Casinò: sindacati chiedono rispetto degli accordi o è rottura
Sui sei milioni per la fine del mese l'assessore Stefano Aggravi ribadisce la necessità di conoscere il bilancio
Sul casinò i sindacati reclamano il rispetto degli accordi o sarà rottura. «Al momento non ci sono gli elementi. Audiremo il manager». Torna a ribadire l’assessore alle Finanze Stefano Aggravi nella riunione che ha visto a confronto, a palazzo regionale, le organizzazioni sindacali, l’assessore alle Finanze, i capigruppo consiliari e il presidente della Giunta Nicoletta Splegatti. Sul tavolo la situazione del casinò di Saint-Vincent in attesa della terza tranche da sei milioni di euro di finanziamenti regionali.
Savt, rispetto degli accordi
A esordire Claudio Albertinelli: «Non siamo qui a battere cassa ma a chiedere che siano rispettati gli accordi». «Da una parte sono diminuiti i costi di gestione grazie ai tagli ai contratti del personale, dall’altra l’azienda non cresce. L’azienda non ha trovato i 15 milioni. Bisogna metterla in grado di funzionare» prosegue Albertinelli e rincara: «l’accordo con la De Vere sta facendo acqua da tutte le parti e rischia di tradursi unicamente in un costo per l’azienda». Denuncia, nel concludere: «Se non arrivassero i sei milioni di euro sarebbero ancora una volta i dipendenti a pagare».
Uil, 500 famiglie con il fiato sospeso
Interviene Tino Mandricardi (Uil) lamentando il fatto che «il managment è latitante perché non ha le risposte che noi abbiamo bisogno di avere. L’unico modo che abbiamo di comunicare in maniera diretta è avere rapporti con il managment. Noi abbiamo 500 famiglie al Casinò alle quali dobbiamo dare risposte chiare. Oggi abbiamo molta nebbia davanti e le sale vuote. Qualcuno si è preso l’onere di riempirle. O lo fa e se ne va». Comunica Mandricardi che dal 2015 a oggi sono andati in pensione cento persone.
Snalc, nessuna crescita
Giorgio Bertoldo (Snalc) torna a ripetere che «i lavoratori si sono messi in discussione e dall’altro non c’è stato un piano di rilancio. Il tentativo di crescita non è avvenuto e non sta avvenendo. Se non arrivano i sei milioni credo che possiamo chiudere il casinò» e chiede alla Giunta «se ha un’alternativa».
Cgil, poca correttezza
Lamenta la mancanza di chiarezza e correttezza da parte dei vertici della casa da gioco Vilma Gaillard (Cgil). «Noi abbiamo preso un impegno forte sull’abbattimento dei costi del personale e non è stato facile, ha creato forti lacerazioni all’interno dei lavoratori. Se vengono a meno gli impegni presi dalla Regione, chiediamo cosa sarà il casinò di domani».
Ugl, accordo da impugnare
Tommaso Auci (Ugl) ricorda che l’accordo del 10 luglio 2017 è stato a tre. «Siamo partiti da un bluff, dalla minaccia di licenziamento di 264 persone. Con duecento persone in meno il casinò non può funzionare. Non vorremmo ritrovarci a impugnare l’accordo sottoscritto un anno fa».
Cisl, déjà vu
«Non vorrei vedere una riproposizione del film che vedemmo con Lorenzo Somma quando si arrivò a ipotizzare il licenziamento di 264 persone». A sospettarlo è Giorgio Piacentini (Cisl) che prosegue: «Continuiamo a metterci delle pezze ma il buco diventa sempre più grande». Chiede al governo regionale: «Ma volete ancora una casa da gioco in Valle d’Aosta? Se sì di quali dimensioni lo volete. Avete una strategia a medio e lungo termine? A oggi il managment ha fallito e gli unici a pagare sono stati i lavoratori. In un’azienda normale a fronte di un’uscita di lavoratori ci deve essere una riorganizzazione strutturale. Non si può andare a spanne».
La replica
Torna a ribadire l’assessore Aggravi. «Sul discorso dei dati il manager è stato sollecitato, c’è stata disponibilità dell’azienda. La struttura sta verificando l’operato della De Vere. Ribadisco che la Regione è socio e ha la volontà di verificare lo stato dell’arte per abbozzare le linee per il medio e lungo termine. Non è che manchi un timbro ma un documento funzionale (il bilancio) per tirare le fila, per vedere se il piano di rilancio è stato applicato. Non si banalizzi sui dati. Al momento non ci sono gli elementi. Audiremo il manager». Ammettono tutti, minoranze incluse, la delicatezza del dossier.
(danila chenal)