico scopo l’abolizione di fatto della pianificazione faunistica».In secondo luogo, le due associazioni sottolineano come «nonostante il parere da noi espresso in occasione delle osservazioni al DDL, sia stato decisa solo una parziale riduzione del contributo alla tassa di concessione regionale (nella fattispecie dall’80 al 40%). La richiesta delle Associazioni invece, era stata di eliminazione totale di tale restituzione ed incoraggiava, anzi, l’Amministrazione pubblica ad una più coraggiosa presa di posizione, per difendere e tutelare il patrimonio faunistico regionale. Si chiedeva una partecipazione pecuniaria diretta di ogni cacciatore per ogni capo abbattuto, in virtù del suo valore commerciale intrinseco. Trattandosi di patrimonio faunistico, di proprietà della collettività, sarebbe auspicabile che il cacciatore versasse alla Regione anche un modesto contributo economico per ogni abbattimento effettuato, abbattimento che sottrae alla collettività un proprio bene e che non è compensato dal pagamento del rinnovo stagionale del carnet de chasse».In conclusione, le due associazioni sottolineano come «la linea decisionale espressa dall’Amministrazione pubblica continui a far pesare sulle tasche di tutti i cittadini in modo sproporzionato un hobby condiviso e vissuto solo da una limitata parte di loro, riducendo al contempo le risorse pubbliche che, in questi tempi di crisi, non possono così essere destinate a beneficio dell’intera collettività».(re.newsvda.it)