Pd VdA: il presidente Giovanni Sandri lascia e aderisce a Italia Viva
Con un gruppo di altri ex dem parteciperà alla Leopolda dal 18 al 20 ottobre
Giovanni Sandri, già presidente del Partito democratico valdostano, è in partenza, per la Leopolda di Firenze dove aderirà al nuovo soggetto politico di Matteo Renzi Italia Viva. Con Sandri hanno lasciato il Pd Antonio Albace, Giovanni Brignoli, Patrick Aloisi, Laura Cerato, Anita Mombelloni e Rosanna Pesa, tutti già membri dei Comitati di azione civile, nati dalla tre giorni fiorentina del 2018, e aperti a tutti. In Valle d’Aosta si costituirono ad Aosta, Sarre e Saint-Vincent.
Motiva così la scelta. «Il Pd ha esaurito la spinta propulsiva; è troppo burocratizzato, un po’ imbalsamato con procedure vecchie che impediscono di fare crescere progetti e nuove persone». «Non sono innamorato di Renzi ma del referendum del del 2016 e, poi, non mi andava di brindare con chi fece salti di gioia per il fallimento della riforma (leggi M5S). Intanto stringe tra le mani Un’altra strada, il libro di Matteo Renzi autografato dall’autore.
Il progetto
Prosegue. «Siamo un gruppo di persone che ha ritenuto opportuno la strada indicata da Renzi e ripartire insieme dal progetto nato nel 2014 che puntava a disegnare un’Italia diversa e dal popolo del sì alla riforma costituzionale». Aggiunge: «la volontà non è solo quella di innovare il Paese ma anche la Valle d’Aosta; ci vogliono idee nuove, forti e strategiche ma anche un modo di lavorare diverso. C’è bisogno di un’altra strada che sia moderna e agile, di persone che non lavorino alla giornata. Vogliamo qualcosa che dia forza all’azione politica e speranza agli italiani e ai valdostani». Riflette. «Noi abbiamo tutti i capelli bianchi ma vogliamo essere delle chiocce per fare crescere i giovani; l’ultimo compito che ci è rimasto non è quello di fare politica ma di crescere i politici».
Due le priorità tracciate da Sandri: la modernizzazione della Penisola attraverso le grandi infrastrutture – cita la Tav, la Gronda, le vie digitali – e il lavoro «che deve essere privilegiato. Basta con la politica dei sussidi e delle rendite di posizione» dice. Venendo alla Valle d’Aosta porta ad esempio la ferrovia «il cui problema sono i binari e non i mezzi». Critica la legge sulla mobilità sostenibile «che finanzia auto elettriche per le tasche di pochi e non sostiene il trasporto comune». Tira in ballo la riapertura dell’Aosta-Pré-Saint-Didier, il potenziamento dei servizi di trasporto pubblico. Giudica, poi, che la Regione sottostimi l’industria «che è quella che ha sorretto la Valle in questi ultimi anni». Conclude: «basta scatole burocratiche dai riti novecenteschi; avanti tutta con un partito dinamico».
(danila chenal)