Aosta, musica e danze in piazza per «salvare il CCS Cogne»
Nella mattinata di oggi, martedì 5 marzo, composta manifestazione di protesta contro la palesata chiusura dello stabile di corso Battaglione
«Salviamo il CCS Cogne!». «No allo sfratto».
Sono alcuni degli striscioni di protesta esposti questa mattina, martedì 5 marzo, a place Deffeyes, ad Aosta dagli utenti del Circolo ricreativo culturale sportivo di Corso Battaglione, che rischia la chiusura dopo la diffida della Regione a lasciare i locali causa staticità.
Sono state circa 200 le persone che hanno manifestato in un insolito clima di festa, che però nascondeva in realtà un evidente sconforto.
«Sono soddisfatto dell’esito della manifestazione, una iniziativa partita dalla base, ovvero dagli utenti – commenta il presidente del CCS Cogne, Giorgio Giovinazzo -. La chiusura è un danno per tutti, perché lascerebbe senza un servizio molto importante tante persone»
I commenti
«Sono maestro di ballo da tanti anni ormai, e mai avrei pensato di trovarmi qui un giorno oggi, o almeno non ci speravo – commenta Alberto Ercolei -. La cosa certa è che il Cral non deve chiudere, quel posto ha portato la nostra regione in tutta Italia con i vari risultati conseguiti negli anni dalle varie associazioni che ne fanno parte. Non può finire così, non può».
Fernando Tedesco è iscritto all’Associazione Scacchi: «Premesso che si sta parlando di un palazzo storico e ricco di attività, premesso che è l’unico stabile che possa ospitare attività di questo tipo in Valle d’Aosta è giusto ad oggi richiedere una nuova perizia. Anzi, Sarebbe da farne una ogni quattro mesi, a scadenza, in modo da salvaguardare la sicurezza di tutti».
Giovanni Brunetti si chiede: «A quelli della nostra età cosa ci rimane? Io ricordo quando i miei genitori mi portavano al lì l’ultimo dell’anno, quel posto è storia e ricordi per tutti. Ora, di punto in bianco, si scopre che sta crollando. Fin ad ora la Regione dove è stata? Se a casa mia piove dal soffitto e si stacca l’intonaco, me ne accorgo e mi pongo delle domande, cerco di rimediare. in questo caso il proprietario dell’immobile non se ne è mai occupato, fregandosene».
Sono 41 gli anni da impiegata regionale per Viviana Rosaire, che commenta la situazione così: «andavo a ballare al Cral con le colleghe subito dopo il turno,lì andavo alle riunioni sindacali e c’erano anche le feste dei bambini organizzate periodicamente e alle quali potevamo portare i nostri figli, ci andavano i nostri anziani, era insomma un luogo di aggregazione. Una vergogna, solo questo dico in merito al voler chiudere un locale per alcune perdite dal tetto, è quasi comica tutta questa storia».
Con Viviana c’è anche Anna Dodaro: «io portavo al Cral mio figlio a fare aikido, ora questo non potrei più farlo dal 10 marzo. Stiamo parlando di un importante nodo sociale nel centro del nostro capoluogo, chiuderlo sarebbe una pazzia!»
CCS ricevuto a Palazzo
Tanti anche i giovanissimi in piazza a manifestare e ballare. Dopo circa 45 minuti dall’avvio del sit-in, il presidente del CCS Cogne è stato ricevuto dal presidente del Consiglio, Emily Rini, e dall’assessore alle Finanze Renzo Testolin. Un confronto sul futuro dell’immobile e dell’ente, considerata la data ultima di sgombero. Nel corso dell’incontro è stata prospettata l’ipotesi di concedere uno spazio di proprietà regionale situato in località Amérique di Quart con una superficie di circa 400 mq.
«E’ stato un confronto produttivo, c’è la volontà da entrambe le parti della messa in sicurezza dello stabile – ha detto ai manifestanti Giovinazzo -; giovedì dopo il consiglio direttivo comunicheremo le decisioni assunte per fronteggiare la situazione».
I sindacati scendono in piazza a difendere il Cral
Anche le sezioni regionali dei principali sindacati valdostani supportano la causa della non-chiusura.
Domenico Falcomatà Segretario del Sindacato Pensionati Valle D’Aosta CGIL: «Siamo qui perché vogliamo manifestare la nostra solidarietà contro la chiusura e lo sgombero dei locali in oggetto, perché quella struttura ha novant’anni e ha fatto crescere e aggregare una comunità intera, insegnando i valori dello sport, della cultura e del sano divertimento a tante generazioni, dai più piccoli ai più grandi. La nostra popolazione ha bisogno di continuare a disporre di punti di aggregazione come questo, siamo una regione in cui l’abuso di alcol e l’abbandono scolastico così come il tasso di suicidi sono elevati e sono in aumento. Sono il segnale di una società sempre più chiusa in sé stessa nella quale l’individualismo e la solitudine pervadono sia giovani che anziani e che non necessita sicuramente di un provvedimento di questo tipo. Sbagliato, ingiusto, fuori tempo potremmo definirlo in tre parole».
Vincenzo Albanese è Segretario regionale della FNP CISL Pensionati e commenta: «la situazione si è gradualmente deteriorata nel tempo, nessuno si è più interessato alla situazione del Cral fino ad ora. La sua è una storia particolare, che coinvolge il tempo libero e la cultura dei cittadini, dei pensionati in particolare. Chiudiamo che questo luogo simbolo e dall’importanza sociale enorme non venga chiuso così, dal nulla».
«Siamo tristi e disperati»
Enzo è un socio del Cral, ed evidenzia la qualità ma anche la complessità della macchina organizzativa dei suoi locali: «abbiamo una sala da ballo invidiata da tutta la regione-dichiara-rivestita in legno e dalle volte alte e dall’acustica favolosa. Poi ci sono le palestre ben attrezzate, le attrezzature…dove si può spostare tutto ciò? Non è possibile! La gente non si rende forse conto della grande quantità di materiali e di persone coinvolte nella fruizione di questi spazi, non esiste altro posto in Valle dove collocare tutto questo. Perché non hanno iniziato a fare i lavori nel 2016 e a pensare a eventuali soluzioni già da allora?».
Natalina e Teresa gli fanno eco e aggiungono: «Sono nove decenni che il Cral vive e dona vita agli aostani, non è possibile che non ci sia soluzione, che sia preso da chi di competenza tutto così alla leggera. Siamo tristi e disperati».
Marco Bernardini ha con sé un cartello giallo, chiede che sia fatta chiarezza: «per me è una seconda casa, ci vado praticamente tutte le settimane. Per me quella struttura è stata un rifugio, un ancora di salvezza durante uno dei periodi più difficili della mia vita, non posso ancora crederci che stia chiudendo».
(laurent bionaz)