Carcere di Brissogne: il grido d’allarme del garante dei detenuti
«O la chiudiamo o cerchiamo almeno di risolvere i problemi basilari».Un grido d’allarme – non il primo, per la verità – quello lanciato dal confermato garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Enrico Formento Dojot, in riferimento alla situazione in cui versa attualmente la casa circondariale di Brissogne.Una situazione che, nonostante rimanga assai lontana rispetto al 31 dicembre 2012, quando su una capienza di 181 posti c’erano ben 281 reclusi, «occorre monitorare per evitare che si verifichino di nuovo problemi di sovraffollamento», anche alla luce di un ‘braccio’ attualmente in ristrutturazione e del fatto che – rispetto ai 145 detenuti al 31 dicembre 2016 – al 12 aprile 2017 questi sono già saliti a 184 (dei quali 16 collaboratori di giustizia).Ma la preoccupazione di Formento Dojot è un’altra. «Una delle criticità ormai croniche è costituita dalla mancanza di un direttore tirolare, che garantisca la necessaria stabilità – ha commentato nel corso della conferenza stampa in cui ha presentato il bilancio dell’attività 2016 -. Pensate che in tre mesi sono cambiati tre direttori, che di volta in volta vengono inviati in missione da altre carceri uno o due giorni alla settimana, troppo pochi per poter gestire una struttura» che alla fine del 2016 contava 44 detenuti italiani e 101 stranieri.«Si tratta di una grave carenza, manca un interlocutore fisso e spesso e volentieri è il garante a farsi carico di problemi ed esigenze del detenuto che sarebbero invece di competenza dell’amministrazione. Si parte dalla doccia che non funziona, mi viene in mente questo, per arrivare anche ad altre cose, come ai prodotti per la pulizia che non sempre sono così presenti», ha aggiunto.Come se questo non bastasse, «mancano educatori (presenti in due su una pianta organica di quattro, ndr) e assistenti sociali (presenti due con contratto a termine e un part time, ndr), figure che dovrebbero invece essere centrali nell’ottica di un’esecuzione esterna della pena», di cui per la Valle d’Aosta è competente l’Ufficio esecuzione penale esterna di Novara.Nel sottolineare l’importanza del lavoro, che abbatte anche del «75% il rischio di recidiva», Enrico Formento Dojot ha citato gli esempi delle attività del laboratorio di panificazione e della lavanderia per restituire «dignità anche a chi ha sbagliato e vuole recuperare».L’attività del difensore civicoBilancio ampiamente positivo, quello tracciato da Enrico Formento Dojot nella sua veste di confermato difensore civico.Più nel dettaglio, nel 2016 sono stati trattati 826 casi, di cui 777 definiti nell’anno, con un incremento del 24% rispetto al 2015 e addirittura del 180% se si considerano i dati relativi agli ultimi cinque anni a partire dal 2012.«L’incremento del numero complessivo di casi trattati – ha spiegato Enrico Formento Dojot – quest’anno riguarda in particolare il settore dell’ordinamento (306 casi, ndr), nell’ambito del quale si ricomprendono i tributi, fra i quali quelli locali, la circolazione stradale e i servizi pubblici».E ancora: «In tema di tributi, di Tari in particolare, i cittadini non chiedono di non pagarli, ma chiedono come pagarli, fermo restando che il rapporto di lavoro rimane il tema più battuto, senza dimenticare l’accesso all’emergenza abitativa e le modalità di partecipazione a misure di inclusione sociale», ha precisato ancora Formento Dojot, che nel sottolineare come «a breve perfezioneremo la convenzione anche con il Comune di Oyace (a quel punto all’appello mancherà solo Courmayeur, visto che gli enti locali a oggi convenzionati sono 80, di cui 72 comuni e otto Unités, ndr)», ha concluso: «Il messaggio che vorrei passasse è quello relativo al fatto che con il difensore civico si possono evitare contenziosi e che l’ente locale che si convenziona fornisce la possibilità ai propri cittadini di avere una tutela, potendosi avvalere anche soltanto di una consulenza gratuita».(pa.ba.)