Cva: contro la quotazione in borsa, protesta davanti alla Regione
Riparte la protesta contro la quotazione in borsa della Compagnia valdostana delle acque. Il Comitato “Giù le mani delle Acque e da CVA” è, oggi, in piazza Deffeyes per dire no. Inalberando cartelli, i manifestanti puntano il dito. «Questo consiglio regionale, sommerso dagli scandali, non ha alcuna legittimità per prendere una decisione simile». Una decisione, aggiungono, «calata dall’alto ormai più di due anni fa (finanziaria 2016) e che solo l’attività del Comitato ha fatto emergere; ci arroghiamo il merito di aver costretto la politica a dover per lo meno discutere sulla questione. Discussione che altrimenti non ci sarebbe mai stata».
Le ragioni del no
Sul volantino si legge. «I beni comuni devono essere sottratti all’economia di mercato; vanno gestiti in modo sostenibile con la partecipazione attiva della comunità a cui appartengono. I gruppi privati sono, ovviamente, interessati a impadronirsi delle ricchezze della Regione Valle d’Aosta; di quei beni pubblici che il maggior partito autonomista, l’Union valdôtaine, vorrebbe quotare in borsa con la scusa di attrarre investimenti. Dobbiamo evitare che questo avvenga».
L’appoggio delle minoranze
Una posizione non lontana da quella delle opposizioni in Consiglio Valle che hanno deciso di prendere le distanze. Secondo i gruppi di minoranza, è «un lavoro strozzato dalla fretta; da una visione sostanzialmente unilaterale da parte dei commissari di maggioranza con scarsa disponibilità a verificare l’intera problematica delle politiche energetiche». E’ caratterizzata da «una povertà di analisi e proposta che deriva da un lavoro inadeguatodella commissione essendo stati indirizzati tutto l’impegno e l’attenzione in una ben precisa direzione (quotazione in borsa) ed avendo evitato approfondimenti indispensabili»;
inoltre, secondo Chiara Minelli (Rc), Luciano Mossa (M5S), Elso Gerardin (Mouv) e Roberto Luboz (Lega) «è sorprendente constatare che consiglieri che si definiscono impegnati nella costruzione di un “polo autonomista” invece di puntare sulla “autonomia normativa” e sulla “autonomia energetica” affidino un ruolo salvifico alla quotazione in borsa».
(da.ch.)
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