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  • Tar: «Valle non immune da pericolo di infiltrazioni mafiose»
    CRONACA
    di Alessandro Bianchet  
    il 08/03/2018

    Tar: «Valle non immune da pericolo di infiltrazioni mafiose»

    Inaugurato l'anno giudiziario 2018 con il discorso del presidente Andrea Migliozzi, che sottolinea il numero di ricorsi in calo, legato al crescente costo della giustizia amministrativa

    Numero di ricorsi in calo, costo della giustizia amministrativa che rischia di allontanare i più deboli e l’immagine di una Regione, derivante dalle interdittive antimafia affrontate nel 2017, che «non può dirsi immune dal fenomeno del pericolo di infiltrazioni mafiose». Questo, in sintesi, il quadro tracciato dal presidente Andrea Migliozzi, nell’ambito dell’Inaugurazione dell’anno giudiziario 2018 del TAR della Valle d’Aosta, andata in scena giovedì mattina nel salone della biblioteca regionale.

    Interdittive antimafia

    Accompagnato sullo scranno dai consiglieri Davide Soricelli e Silvia Cattaneo, il presidente Migliozzi ha tracciato un primo bilancio del suo mandato, a due anni dall’arrivo in Valle d’Aosta, concentrandosi, tra le altre cose, proprio sulle interdittive antimafia. Ricordando la sentenza del giudice Antonio De Vita relativa all’impugnativa di un provvedimento interdittivo antimafia, nonché gli altri due casi di cui il Tar si è dovuto occupare a cavallo tra il 2017 e il 2018, il presidente Migliozzi ha sottolineato come purtroppo «anche questo territorio, per quanto estraneo a dinamiche delinquenziali di una certa consistenza, in realtà non può purtroppo dirsi immune» dal «pericolo di infiltrazioni mafiose». Il presidente richiama anche «l’attenzione del Questore» di Aosta, Andrea Spinello, nell’avere «cura nel’adozione» delle interdittive, le cui determinazioni vanno supportate «da un ampio impianto motivazionale in cui ci sia adeguata contezza degli elementi indiziari idonei a configurare una ipotesi di permeabilità mafiosa a carico del soggetto economico».

    L’attività

    Nell’introdurre il proprio intervento, il giudice Andrea Migliozzi fa il punto sull’attività, parlando di «numeri particolarmente contenuti», che nel 2017 si sono ulteriormente contratti, passando da 67 ricorsi introitati nel 2016 ai 59 del 2017, con un «trend confermato in questo inizio di anno». Di questi ricorsi, 14 riguardano gli appalti pubblici, 10 urbanistica ed edilizia e 9 la sicurezza pubblica, unico settore in cui si assiste «a un balzo in avanti». I provvedimenti giurisdizionali sono complessivamente 108, di cui 36 cautelari, con 63 sentenze emesse, di cui 6 di accoglimento, 32 di rigetto e altre con esiti vari. La nota positiva, stanti i numeri esigui, è data da «tempi di definizione dei ricorsi più che brevi» e dalla fissazione dell’udienza di merito «a brevissima distanza dal loro deposito», fatto che ha portato quasi a «svuotare di rilevante contenuto la fase cautelare del giudizio».

    Costi troppo elevati

    Il presidente Migliozzi fa poi una rilfessione in merito alla «flessione dei ricorsi», che non sarebbe da imputare «a una sfiducia nella giustizia amministrativa, come erroneamente ritenuto» da alcuni politici, quanto piuttosto ai «costi della giustizia legati in particolare al contributo unificato e a un regime aggravato delle spese processuali». Questa «esagerata tassazione», soprattutto in periodo di crisi, «rischia di assumere i connotati di una denegata giustizia per chi subisce un pregiudizio dal comportamento dell’ente pubblico». Andrea Migliozzi non manca, poi, di sottolineare come la riduzione dei ricorsi sia anche dovuta a «buona gestione dell’attività amministrativa», ma mette in guardia la cosa pubblica dal non farsi «cullare sugli allori», visti i casi di «sviamento di potere» in cui sono incorsi.

    Le sentenze

    Il presidente passa poi in rassegna le sentenze più significative, che partono dalla 35/2017, redatta dal giudice Grazia Flaim, che ha riconosciuto al Forte di Bard la «piena legittimazione» a operare funzione museale, ma anche attività di promozione turistica, passando per la 56/2017, nella quale il giudice Carlo Buonauro ha accolto il ricorso di un militare di origini valdostane. Lo stesso, impegnato in missioni di pace nei Balcani, si è visto riconoscere un risarcimento danni per una grave patologia tumorale derivata «dall’esposizione ad uranio impoverito». Il presidente del TAR conclude ricordando la sentenza 45/2017, da lui stesso redatta, riguardante l’Istituto musicale pareggiato della Valle d’Aosta. Il Tribunale ha censurato la condotta dell’amministrazione regionale, che aveva designato alla guida dell’istituto Efisio Blanc, in deroga rispetto al «parere negativo» del Consiglio accademico dell’istituto. Questo, secondo Andrea Migliozzi, ha rappresentato un «chiaro caso di sviamento di potere».

    Il futuro

    Migliozzi conclude con uno sguardo al futuro, augurandosi «di assicurare il servizio giustizia con la trattazione dei ricorsi in tempi più veloci possibili», discorso valido anche per il deposito delle sentenze. Inoltre, si impegna a far sì che il Tribunale non si arrocchi in una «posizione di autoreferenzialità», ma si cali «profondamente nel contesto sociale, economico e istituzionale».

    (alessandro bianchet)

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